Dal Vangelo secondo
Matteo (22,34-40)
34Allora i farisei, avendo
udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e
uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36"Maestro,
nella Legge, qual è il grande comandamento?". 37Gli
rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo
comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo
prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono
tutta la Legge
e i Profeti".
Il primo amore è quello di noi verso Dio. Ciò che motiva il nostro amore verso Lui è il fatto che è il “tuo” Dio, il “nostro” Dio. In altre parole, è il Dio cui siamo legati perché ha dimostrato coi fatti che ci vuole bene. Pensiamo alla creazione: siamo unici in un mondo che è bello; pensiamo alla redenzione: siamo salvi grazie al sangue di Cristo. Il nostro è un amore di risposta.
Il secondo amore è quello di noi verso il
prossimo. Rispondere all’amore di Dio significa prolungarlo nei fratelli. Lo
sappiamo: per Gesù l’amore coincide con il dono di sé. Solo questa concretezza
dell’amore lo riscatta dalla falsità: “Chi dice “amo Dio” e poi odia il
fratello, è un bugiardo” (1Gv 4,20).
Il terzo amore è quello di noi verso se
stessi. E’ la misura dell’amore verso il prossimo. Volersi bene è avere una
giusta stima di sè: il contrario sarebbe sottovalutarsi o sopravvalutarsi. E’
riconoscere di avere qualità tali da rendersi utili agli altri: il contrario
sarebbe chiudersi nell’autosufficienza. E’ promuovere la propria persona con la
cultura, il lavoro, l’educazione, lo sport, le sane relazioni: il contrario
sarebbe perdere tempo, condizionati
dalla pigrizia. E’, ancora, riconoscere che la nostra natura ha una dimensione
spirituale orientata a Dio e dipendente da Lui, da coltivare nella preghiera e
nell’ascolto della sua Parola: il contrario sarebbe considerarci orfani di Dio,
destinati ad una vita senza senso e senza meta.
Tre amori per riconoscere
che la nostra vita è vocazione all’amore. Dimenticarlo è sbagliare bersaglio, è
non capire più noi stessi, è vivere tristi.
Don Marcello
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