domenica 27 ottobre 2013

LUTERO



La vita di Martin Lutero

            Martin Lutero nasce a Eisleben il 10 novembre del 1483, e viene battezzato l'11 con il nome del santo del giorno. E' figlio di Hans Luder, un minatore figlio di contadini, e Margarete Lindemann, di famiglia borghese. Martin cresce da cattolico, in un contesto nel quale c'è molta devozione alla Vergine. Una fede fatta di pellegrinaggi, indulgenze, Santa Messa.

            Tra il 1490 e il 1497 Lutero studia nella scuola cittadina di Mansfeld, poi entra alla scuola di latino di Eisenach, in seguito nel 1501 va all'università di Erfurt.

            Nella primavera del 1505 inizia gli studi di legge a Eurfurt. Ma il 2 luglio di quell'anno si verifica un evento decisivo nella vita di Martin: un fulmine gli cade vicinissimo, spaventandolo a morte, e inducendolo a fare un voto: <<Aiutami tu, Sant'Anna, voglio farmi monaco>>. Dopo due settimane Lutero entra nel convento agostiniano di Eurfurt, e nel giro di un anno pronuncia i voti di castità, povertà e obbedienza. Il 2 maggio 1507 celebra la sua prima messa.

            Inizia a insegnare filosofia morale in università a Wittenberg, dove nel 1512 diventa professore di teologia. Nel 1510 va a Roma per conto del suo ordine, in un vero e proprio pellegrinaggio. Sembra che la sua vita monastica fosse tormentata dalle tentazioni e dal problema del peccato. Inizia a riflettere sulla giustizia divina, e la reinterpreta come giustificazione: Dio rende giusti coloro che hanno fede, le opere non contano.

            Il 1517 è l'anno della svolta: in settembre Lutero attacca la teologia scolastica, in autunno contesta radicalmente le indulgenze  e il 31 ottobre affligge alle porte della chiesa del castello di Wittenberg le sue 95 tesi. Tutto viene contestato dal Riformatore: il Papa, la Chiesa, i sacramenti, il sacerdozio. Nel 1518 dà alle stampe un testo in tedesco che illustra la sua dottrina, di cui vengono tirate in un solo anno 22 edizioni. Lutero diventa famoso. Nell'ottobre di quell'anno rifiuta di abiurare le sue tesi.

            Il 15 giugno 1520 viene emanata la Bolla Exsurge Domine di Papa Leone X, con cui Lutero è minacciato di scomunica; per tutta risposta, il 10 dicembre, il monaco agostiniano, brucia in piazza la bolla papale. Nel 1521 giunge la bolla di scomunica Decet Romanum Pontificem.

            Nel 1524 Lutero entra in dissidio con Muntzer per la guerra dei contadini. Il 13 giugno del 1525, abbandonata la tonaca, sposa la monaca, fuggita dal convento, Katharina von Bora. Avranno sei figli.

            Nel 1534 Lutero licenzia la prima Bibbia completa di Wittenberg. Il 18 febbraio del 1546 muore a sessantadue anni a Eisleben, e viene sepolto nel castello di Wittenberg.

La filosofia di Lutero
            La filosofia luterana, asservita alla rivolta teologica, è tanto elementare quanto brutale nel porre il primato del soggetto.<<L'abbiamo già notato>>, scrive Jacques Maritain nella lucidissima analisi che conduce in Tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau,<<la dottrina di Lutero non è che l'universalizzazione del suo io, una proiezione del suo io nel mondo delle verità.

            Di Lutero, è la sua vita, la sua storia, che contano. La dottrina viene per sovrappiù. Il Luteranesimo non è un sistema elaborato da Lutero; è lo straripamento dell'individualità di Lutero. Lutero sostiene che San Tommaso d'Aquino <<non ha mai capito un capitolo del Vangelo o di Aristotele>>. Lutero mostra che il suo problema filosofico consiste nel fondare la ribellione all'autorità.

            C'è indiscutibilmente del genio in questo monaco agostiniano tormentato nell'anima e nel cuore fin dalla sua entrata in religione. Ma, fondato su un'individualità preda del volontarismo, può solo essere un genio distruttivo, e lo è anche in filosofia. Apostrofava la ragione come "prostituta del diavolo".

Lutero nemico della dottrina

            Come effetto immediato della riforma luterana, la cristianità ha subito una dolorosissima rottura dell'unità: in primo luogo l'unità nella professione della fede, sicché l'ortodossia cattolica coesiste con le molteplici "confessioni" ereticali; in secondo luogo l'unità ecclesiale, con il disconoscimento dell'unus Pastor, che è il Romano Pontefice, vicario di Cristo Capo della Chiesa. Poi, come effetto a lungo termine della riforma luterana, nella cristianità si è anche prodotto un crescente disorientamento riguardo a quello che è il criterio fondamentale della fede, ossia la possibilità di riconoscere, mediante "segni" esterni e pubblici, L'autentica parola di Dio, giunta da Cristo fino a noi per mezzo della predicazione degli Apostoli.

            Questo disorientamento è il danno maggiore provocato dalla dottrina di Lutero. Le ricorrenti "crisi" che hanno afflitto la Chiesa dal primo Novecento ai nostri giorni (prima il modernismo, poi i "teologi del dissenso", e infine i propagandisti dell'ermeneutica della rottura") sono il risultato della progressiva accettazione, da parte di molti cattolici, del falso criterio di Lutero, che consiste essenzialmente nell'ignorare, a proposito della fede cristiana, la differenza tra dogma e opinioni.

            La biografia del riformatore tedesco mostra come egli, fin da giovane, non abbia mai saputo distinguere il valore divino, e quindi assoluto, del dogma (che contiene soltanto le verità rivelate da Dio e garante dell'infallibilità della Chiesa) dal valore meramente umano, e quindi relativo, delle tante interpretazioni possibili della dottrina cristiana. Si tratta di una distinzione fondamentale: chi la ignora è portato inevitabilmente, da una parte, a dogmatizzare le opinioni, e dall''altra a relativizzare il dogma. 

            La vita religiosa di Lutero fu inficiata da una fede distorta già molto prima che egli arrivasse a ribellarsi all'autorità del Papa.  Da giovane decise di entrare nell'ordine degli Agostiniani non per una vera vocazione ascetica e contemplativa, ma per una serie di motivi del tutto estranei alla spiritualità cristiana. Viveva nell'angoscia della morte e del castigo divino che pensava di meritare per i propri peccati, e dette credito a una falsa dottrina secondo la quale non basta essere battezzati ma occorre pronunciare i voti monastici per scampare alla dannazione eterna. 

            Questo criterio distorto porta poi Lutero, per reazione, a elaborare la sua dottrina della giustificazione con la sola fede e della grazia che sottrae l'uomo al castigo eterno ma non lo redime dal peccato. Ma il criterio che ha reso possibile formulare questa e tutte le altre dottrine di Lutero è l'interpretazione soggettiva della Scrittura, con il conseguente rifiuto della Tradizione e del Magistero. I due principi erronei del luteranesimo sono infatti il principio della "sola Scriptura" e il principio del "libero esame".

            Peraltro, nella dottrina di Lutero l'illogicità è non solo un difetto dell'argomentazione teologica: è proprio un principio teoretico, perché il riformatore tedesco accusa la ragione umana di essere <<la prostituta del demonio>>.

            Così, da Lutero, passando attraverso il pensiero di filosofi luterani come Kant e Kierkegaard, si arriva direttamente al fideismo cattolico di oggi.

            E' proprio il suo falso modo di intendere la fede che portò Lutero al disconoscimento dell'origine divina dei sacramenti: resta il Battesimo, ma non c'è più il "sacerdozio ordinato" (diacono, presbiteri e vescovi), e non c'è più l'Eucarestia".

            Affidandosi all'interpretazione soggettiva (quindi arbitraria) della Sacra Scrittura, Lutero non poté avvalersi del criterio sicuro della Tradizione e dei concili ecumenici. Purtroppo Lutero manipolava spesso la Scrittura, assumendo come verità scritturistica una data pericope che gli sembrava favorire le sue tesi e lasciando da parte gli altri testi che questa tesi smentiscono formalmente.

EMMANUELE

FONTE: Rivista "IL TIMONE" n.122 dell'Aprile 2013.

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