venerdì 31 maggio 2013

PRINCIPI NON NEGOZIABILI-L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA



I principi  non negoziabili non sono un problema di schieramento partitico e non devono essere ridotti a questo aspetto.

         Certamente essi sono caratteristici della nostra epoca post-moderna, quando gli attacchi alla civiltà cristiana e alla presenza pubblica della Chiesa in Europa, caratteristici dell’epoca delle ideologie (1789-1989), sono stati sostituiti, almeno in gran parte, dagli
attacchi alla natura umana, anche perchè una civiltà cristiana in quanto tale non esisteva più. Questo è il senso più profondo e inquietante del nostro tempo, cominciato con la rivoluzione culturale del 1968 e culminato con la diffusione, ormai a tutti i livelli istituzionali, dell’”ideologia di genere”, che ha come obiettivo la scomparsa dell’ultima differenza, quella fra il maschio e la femmina.

         Così diritto alla vita, centralità della famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra uomo e donna e libertà di educazione (cioè diritto dei genitori di scegliere il percorso educativo dei figli, che comporta la parità scolastica) nonchè libertà religiosa della persona contro ogni persecuzione, sono diventati appunto i “principi non negoziabili". Ciò significa che un uomo politico che ha responsabilità pubbliche e un elettore che deve scegliere chi votare devono metterli avanti a ogni altra considerazione.

         Il termine <<principi non negoziabili>> viene usato per la prima volta da Papa Benedetto XVI, nel discorso del 30 marzo 2006 a membri del Partito Popolare Europeo e verrà indirettamente ribadito il 24 marzo del 2007 ai partecipanti al Congresso promosso dalla Commissione degli episcopati della comunità europea.

         In altri tempi, quando il senso comune della maggioranza della popolazione non aveva i dubbi e le incertezze odierne, aveva poco senso parlare di quei principi che non erano pubblicamente violati. Il male c’era anche allora, ma non riceveva l’avvallo dei pubblici poteri e soprattutto non era diventato un fatto culturale, accettato e giustificato dalla maggioranza della società.

Emmanuele 

Fonte: Rivista "IL TIMONE" del Dicembre 2011

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