E noi ne abusiamo.
Tu, o Signore, ci hai anche donato l’intelligenza, la
parola, l’umiltà, la discrezione, il buon gusto; e noi ne facciamo poco uso, e
per di più distorto e fuori luogo.
Approfittiamo dei nostri
ruoli per manipolare e strumentalizzare, a nostro uso e consumo, gesti e parole
di coloro che a noi sono antipatici, colpevoli solo di non pensarla come noi, e
più il “cadreghino” è alto, più gli siamo incollati sopra, e più ne vorremmo
uno più alto, e più alziamo la voce, con arroganza e presunzione.
E noi ne approfittiamo.
Tu, o Signore, ci hai insegnato a non condannare, a non
giudicare, a porgere l’altra guancia, a togliere la trave dal nostro occhio per
vedere meglio la pagliuzza nell’ occhio dei nostri “ fratelli ”, ad amare
tutti, soprattutto coloro che ci odiano, che ci maledicono, che ci stanno
antipatici, che non si fanno amare, che la pensano diversamente da noi.
Allora, o Signore, insegnaci a stringere le mani a tutti i fratelli, figli dello stesso Padre, dicendo ho bisogno di te, mi manchi, ti voglio bene, sempre, comunque e dovunque. Non è un’utopia, è il sigillo per una vita migliore, perché Tu, o Signore, sei Amore, e Amore è vita; dobbiamo solo noi decidere se farne parte come morti o come vivi: chi li distingue è l’ Amore.
Alvaro
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