domenica 23 giugno 2013

DON PINO PUGLISI: "ME LO ASPETTAVO"


Palermo 15 Settembre 1993 ore 20.45: siamo in Piazza Garibaldi in una sera di metà settembre in cui la piazza è svuotata, al sud a quell’ora si cena o, forse quella sera la piazza non necessitava occhi indiscreti.

Siamo nel quartiere Brancaccio, quartiere più famoso per i peccatori che per i santi, eppure   quella sera un nuovo santo sta nascendo anzi, è già nato un nuovo martire.

Nel silenzio di quella piazza vuota risuona l’eco del motore di un’auto che rallenta fino a fermarsi portando a casa colui che la guida. Chi ne scende sa che per lui quello è un giorno speciale perché è il giorno del suo compleanno ma non sa che sarà anche il giorno più importante di tutta la sua vita. Per lui e per colui che sta per incontrare.

Quell’uomo chiude con attenzione lo sportello della sua fiat uno e si avvia verso il portone di casa. Lui è Don Pino Puglisi ma per tutti è “3P” perché in Sicilia tutti i sacerdoti vengono chiamati Padre e non Don, e lui ha tutto il diritto di essere chiamato Padre perché di figli ne ha “generati” molti nei suoi anni di sacerdozio, molti lo hanno compreso, molti lo hanno seguito, molti altri si sono persi seguendo la strada spesso più semplice.

Don Pino è un prete di frontiera, di quelli abituati a tirarsi su le maniche della tonaca, di quelli pronti ad alzare la voce per farsi sentire, uno di quelli che sanno conquistare con il sorriso…”Don Pino che orecchie grandi che hai!” dicevano spesso i bambini, “Per sentirvi meglio” rispondeva lui; “Don Pino che mani grandi che hai!” proseguivano i bambini, “Per servirvi meglio” affermava lui. “Don Pino che fronte ampia che hai!!” si divertivano i bambini prendendolo in giro per la sua calvizie, “Per riflettere meglio la luce di Dio” rispondeva lui.

Ma torniamo a quella sera. Don Puglisi fruga nelle tasche ed estrae le chiavi del portone di casa. Il rombo del motore di un’altra auto si avvicina, Don Pino non ci fa caso o, probabilmente non lo ritiene una sorpresa, perché quando si attende qualcuno non si rimane sorpresi del suo arrivo. Lo si attende e basta. Prima o poi arriverà.

Passano pochi istanti e una voce: “Don Pino!” rompe nuovamente il silenzio della piazza. E’ a questo punto che Don Puglisi compie un gesto che abbiamo visto fare altre volte in passato da altri personaggi. Don Pino voltandosi verso colui che sta per ucciderlo gli sorride e risponde: “Me lo aspettavo”.

Questo atteggiamento segnerà per sempre la vita dell’assassino che diventerà più tardi collaboratore di giustizia.

“Me lo aspettavo” cosa significa realmente questa frase?

Gesù non rispose con insulti a Giuda dopo il bacio traditore. Santo Stefano chiede al Signore di perdonare coloro che lo stanno lapidando. “Me lo aspettavo” non può essere riferito all’omicidio che si sta compiendo, altrimenti non verrebbe detto con il sorriso.

Don Pino conosce chi ha di fronte e lo perdona, “Me lo aspettavo” deve allora significare qualche cosa che va oltre il tempo e lo spazio. Quando noi pecchiamo, il Signore è pronto a perdonarci, pur sapendo che peccheremo ancora. Il Signore non desidera altro che il nostro cuore, prima o poi, ritorni a Lui.

Ecco allora che “Me lo aspettavo” diventa profezia del cuore dell’uomo che seppur oppresso dal peccato potrà riempirsi d’amore.

Quell’amore che un martire sa riflettere con la luce di Dio.

Tobia

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