Questo
libro parla del fallimento del capitalismo, ovvero dell'odierno pensiero unico,
e del suo presunto sistema di valori.
Basti pensare che di fronte allo
scioglimento dei ghiacciai artici la prima preoccupazione delle cosiddette
grandi potenze è stata quella di gettarsi sulla magnifica preda costituita dai
giacimenti petroliferi esistenti sul fondo del mare. C'è di che essere
ottimisti?
Un mondo in cui l'enorme popolazione
dei paesi in via di sviluppo raggiungesse e mantenesse gli standard di vita
tipici dell'Occidente sarebbe insostenibile, eppure è in questa direzione che
stiamo andando.
La società oligarchica propria
dell'umanità globalizzata all'inizio del XXI secolo vede al vertice della
piramide una èlite di mega-ricchi composta da qualche decina di migliaia di
individui. Subito sotto, una nomenklatura di benestanti fatta di politici, manager,
scienziati, intellettuali e funzionari, che manovra le leve del potere. Risultato:
il 5 per cento della popolazione mondiale (300.000 persone su 6 miliardi)
controlla la quasi totalità del capitale finanziario globale.
Kempf arriva addirittura a sostenere
che, al punto in cui siamo, perfino la famosa <<crescita
sostenibile>> è un lusso che non possiamo più permetterci.
Siamo già noi i protagonisti di "La
strada", il magistrale romanzo di Cormac McCarthy premiato con il Pulitzer
2007, opera profetica sul disastro che verrà e però anche metafora del degrado
morale dei nostri giorni. E quando la profezia di McCarthy si avvererà,
nonostante l'allarme lanciato da libri come questo, non potremo dire di non
essere stati avvertiti.
L'oligarchia riduce i diritti civili
e lo spirito della democrazia. Quasi dovunque nel mondo si assiste a una deriva
verso un regime semiautoritario.
Anche se si bloccassero d'un colpo
tutte le emissioni di gas, l'aumento dell'effetto serra provocato dalle
emissioni precedenti non si interromperebbe subito. In realtà, molti dei gas
responsabili dell'effetto serra hanno una stabilità chimica di diverse decine
d'anni, il che significa che le loro proprietà si mantengono a lungo
nell'atmosfera. I sistemi naturali presentano un'inerzia significativa: lenti a
modificarsi, sono altrettanto lenti nel tornare alle condizioni precedenti.
Tutte le analisi del sangue
effettuate nei paesi sviluppati mostrano che gli adulti sono contaminati, a
dosi certo piccole, da una vasta gamma di prodotti chimici.
Secondo l'esperto svizzero Mathis
Wackernagel, nel 1960 l'umanità non utilizzava che la metà della capacità
biologica della Terra; nel 2003 la superava di 1,2 volte, ossia consumava già
le risorse ecologiche più velocemente di quanto la Terra riuscisse a produrne.
L'emergenza ecologica è dovuta alle
attività umane, dunque all'attuale sistema economico. Minaccia che riflette la
crisi globale della nostra civiltà al tramonto.
Lo sviluppo sostenibile sarà
efficace se gli si darà tempo di affermarsi. Ma di tempo non ce n'è più. E' nei
prossimi dieci anni che dobbiamo riprendere il timone del bastimento governato
oggi da capitani irresponsabili.
Le classi dirigenti, che plasmano
l'opinione pubblica, sono ancora più tagliate fuori dall'ambiente sociale ed
ecologico: non si spostano che in auto, vivono in ambienti climatizzati,
seguono circuiti - aeroporti, quartieri d'affari, zone residenziali - che li mettono
al riparo dai contatti con la società. Esse sottovalutano evidentemente
problemi di cui non hanno che una rappresentazione astratta.
Se non cambia niente, nel momento in
cui entriamo in un'emergenza economica di gravità storica, è perché così vogliono
i potenti del mondo.
Bisogna comprendere che l'emergenza
ecologica e l'emergenza sociale sono due facce dello stesso disastro. E questo
disastro è creato da un sistema di potere che non ha altro fine che il
mantenimento dei privilegi della classi dirigenti.
Oggi,
poveri sono innanzitutto i giovani, con un lungo avvenire di povertà.
Nel 1990, l'americano medio era 38
volte più ricco rispetto a un abitante della Tanzania. Oggi lo è 61 volte di
più.
Oligarchia, ci insegna il
dizionario, significa <<regime politico nel quale l'autorità è nelle mani
di alcune famiglie potenti; l'insieme di queste famiglie>>. Il pianeta è
oggi governato da un'oligarchia che accumula guadagni, patrimoni e potere con
un'avidità che non ha precedenti dai tempi dei <<baroni ladri>>
americani della fine del XIX secolo.
L'oligarchia mondiale mira a
proteggere le sue fortune nei paradisi fiscali, porti franchi dove la
tassazione di eredità, fortune e altri patrimoni è puramente simbolica.
L'evasione fiscale fa d'altronde parte delle regole di buona gestione.
Le oligarchie vivono separatamente
dalla plebe. Non si rendono conto della vita che fanno i poveri e i salariati,
né hanno il minimo interesse a farlo.
Secondo Veblen (economista),
l'economia è dominata da un principio:<<La tendenza a rivaleggiare - a
confrontarsi col il prossimo per sminuirlo. Al di là di un certo livello, è il
gioco sociale a stimolarli. Dunque, ragiona Veblen, il principio di consumo
esibizionista regge la società.<<Ogni classe è verde d'invidia e rivaleggia
con la classe che le è immediatamente superiore nella scala sociale, mentre non
le passa certo per la testa di paragonarsi ai ceti inferiori. La classe
dominante, continua l'economista, <<si mantiene al vertice della
struttura sociale e stabilisce la scala di valori>>. La classe dominante
, al vertice, se ne infischia della società. Per Jean Peyrelevade, il
capitalismo moderno è organizzato come un'enorme società anonima.
Questo
meccanismo si è inceppato. Quale potrebbe essere la soluzione per uscire dalla
trappola mortale nella quale la <<classe agiata>>, per riprendere
il termine usato da Veblen, ci ha cacciati? Fermare la crescita materiale.
Bisognerebbe dunque che questo miliardo
di persone (meno del 20 per cento della popolazione mondiale) riduca i
suoi consumi materiali. Ma noi saremo disposti a limitare i nostri sprechi, a
cambiare i nostri modi di vita, se i super, lassù, continueranno ad albergare
nei loro 4x4 climatizzati e nelle loro ville con piscina? No. La sola
condizione che ci consenta di accettare di consumare meno è che il consumo
materiale dell'oligarchia sia severamente ridotto.
Che cosa potremmo stentare a
credere, oggi come oggi? Questo: che l'oligarchia mondiale voglia sbarazzarsi
della democrazia.
Alexis de Toqueville ama che i
cittadini si divertano, a patto che non pensino che a divertirsi. I media
giocano un ruolo essenziale nel degrado dello spirito democratico.
La
maggior parte dei media è controllata dall'oligarchia.
Dopo la caduta dell'Urss, la classe
dirigente si è convinta di non aver più bisogno della democrazia.
C'è un'urgenza. Da qui a dieci anni, bisognerà
aver cambiato direzione - se il crollo dell'economia americana o l'esplosine
del Medio Oriente non avranno imposto il cambio di rotta attraverso il caos.
Ciò nonostante, i movimenti sociali
si sono risvegliati, prendendo nettamente posizione a favore delle libertà
civili e del bene collettivo.
Emmanuele
Fonte:
Autore: Hervé Kempf; Titolo: Perchè i mega-ricchi stanno distruggendo il
pianeta; Editrice: Garzanti
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