domenica 13 ottobre 2013

LA TERRA DEI FUOCHI - ANCORA UNA VOLTA....



19 Settembre, una data che per alcuni è solo una delle 365 sul calendario ma per una città intera diviene momento di raccoglimento, momento di attesa ed infine di speranza.
Napoli è la città di cui parliamo, San Gennaro è colui che viene ricordato in questa data.

Quest’anno la città si sveglia forse in maniera diversa, ancora addormentata dopo che la sera prima si è fatto tardi per festeggiare la squadra di calcio locale che alla prima in Champion’s League ha fatto una vera e propria impresa battendo i vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund. La città sogna con un gol di un argentino (Higuain) che ricorda i fasti di un tempo di un altro argentino molto più famoso e mai dimenticato e un gol direttamente su calcio di punizione di un figlio (Insigne) di quella Napoli antica che ancora oggi nei vicoli “cresce” nuovi scugnizzi. 

Maggio, dicembre e appunto settembre sono i tre momenti in cui il Signore, tramite un Santo Vescovo, bussano alla porta dei fedeli per risvegliarne la fede spesso troppo sopita. Questi sono i tre mesi in cui il sangue di San Gennaro (faccia gialla chiamato simpaticamente dai devoti) ritorna liquido.
Nel Duomo di Napoli alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe si attende con ansia  lo sventolio di un fazzolettino bianco indicante che il sangue di San Gennaro contenuto in un’ampolla si è prodigiosamente liquefatto. La tradizione vuole che il liquefarsi sia buon auspicio per il futuro della popolazione.

Il Cardinale Sepe coglie al volo l’occasione per non dimenticare la situazione che grava sulla città: “Napoli, ma non solo Napoli, è sull'orlo di un grave collasso. Noi vogliamo una città e una comunità forte della sua dignità”; il sindaco de Magistris dal canto  non manca di sottolineare la diplomazia politica che lo fa dichiarare laconicamente: “Napoli non è una città al collasso, è una città che sta risorgendo”. Ma, senza dimenticare il grave danno subito con la distruzione della “Città della scienza” da parte della camorra, il Cardinale si sofferma su quanto “un vero peccato sempre più diffuso in questa società egoistica e consumistica” stia distruggendo l’ambiente sul quale si sta compiendo  “un vero e proprio stupro della natura”


“La terra dei fuochi”, così viene chiamata la terra comprendente diversi comuni di Napoli e Caserta dove interessi (?) economici nefasti hanno portato alla creazione di discariche abusive di rifiuti tossici provenienti addirittura dal Nord Italia. Negli ultimi anni il tasso di malattie tumorali di quelle zone ha raggiunto percentuali inspiegabili e un’analisi di tali dati andrebbe effettuata sotto una lente di ingrandimento con la massima attenzione. La gente muore, le chiacchiere stanno a zero! Davanti al dio denaro tutto si ferma o meglio, anzi peggio, tutto il resto viene messo in secondo piano, non conta più nulla. “Non si può servire a Dio e a Mammona” leggiamo nel Vangelo di Luca. Occorre fare una scelta, sempre! Papa Francesco in una delle sue prime omelie ha sottolineato che “chi non crede a Dio crede al Diavolo” e se è vero che Dio è amore, crea e unisce, è altrettanto vero che il Diavolo è odio, distrugge e separa. L’amore-Dio ci rende liberi, l’avidità-Satana ci rende schiavi.

“Nei giorni dell’eruzione vesuviana… intesi ripetere dai vecchi e dal popolo che su Napoli gravava una triste profezia: qui fu Napoli!... Ma ora ho mutato opinione. Non il terremoto, non il Vesuvio, né il cataclisma, distruggeranno mai Napoli… ma i napoletani. Quel poco, residuato intatto delle incantevoli pendici e dei colli, alla fobia costruttrice dei mercanti, scomparirà tra breve… Tutto è giustificato: sopraelevare grattacieli, innalzare sui culmini delle colline; demolire i parchi annosi per annidarvi caserme… E Napoli bella muore; soffocata da macerie di case…. E l’emigrato che farà ritorno a Napoli di qui a trenta anni, non colpito più dal divino spettacolo di Partenope verde e fiorita, assisa sul mare, non distinguendo più colline ma solo un casermone in anfiteatro con mille finestre, esterrefatto ripeterà le parole della profezia: “Qui fu Napoli””[1]

Non lo ha detto il Cardinal Sepe, non lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis e nemmeno il sindaco De Magistris…. Ora dovremmo dire chi ha dichiarato tutto questo, sembra attuale, tristemente attuale, in realtà è addirittura degli anni 20 e appartiene a San Giuseppe Moscati, il medico santo, che nato a Benevento  fu adottato da Napoli e tanto fece per la realtà napoletana, diventandone figlio apprezzato per le sue qualità di medico negli ospedali e tra i rioni più poveri e di medico delle anime.
Il suo monito non è stato ascoltato dalle generazioni passate e questo grido si alza nuovamente  per la generazioni presente ma soprattutto per le generazioni future.
La gente muore, la terra muore, il mondo muore e per ognuna di queste morti l’uomo dovrà risponderne davanti a Dio come Caino con Abele. Tacendo diveniamo tutti colpevoli. Iddio abbia misericordia di noi…ancora una volta.  E il silenzio dell’omertà possa trasformarsi in silenzio di preghiera affinché si possa gridare: “Qui è ancora Napoli! Qui c’è ancora vita! Questa è la nostra terra!”.
Il sangue si è liquefatto, il miracolo è avvenuto… ancora una volta.

Ricordo il caro amico Simone che mi ricordava come solo nella Bibbia il Signore, al contrario di oggi,  facesse miracoli tutti i giorni. Eh no, mio caro amico, il Signore i miracoli li fa sempre ma siamo ciechi per vederli! Il miracolo più grande della storia è e rimane paradossalmente non l’aver ridato la vista ad un cieco o le gambe ad un paralitico ma l’aver fatto vedere con gli occhi del cuore e camminare per testimoniare la fede un uomo di nome Saulo che divenuto uomo nuovo si chiamerà per sempre Paolo
E’ il cuore degli uomini che bisogna cambiare e “ripulire”. Non è impossibile e lo testimoniano le centinaia di fedeli in attesa davanti a quell’ampolla.
Il sangue si è liquefatto, il miracolo è avvenuto… ancora una volta…

Tobia
 


[1] (fonte GIUSEPPE MOSCATI – vita e testimonianze Giuseppe Gambino S.I. ottobre 2012)

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