Quando riconosciamo le nostre miserie,
abbiamo mai provato a chiederGli quali sono i nostri
difetti che Lui vorrebbe che noi
annullassimo? Abbiamo veramente la volontà di cambiare ? Se
così non fosse, chiediamoGli
allora di cambiare la nostra mancanza di volontà.
Anche noi, come Zaccheo, dovremmo volere
“scendere in strada“, cioè sporcarci, comprometterci,
metterci in discussione, prepararci a superare gli inevitabili ostacoli,
altrimenti passeremo tutta la vita a scappare; e, come lui ,dovremmo trovare il
coraggio di affrontare anche la contestazione e la derisione della gente: Getta
sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno ( Sl 54,23 ).
Più ci facciamo piccoli,
più scopriremo la nostra grandezza.
L’attesa di Amore
produce amore, è come lo sguardo di DIO; e così facendo lasciamo spazio alla “ospitalità“,
< che viene sempre da DIO > , imparando ad ascoltare e ad accogliere il
prossimo, chiunque esso sia.
Da non confondere con l’
“ostilità“ ( i due nomi si assomigliano ), che viene sempre dal “nemico“,
e che ci rende duri, ironici, aggressivi.
E il nostro più grande
desiderio deve essere quello di conoscere, amare e servire DIO, il nostro fine
sulla terra, per goderLo, un giorno, in Paradiso,
senza dimenticare, però, che la vita eterna, che non ha né inizio né fine, è
già oggi, è già nel quotidiano, dove Lui
sta alla porta della nostra casa e bussa: e se noi Gli apriremo, Lui entrerà e mangerà con noi (ecco il
fare comunione !).
Ma la casa dell’uomo è il cuore di Dio, la
nostra dimora, la salvezza.
Come meravigliosamente spiegato da Hunt nel suo
famoso quadro ( conservato a Oxford ), dove viene
raffigurato un uomo con la lanterna, in mezzo alle tenebre, che sta bussando ad
una porta senza maniglia.
A chi gli domandava se si fosse
dimenticato di disegnare la maniglia, Hunt rispose: “
c’è una sola maniglia, quella del cuore, che si apre solo dall’interno ! ”.
Prima di ogni
pensiero, di ogni azione, di ogni decisione, domandiamoci cosa avrebbe detto o
fatto Gesù
(che significa uomo che salva). . . e regoliamoci di
conseguenza!
Quello che non accettiamo dagli altri, in effetti altro non è che quello che non accettiamo di noi
stessi. Gli “altri “sono il nostro“
specchio“.
Se invece mettessimo i nostri limiti
davanti a DIO, LUI li userebbe per farci crescere, non per punirci, perché è un
DIO d’Amore, anche se a volte ci facciamo di LUI un’ idea
pagana, simile a Zeus, vendicativo, con il fulmine in mano.
Alvaro
Nessun commento:
Posta un commento