E’ un diritto
fondamentale dell’uomo fare liberamente scelte di carattere culturale, non nel
senso libresco ma nel senso esistenziale.
Allora è indubbio che educare alla
cultura – educare i ragazzi, i giovani o anche gli altri uomini alla cultura
- che l’uomo ha scelto liberamente e
professa liberamente nel mondo è un diritto fondamentale.
Un uomo ha il diritto fondamentale di
educare le persone verso le quali ha delle precise responsabilità, come la
famiglia nei confronti dei propri figli, ma anche l’adulto nei confronti di
coloro che vivono con lui, accanto a lui; e ai quali, con la sua stessa vita,
con la sua stessa testimonianza , con la sua stessa presenza culturale e
operativa, egli fa una proposta culturale, che nel momento in cui viene posta
apre il problema esistenziale di una maturazione critica. Una cultura vera dà
luogo a un processo educativo in cui chi non è ancora consapevole fino in fondo
della posizione culturale che gli è offerta ne diventa consapevole, in modo
tale che la cultura che gli è stata comunicata diventa forma della sua
personalità o – come diceva il mio maestro don Luigi Giussani – ipotesi di
vita. Quindi separare i valori non negoziabili restringendoli soltanto a quelli
essenzialissimi della difesa della vita, è una riduzione insopportabile per una
presenza cristiana autentica. Non siamo soltanto corpo e quindi i valori non
negoziabili non sono solo quelli che si riferiscono al corpo, anche se sono
fondamentali e sostanziali: siamo anche intelligenza, spirito, anima, - come si
diceva una volta – e quindi abbiamo il diritto di incrementare positivamente la
nostra esperienza intellettuale e morale.
Questa libertà di educazione è
diventata quel fiorire di opere educative che nascevano dal cuore della Chiesa,
dagli Ordini o dalle Congregazioni o direttamente dalla vita della Chiesa
attraverso la responsabilità dei vescovi. Tutte queste strutture di educazione
libera sono state un tessuto straordinario per secoli, fino a quando, in un
mondo del tutto surrettizio e ideologico, il diritto a educare è passato dalla vita concreta della società –
e quindi dei cristiani – alle istituzioni, allo Stato.
L’ingresso dello Stato negli ambiti
educativi è uno dei peccati originali dello stalinismo moderno e contemporaneo.
Ecco perchè anche personalmente ho dato parecchi anni della mia vita a questa
singolare battaglia per un’autentica libertà di educazione.
Il gruppo di lavoro che si occupava
della educazione e della scuola nell'ambito del grande convegno della Chiesa
italiana del 1976, "Evangelizzazione e promozione umana", votò un
documento in cui si diceva che, essendo la società diventata matura, toccava a
lei l’esercizio della attività scolastica, educativa, che la Chiesa aveva
vissuto fino ad allora per pura supplenza.
Del grande cammino della
evangelizzazione o della nuova evangelizzazione che Il beato Giovanni Paolo II
ha indicato come compito del terzo millennio, fa parte integrante il lavoro per
una autentica libertà di educazione, quindi per la creazione di sistemi
scolastici in cui la libertà venga affermata, riconosciuta e promossa.
Don Giussani mi ha insegnato che il
cuore della democrazia è il dialogo e perchè ci sia il dialogo occorrono identità
forti, consapevoli di se, piene di ragioni e desiderose di confrontare queste
ragioni con le ragioni degli altri.
Emmanuele
Fonte: IL TIMONE
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