19 Settembre, una data che
per alcuni è solo una delle 365 sul calendario ma per una città intera diviene
momento di raccoglimento, momento di attesa ed infine di speranza.
Napoli è la città di cui
parliamo, San Gennaro è colui che viene ricordato in questa data.
Quest’anno la città si
sveglia forse in maniera diversa, ancora addormentata dopo che la sera prima si
è fatto tardi per festeggiare la squadra di calcio locale che alla prima in
Champion’s League ha fatto una vera e propria impresa battendo i vicecampioni
d’Europa del Borussia Dortmund. La città sogna con un gol di un argentino
(Higuain) che ricorda i fasti di un tempo di un altro argentino molto più
famoso e mai dimenticato e un gol direttamente su calcio di punizione di un
figlio (Insigne) di quella Napoli antica che ancora oggi nei vicoli “cresce”
nuovi scugnizzi.
Maggio, dicembre e appunto
settembre sono i tre momenti in cui il Signore, tramite un Santo Vescovo,
bussano alla porta dei fedeli per risvegliarne la fede spesso troppo sopita.
Questi sono i tre mesi in cui il sangue di San Gennaro (faccia gialla chiamato
simpaticamente dai devoti) ritorna liquido.
Nel Duomo di Napoli alla
presenza del Cardinale Crescenzio Sepe si attende con ansia lo sventolio di un fazzolettino bianco
indicante che il sangue di San Gennaro contenuto in un’ampolla si è
prodigiosamente liquefatto. La tradizione vuole che il liquefarsi sia buon
auspicio per il futuro della popolazione.
Il Cardinale Sepe coglie al
volo l’occasione per non dimenticare la situazione che grava sulla città: “Napoli, ma non solo Napoli, è sull'orlo di
un grave collasso. Noi vogliamo una città e una comunità forte della sua
dignità”; il sindaco de Magistris dal canto
non manca di sottolineare la diplomazia politica che lo fa dichiarare
laconicamente: “Napoli non è una città al
collasso, è una città che sta risorgendo”. Ma, senza dimenticare il grave
danno subito con la distruzione della “Città della scienza” da parte della
camorra, il Cardinale si sofferma su quanto “un
vero peccato sempre più diffuso in questa società egoistica e consumistica”
stia distruggendo l’ambiente sul quale si sta compiendo “un vero
e proprio stupro della natura”.
“La terra dei fuochi”, così
viene chiamata la terra comprendente diversi comuni di Napoli e Caserta dove
interessi (?) economici nefasti hanno portato alla creazione di discariche
abusive di rifiuti tossici provenienti addirittura dal Nord Italia. Negli
ultimi anni il tasso di malattie tumorali di quelle zone ha raggiunto
percentuali inspiegabili e un’analisi di tali dati andrebbe effettuata sotto
una lente di ingrandimento con la massima attenzione. La gente muore, le
chiacchiere stanno a zero! Davanti al dio denaro tutto si ferma o meglio, anzi
peggio, tutto il resto viene messo in secondo piano, non conta più nulla. “Non si può servire a Dio e a Mammona”
leggiamo nel Vangelo di Luca. Occorre fare una scelta, sempre! Papa Francesco
in una delle sue prime omelie ha sottolineato che “chi non crede a Dio crede al Diavolo” e se è vero che Dio è amore,
crea e unisce, è altrettanto vero che il Diavolo è odio, distrugge e separa. L’amore-Dio
ci rende liberi, l’avidità-Satana ci rende schiavi.
“Nei
giorni dell’eruzione vesuviana… intesi ripetere dai vecchi e dal popolo che su
Napoli gravava una triste profezia: qui fu Napoli!... Ma ora ho mutato
opinione. Non il terremoto, non il Vesuvio, né il cataclisma, distruggeranno
mai Napoli… ma i napoletani. Quel poco, residuato intatto delle incantevoli
pendici e dei colli, alla fobia costruttrice dei mercanti, scomparirà tra breve…
Tutto è giustificato: sopraelevare grattacieli, innalzare sui culmini delle
colline; demolire i parchi annosi per annidarvi caserme… E Napoli bella muore;
soffocata da macerie di case…. E l’emigrato che farà ritorno a Napoli di qui a
trenta anni, non colpito più dal divino spettacolo di Partenope verde e
fiorita, assisa sul mare, non distinguendo più colline ma solo un casermone in
anfiteatro con mille finestre, esterrefatto ripeterà le parole della profezia: “Qui
fu Napoli””[1]
Non lo ha detto il Cardinal
Sepe, non lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis e nemmeno
il sindaco De Magistris…. Ora dovremmo dire chi ha dichiarato tutto questo,
sembra attuale, tristemente attuale, in realtà è addirittura degli anni 20 e
appartiene a San Giuseppe Moscati, il medico santo, che nato a Benevento fu adottato da Napoli e tanto fece per la
realtà napoletana, diventandone figlio apprezzato per le sue qualità di medico negli
ospedali e tra i rioni più poveri e di medico delle anime.
Il suo monito non è stato
ascoltato dalle generazioni passate e questo grido si alza nuovamente per la generazioni presente ma soprattutto
per le generazioni future.
La gente muore, la terra
muore, il mondo muore e per ognuna di queste morti l’uomo dovrà risponderne davanti
a Dio come Caino con Abele. Tacendo diveniamo tutti colpevoli. Iddio abbia
misericordia di noi…ancora una volta. E
il silenzio dell’omertà possa trasformarsi in silenzio di preghiera affinché si
possa gridare: “Qui è ancora Napoli! Qui
c’è ancora vita! Questa è la nostra terra!”.
Il sangue si è liquefatto,
il miracolo è avvenuto… ancora una volta.
Ricordo il caro amico
Simone che mi ricordava come solo nella Bibbia il Signore, al contrario di
oggi, facesse miracoli tutti i giorni.
Eh no, mio caro amico, il Signore i miracoli li fa sempre ma siamo ciechi per
vederli! Il miracolo più grande della storia è e rimane paradossalmente non l’aver
ridato la vista ad un cieco o le gambe ad un paralitico ma l’aver fatto vedere
con gli occhi del cuore e camminare per testimoniare la fede un uomo di nome
Saulo che divenuto uomo nuovo si chiamerà per sempre Paolo.
E’ il cuore degli uomini che
bisogna cambiare e “ripulire”. Non è impossibile e lo testimoniano le centinaia
di fedeli in attesa davanti a quell’ampolla.
Il sangue si è liquefatto, il
miracolo è avvenuto… ancora una volta…
Tobia
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