La vita di Martin Lutero
Martin Lutero nasce a Eisleben il 10
novembre del 1483, e viene battezzato l'11 con il nome del santo del giorno. E'
figlio di Hans Luder, un minatore figlio di contadini, e Margarete Lindemann,
di famiglia borghese. Martin cresce da cattolico, in un contesto nel quale c'è
molta devozione alla Vergine. Una fede fatta di pellegrinaggi, indulgenze,
Santa Messa.
Tra il 1490 e il 1497 Lutero studia
nella scuola cittadina di Mansfeld, poi entra alla scuola di latino di
Eisenach, in seguito nel 1501 va all'università di Erfurt.
Nella primavera del 1505 inizia gli
studi di legge a Eurfurt. Ma il 2 luglio di quell'anno si verifica un evento
decisivo nella vita di Martin: un fulmine gli cade vicinissimo, spaventandolo a
morte, e inducendolo a fare un voto: <<Aiutami tu, Sant'Anna, voglio
farmi monaco>>. Dopo due settimane Lutero entra nel convento agostiniano
di Eurfurt, e nel giro di un anno pronuncia i voti di castità, povertà e
obbedienza. Il 2 maggio 1507 celebra la sua prima messa.
Inizia a insegnare filosofia morale
in università a Wittenberg, dove nel 1512 diventa professore di teologia. Nel
1510 va a Roma per conto del suo ordine, in un vero e proprio pellegrinaggio.
Sembra che la sua vita monastica fosse tormentata dalle tentazioni e dal
problema del peccato. Inizia a riflettere sulla giustizia divina, e la
reinterpreta come giustificazione: Dio rende giusti coloro che hanno fede,
le opere non contano.
Il 1517 è l'anno della svolta: in
settembre Lutero attacca la teologia scolastica, in autunno contesta
radicalmente le indulgenze e il 31
ottobre affligge alle porte della chiesa del castello di Wittenberg le sue 95
tesi. Tutto viene contestato dal Riformatore: il Papa, la Chiesa, i sacramenti,
il sacerdozio. Nel 1518 dà alle stampe un testo in tedesco che illustra la sua
dottrina, di cui vengono tirate in un solo anno 22 edizioni. Lutero diventa
famoso. Nell'ottobre di quell'anno rifiuta di abiurare le sue tesi.
Il 15 giugno 1520 viene emanata la
Bolla Exsurge Domine di Papa Leone X,
con cui Lutero è minacciato di scomunica; per tutta risposta, il 10 dicembre,
il monaco agostiniano, brucia in piazza la bolla papale. Nel 1521 giunge la
bolla di scomunica Decet Romanum
Pontificem.
Nel 1524 Lutero entra in dissidio
con Muntzer per la guerra dei contadini. Il 13 giugno del 1525, abbandonata la
tonaca, sposa la monaca, fuggita dal convento, Katharina von Bora. Avranno sei
figli.
Nel 1534 Lutero licenzia la prima
Bibbia completa di Wittenberg. Il 18 febbraio del 1546 muore a sessantadue anni
a Eisleben, e viene sepolto nel castello di Wittenberg.
La filosofia di Lutero
La filosofia luterana, asservita
alla rivolta teologica, è tanto elementare quanto brutale nel porre il primato
del soggetto.<<L'abbiamo già notato>>, scrive Jacques Maritain
nella lucidissima analisi che conduce in Tre
riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau,<<la dottrina di Lutero non è
che l'universalizzazione del suo io, una proiezione del suo io nel mondo delle
verità.
Di Lutero, è la sua vita, la sua storia,
che contano. La dottrina viene per sovrappiù. Il Luteranesimo non è un sistema
elaborato da Lutero; è lo straripamento dell'individualità di Lutero. Lutero
sostiene che San Tommaso d'Aquino <<non ha mai capito un capitolo del
Vangelo o di Aristotele>>. Lutero mostra che il suo problema filosofico
consiste nel fondare la ribellione all'autorità.
C'è indiscutibilmente del genio in
questo monaco agostiniano tormentato nell'anima e nel cuore fin dalla sua
entrata in religione. Ma, fondato su un'individualità preda del volontarismo,
può solo essere un genio distruttivo, e lo è anche in filosofia. Apostrofava la
ragione come "prostituta del diavolo".
Lutero nemico della dottrina
Come effetto immediato della riforma
luterana, la cristianità ha subito una dolorosissima rottura dell'unità: in
primo luogo l'unità nella professione della fede, sicché l'ortodossia cattolica
coesiste con le molteplici "confessioni" ereticali; in secondo luogo
l'unità ecclesiale, con il disconoscimento dell'unus
Pastor, che è il Romano Pontefice, vicario di Cristo Capo della Chiesa.
Poi, come effetto a lungo termine
della riforma luterana, nella cristianità si è anche prodotto un crescente
disorientamento riguardo a quello che è il criterio fondamentale della fede,
ossia la possibilità di riconoscere,
mediante "segni" esterni e pubblici, L'autentica parola di Dio,
giunta da Cristo fino a noi per mezzo della predicazione degli Apostoli.
Questo disorientamento è il danno
maggiore provocato dalla dottrina di Lutero. Le ricorrenti "crisi"
che hanno afflitto la Chiesa dal primo Novecento ai nostri giorni (prima il
modernismo, poi i "teologi del dissenso", e infine i propagandisti
dell'ermeneutica della rottura") sono il risultato della progressiva accettazione,
da parte di molti cattolici, del falso criterio di Lutero, che consiste
essenzialmente nell'ignorare, a proposito della fede cristiana, la differenza
tra dogma e opinioni.
La biografia del riformatore tedesco
mostra come egli, fin da giovane, non abbia mai saputo distinguere il valore divino, e quindi assoluto, del dogma
(che contiene soltanto le verità rivelate da Dio e garante dell'infallibilità
della Chiesa) dal valore meramente umano, e quindi relativo, delle tante
interpretazioni possibili della dottrina cristiana. Si tratta di una
distinzione fondamentale: chi la ignora è portato inevitabilmente, da una
parte, a dogmatizzare le opinioni, e dall''altra a relativizzare il dogma.
La vita religiosa di Lutero fu
inficiata da una fede distorta già molto prima che egli arrivasse a ribellarsi
all'autorità del Papa. Da giovane decise
di entrare nell'ordine degli Agostiniani non per una vera vocazione ascetica e
contemplativa, ma per una serie di motivi del tutto estranei alla spiritualità
cristiana. Viveva nell'angoscia della morte e del castigo divino che pensava di
meritare per i propri peccati, e dette credito a una falsa dottrina secondo la
quale non basta essere battezzati ma occorre pronunciare i voti monastici per
scampare alla dannazione eterna.
Questo criterio distorto porta poi
Lutero, per reazione, a elaborare la sua dottrina della giustificazione con la
sola fede e della grazia che sottrae l'uomo al castigo eterno ma non lo redime
dal peccato. Ma il criterio che ha reso possibile formulare questa e tutte le altre
dottrine di Lutero è l'interpretazione soggettiva della Scrittura, con il
conseguente rifiuto della Tradizione e del Magistero. I due principi erronei
del luteranesimo sono infatti il principio della "sola Scriptura" e
il principio del "libero esame".
Peraltro, nella dottrina di Lutero
l'illogicità è non solo un difetto dell'argomentazione teologica: è proprio un
principio teoretico, perché il riformatore tedesco accusa la ragione umana di
essere <<la prostituta del demonio>>.
Così, da Lutero, passando attraverso
il pensiero di filosofi luterani come Kant e Kierkegaard, si arriva
direttamente al fideismo cattolico di oggi.
E' proprio il suo falso modo di
intendere la fede che portò Lutero al disconoscimento dell'origine divina dei
sacramenti: resta il Battesimo, ma non c'è più il "sacerdozio
ordinato" (diacono, presbiteri e vescovi), e non c'è più
l'Eucarestia".
Affidandosi all'interpretazione
soggettiva (quindi arbitraria) della Sacra Scrittura, Lutero non poté avvalersi
del criterio sicuro della Tradizione e dei concili ecumenici. Purtroppo Lutero
manipolava spesso la Scrittura, assumendo come verità scritturistica una data
pericope che gli sembrava favorire le sue tesi e lasciando da parte gli altri
testi che questa tesi smentiscono formalmente.
EMMANUELE
FONTE:
Rivista "IL TIMONE" n.122 dell'Aprile 2013.
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