martedì 16 aprile 2013

VERITA’/CARITA’/VERITA’

Vedere gli altri come diversi da noi, e criticarli, giudicarli, è un insulto a DIO, alla Sua “fantasia”….
nel cristianesimo vince chi prende la strada giusta, chi arriva “in tempo”….
Noi diventiamo adulti solo quando smettiamo di cercare quello che ci manca, e incominciamo a ringraziare per quello che abbiamo….
Sono solo alcuni spunti di riflessione che ci propone il nostro amico Alvaro. Vogliamo condividere con voi la sua bella riflessione che riteniamo possa essere utile a tutti per verificare a che punto del cammino siamo.
Buona lettura!
Gli amici del Blog.

Siamo chiamati a metterci nella “Verità” assoluta e totale (= DIO, che accende la luce che rischiara le tenebre dei nostri peccati), ricordando che le mezze verità finiscono per essere delle autentiche menzogne; senza di lui, siamo ciechi, e non vediamo la nostra povertà e la nostra miseria.
Verità e carità” devono andare sempre a braccetto: ecco la vera sintesi dell’Amore, che deve essere vero, autentico, senza che venga confuso con il “buonismo” , e che possiamo riscoprire continuamente davanti al Tabernacolo, “perché lì c’è la scienza della vita, il più grande libro del mondo, il Maestro della vita, che ci insegna anche ad essere sposi, genitori, nonni” ( Suor Lucia di Fatima)
Stiamo anche molto attenti a non farci prendere, considerando i nostri demeriti e i nostri insuccessi, dallo scoraggiamento < come Pietro dopo la pesca infruttifera >, perché nulla è impossibile a DIO; non siamo noi che abbiamo scelto lui, ma lui che ha scelto noi (come ha fatto con Zaccheo sul sicomoro o con la Samaritana al pozzo o con Paolo sulla via di Damasco).
La nostra missione consiste nel testimoniare e mostrare il volto di Cristo là dove il Buon Dio ci ha messo: in famiglia, sui luoghi di lavoro, nella parrocchia, accettando anche le amarezze, le incomprensioni e le umiliazioni, evitando anche le asfittiche e non costruttive discussioni o polemiche, senza pretendere di dovere dimostrare di avere sempre ragione.
Togliamoci lo zaino del nostro egoismo, e carichiamoci sulle spalle quello dell’ “Altruismo” , che non significa aiutare il prossimo perché ne abbiamo pietà, o perché ci fanno pena. Ma piuttosto perché Cristo stesso ci invita a portare aiuto e a donare il bene evangelico < come Madre Teresa di Calcutta >, vedendo in loro il Suo volto, ricordando che il Signore è sempre vicino a chi lo cerca, soprattutto quando siamo nell’ansia, nel dolore, nell’aridità, e che senza di LUI non possiamo fare nulla.
E’ impossibile riuscire ad amare, se prima non s’ impara a soffrire.
Bisogna amare tutti, indistintamente, così come sono, non come vorremmo che fossero !
Il fatto che noi siamo diversi è una grazia che arricchisce, non un ostacolo. Il vero ostacolo siamo noi stessi.
Prendere le distanze, allontanare chi o che cosa ci destabilizza o turba il nostro equilibrio, non significa “gettare a mare”,  ma semplicemente non farci condizionare, rimanendo un po’ distaccati, mantenendo sempre, però, l’amore e la pace nel cuore perché, se non l’abbiamo noi, non lo possiamo donare ai fratelli.
Quando, nel Padre Nostro, diciamo “ sia fatta la Tua volontà “, a volte vorremmo aggiungere “purchè sia come la mia” : smettiamola di dare sempre consigli a Gesù sul cosa e sul come deve fare; affidiamoci a LUI con piena fiducia, rivolgiamoGli con dolcezza le nostre preghiere, riscoprendo l’amore per i Salmi, le preghiere dei nostri padri, le preghiere degli stessi Gesù e Maria.
Così facendo ci irrobustiremo contro le grandi tentazioni del “nemico” : le quattro S: Sesso – Soldi – Successo – Superbia.
Non affanniamoci per lo stress e le ansie del quotidiano, e non facciamoci prendere dalle paure del domani; sono due tentazioni che portano alla pazzia, alla morte.
E guai se ci facciamo seppellire dalle nostre emozioni; guai se ci isoliamo con le nostre sofferenze e le nostre frustrazioni.
Non confondiamo l’ “isolamento”  con la “solitudine” , che è quel segno positivo e distintivo che siamo “soli”, cioè “unici” , per grazia divina.
Sant’ Agostino amava ripetere che “è meglio avere meno bisogni che avere più cose”.
Accettiamoci allora così come siamo, con le nostre miserie, ma anche con le nostre ricchezze, perché la nostra “unicità” è grazia divina; pensiamo a come sarebbe noiosa la vita se fossimo tutti uguali !
Vedere gli altri come diversi da noi, e criticarli, giudicarli, è un insulto a DIO, alla Sua “fantasia”; amiamoli allora anche se “diversi” da noi, anche se la pensano in modo differente da noi.
La società di oggi ci vuole appiattire, vuole ragionare e decidere al posto nostro.
Guai a dire “sono un fallito”, “non sono capace di fare nulla” ; anche queste sono offese a DIO, perché noi siamo un Suo “dono”: scopriamo quale.
Nella società di oggi, il cui più grande abominio è l’avere perso il senso del peccato, e dove tutto corre a dismisura, vince chi arriva primo; nel cristianesimo vince chi prende la strada giusta, chi arriva “ in tempo”.
La più grande preghiera è il “desiderio” ( vedi Zaccheo ) d’ incontrare Gesù, e che è molto di più della “curiosità”; è il vero desiderio di aprirsi all’Amore, il grido che noi lanciamo a DIO, perché ci aiuti a vivere con il cuore, e non con il cervello.
E Gesù esaudisce sempre il nostro desiderio: ci chiama per nome, proprio come fece con Zaccheo; non gli dice posso venire da te o mi farebbe piacere, ma devo venire da te, per colmare, così, il suo grande desiderio che aveva nel cuore.
E questo perché ha capito che Zaccheo non si accetta, e vuole farlo riconciliare con se stesso.
Infatti spesso noi non ci accettiamo perché non ammettiamo il nostro essere, il nostro comportamento.
A questo proposito, Padre Slavko < il grande francescano di Medjugorie > , diceva sempre che noi diventiamo adulti solo quando smettiamo di cercare quello che ci manca, e incominciamo a ringraziare per quello che abbiamo; perché Gesù ci ama così come siamo, anche se desidera che facciamo un passo in più.
 Alvaro
 

 

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