Celebrando la Messa nella Cappella della Casa Santa Marta lo scorso 3 maggio, Papa Francesco ha incentrato la sua intera omelia su un unico invito: non essere “tiepidi”, neanche nel momento più intimo della vita di fede che è la preghiera, ma anzi chiedere al Signore la “grazia del coraggio” e la "perseveranza”.
Proprio perché abbiamo ricevuto la “fede in Gesù Risorto”, dobbiamo avere il coraggio di trasmettere questa fede e “proclamarla con la nostra vita e con la nostra parola”.
Trasmettere la fede attraverso gesti quotidiani e semplici parole di speranza significa “andare controcorrente” avendo fiducia che Gesù ci sostiene e “ci dà questo coraggio!”
Papa Francesco ci esorta alla sfida ricordandoci che “Non ci sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a Dio come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l’amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra vita. Questo anche e soprattutto se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato” (omelia di Papa Francesco in Piazza San Pietro, 28 aprile 2013).
Il coraggio non è necessario solo nell’evangelizzazione ma anche nella preghiera che è una sfida che Gesù stesso ci lancia quando ci dice: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome la farò perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14,13).
Su questa scia, Papa Francesco ci chiede di interrogarci se:
- abbiamo il coraggio di affrontare questa sfida nella preghiera? O preghiamo spendendo un po’ di tempo nella preghiera?
- abbiamo il coraggio di chiedere per gli altri, come fecero con ardore Abramo e Mosè, con la certezza di aver attenuto ciò che chiesero?
Riflettiamo su queste sfide chiedendo la grazia del coraggio e la perseveranza nella preghiera.
Un caro saluto,
Samuele
Fonte: omelia di Papa Francesco del 28 aprile 2013 in Piazza San Pietro e omelia di Papa Francesco del 3 maggio 2013 nella Cappella della Casa Santa Marta.
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