mercoledì 1 maggio 2013

PRINCIPI NON NEGOZIABILI-LIBERTA' DI EDUCAZIONE



E’ un diritto fondamentale dell’uomo fare liberamente scelte di carattere culturale, non nel senso libresco ma nel senso esistenziale.
         Allora è indubbio che educare alla cultura – educare i ragazzi, i giovani o anche gli altri uomini alla cultura -  che l’uomo ha scelto liberamente e professa liberamente nel mondo è un diritto fondamentale.

         Un uomo ha il diritto fondamentale di educare le persone verso le quali ha delle precise responsabilità, come la famiglia nei confronti dei propri figli, ma anche l’adulto nei confronti di coloro che vivono con lui, accanto a lui; e ai quali, con la sua stessa vita, con la sua stessa testimonianza , con la sua stessa presenza culturale e operativa, egli fa una proposta culturale, che nel momento in cui viene posta apre il problema esistenziale di una maturazione critica. Una cultura vera dà luogo a un processo educativo in cui chi non è ancora consapevole fino in fondo della posizione culturale che gli è offerta ne diventa consapevole, in modo tale che la cultura che gli è stata comunicata diventa forma della sua personalità o – come diceva il mio maestro don Luigi Giussani – ipotesi di vita. Quindi separare i valori non negoziabili restringendoli soltanto a quelli essenzialissimi della difesa della vita, è una riduzione insopportabile per una presenza cristiana autentica. Non siamo soltanto corpo e quindi i valori non negoziabili non sono solo quelli che si riferiscono al corpo, anche se sono fondamentali e sostanziali: siamo anche intelligenza, spirito, anima, - come si diceva una volta – e quindi abbiamo il diritto di incrementare positivamente la nostra esperienza intellettuale e morale.

         Questa libertà di educazione è diventata quel fiorire di opere educative che nascevano dal cuore della Chiesa, dagli Ordini o dalle Congregazioni o direttamente dalla vita della Chiesa attraverso la responsabilità dei vescovi. Tutte queste strutture di educazione libera sono state un tessuto straordinario per secoli, fino a quando, in un mondo del tutto surrettizio e ideologico, il diritto a educare  è passato dalla vita concreta della società – e quindi dei cristiani – alle istituzioni, allo Stato.

         L’ingresso dello Stato negli ambiti educativi è uno dei peccati originali dello stalinismo moderno e contemporaneo. Ecco perchè anche personalmente ho dato parecchi anni della mia vita a questa singolare battaglia per un’autentica libertà di educazione. 

         Il gruppo di lavoro che si occupava della educazione e della scuola nell'ambito del grande convegno della Chiesa italiana del 1976, "Evangelizzazione e promozione umana", votò un documento in cui si diceva che, essendo la società diventata matura, toccava a lei l’esercizio della attività scolastica, educativa, che la Chiesa aveva vissuto fino ad allora per pura supplenza. 

         Del grande cammino della evangelizzazione o della nuova evangelizzazione che Il beato Giovanni Paolo II ha indicato come compito del terzo millennio, fa parte integrante il lavoro per una autentica libertà di educazione, quindi per la creazione di sistemi scolastici in cui la libertà venga affermata, riconosciuta e promossa. 

         Don Giussani mi ha insegnato che il cuore della democrazia è il dialogo e perchè ci sia il dialogo occorrono identità forti, consapevoli di se, piene di ragioni e desiderose di confrontare queste ragioni con le ragioni degli altri.

Emmanuele 

Fonte: IL TIMONE

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