sabato 19 ottobre 2013

LA CLASSE DOMINANTE SE NE INFISCHIA DELLA SOCIETA'



           Questo libro parla del fallimento del capitalismo, ovvero dell'odierno pensiero unico, e del suo presunto sistema di valori.

            Basti pensare che di fronte allo scioglimento dei ghiacciai artici la prima preoccupazione delle cosiddette grandi potenze è stata quella di gettarsi sulla magnifica preda costituita dai giacimenti petroliferi esistenti sul fondo del mare. C'è di che essere ottimisti?


         Un mondo in cui l'enorme popolazione dei paesi in via di sviluppo raggiungesse e mantenesse gli standard di vita tipici dell'Occidente sarebbe insostenibile, eppure è in questa direzione che stiamo andando.

            La società oligarchica propria dell'umanità globalizzata all'inizio del XXI secolo vede al vertice della piramide una èlite di mega-ricchi composta da qualche decina di migliaia di individui. Subito sotto, una nomenklatura di benestanti fatta di politici, manager, scienziati, intellettuali e funzionari, che manovra le leve del potere. Risultato: il 5 per cento della popolazione mondiale (300.000 persone su 6 miliardi) controlla la quasi totalità del capitale finanziario globale.

            Kempf arriva addirittura a sostenere che, al punto in cui siamo, perfino la famosa <<crescita sostenibile>> è un lusso che non possiamo più permetterci.

            Siamo già noi i protagonisti di "La strada", il magistrale romanzo di Cormac McCarthy premiato con il Pulitzer 2007, opera profetica sul disastro che verrà e però anche metafora del degrado morale dei nostri giorni. E quando la profezia di McCarthy si avvererà, nonostante l'allarme lanciato da libri come questo, non potremo dire di non essere stati avvertiti.

            L'oligarchia riduce i diritti civili e lo spirito della democrazia. Quasi dovunque nel mondo si assiste a una deriva verso un regime semiautoritario.

            Anche se si bloccassero d'un colpo tutte le emissioni di gas, l'aumento dell'effetto serra provocato dalle emissioni precedenti non si interromperebbe subito. In realtà, molti dei gas responsabili dell'effetto serra hanno una stabilità chimica di diverse decine d'anni, il che significa che le loro proprietà si mantengono a lungo nell'atmosfera. I sistemi naturali presentano un'inerzia significativa: lenti a modificarsi, sono altrettanto lenti nel tornare alle condizioni precedenti.

            Tutte le analisi del sangue effettuate nei paesi sviluppati mostrano che gli adulti sono contaminati, a dosi certo piccole, da una vasta gamma di prodotti chimici.

            Secondo l'esperto svizzero Mathis Wackernagel, nel 1960 l'umanità non utilizzava che la metà della capacità biologica della Terra; nel 2003 la superava di 1,2 volte, ossia consumava già le risorse ecologiche più velocemente di quanto la Terra riuscisse a produrne.

            L'emergenza ecologica è dovuta alle attività umane, dunque all'attuale sistema economico. Minaccia che riflette la crisi globale della nostra civiltà al tramonto.

            Lo sviluppo sostenibile sarà efficace se gli si darà tempo di affermarsi. Ma di tempo non ce n'è più. E' nei prossimi dieci anni che dobbiamo riprendere il timone del bastimento governato oggi da capitani irresponsabili.

            Le classi dirigenti, che plasmano l'opinione pubblica, sono ancora più tagliate fuori dall'ambiente sociale ed ecologico: non si spostano che in auto, vivono in ambienti climatizzati, seguono circuiti - aeroporti, quartieri d'affari, zone residenziali - che li mettono al riparo dai contatti con la società. Esse sottovalutano evidentemente problemi di cui non hanno che una rappresentazione astratta.

            Se non cambia niente, nel momento in cui entriamo in un'emergenza economica di gravità storica, è perché così vogliono i potenti del mondo.

            Bisogna comprendere che l'emergenza ecologica e l'emergenza sociale sono due facce dello stesso disastro. E questo disastro è creato da un sistema di potere che non ha altro fine che il mantenimento dei privilegi della classi dirigenti.
Oggi, poveri sono innanzitutto i giovani, con un lungo avvenire di povertà.

            Nel 1990, l'americano medio era 38 volte più ricco rispetto a un abitante della Tanzania. Oggi lo è 61 volte di più.

            Oligarchia, ci insegna il dizionario, significa <<regime politico nel quale l'autorità è nelle mani di alcune famiglie potenti; l'insieme di queste famiglie>>. Il pianeta è oggi governato da un'oligarchia che accumula guadagni, patrimoni e potere con un'avidità che non ha precedenti dai tempi dei <<baroni ladri>> americani della fine del XIX secolo.

            L'oligarchia mondiale mira a proteggere le sue fortune nei paradisi fiscali, porti franchi dove la tassazione di eredità, fortune e altri patrimoni è puramente simbolica. L'evasione fiscale fa d'altronde parte delle regole di buona gestione.

            Le oligarchie vivono separatamente dalla plebe. Non si rendono conto della vita che fanno i poveri e i salariati, né hanno il minimo interesse a farlo.

            Secondo Veblen (economista), l'economia è dominata da un principio:<<La tendenza a rivaleggiare - a confrontarsi col il prossimo per sminuirlo. Al di là di un certo livello, è il gioco sociale a stimolarli. Dunque, ragiona Veblen, il principio di consumo esibizionista regge la società.<<Ogni classe è verde d'invidia e rivaleggia con la classe che le è immediatamente superiore nella scala sociale, mentre non le passa certo per la testa di paragonarsi ai ceti inferiori. La classe dominante, continua l'economista, <<si mantiene al vertice della struttura sociale e stabilisce la scala di valori>>. La classe dominante , al vertice, se ne infischia della società. Per Jean Peyrelevade, il capitalismo moderno è organizzato come un'enorme società anonima.

         Questo meccanismo si è inceppato. Quale potrebbe essere la soluzione per uscire dalla trappola mortale nella quale la <<classe agiata>>, per riprendere il termine usato da Veblen, ci ha cacciati? Fermare la crescita materiale. Bisognerebbe dunque che questo miliardo   di persone (meno del 20 per cento della popolazione mondiale) riduca i suoi consumi materiali. Ma noi saremo disposti a limitare i nostri sprechi, a cambiare i nostri modi di vita, se i super, lassù, continueranno ad albergare nei loro 4x4 climatizzati e nelle loro ville con piscina? No. La sola condizione che ci consenta di accettare di consumare meno è che il consumo materiale dell'oligarchia sia severamente ridotto.

            Che cosa potremmo stentare a credere, oggi come oggi? Questo: che l'oligarchia mondiale voglia sbarazzarsi della democrazia.

            Alexis de Toqueville ama che i cittadini si divertano, a patto che non pensino che a divertirsi. I media giocano un ruolo essenziale nel degrado dello spirito democratico.

La maggior parte dei media è controllata dall'oligarchia.

            Dopo la caduta dell'Urss, la classe dirigente si è convinta di non aver più bisogno della democrazia.

             C'è un'urgenza. Da qui a dieci anni, bisognerà aver cambiato direzione - se il crollo dell'economia americana o l'esplosine del Medio Oriente non avranno imposto il cambio di rotta attraverso il caos.

            Ciò nonostante, i movimenti sociali si sono risvegliati, prendendo nettamente posizione a favore delle libertà civili e del bene collettivo.
Emmanuele
Fonte: Autore: Hervé Kempf; Titolo: Perchè i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta; Editrice: Garzanti

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