mercoledì 13 febbraio 2013

UNIONI OMOSESSUALI. OGGI IN FRANCIA, DOMANI IN ITALIA? Parte 1

                    Tratto da un comunicato di Alleanza Cattolica
                                     14 gennaio 2013 - Parte 1
Il 13 gennaio 2013 si è svolta a Parigi la <<Manif pour tous>>, intesa a protestare contro il progetto di legge del presidente socialista François Hollande sul <<matrimonio per tutti>>, che estende la nozione di matrimonio alle coppie omosessuali. Alleanza Cattolica ha aderito a questa, che è stata la più grande manifestazione contro il matrimonio omosessuale della storia, e che merita qualche specifica considerazione.

1.    In Francia Hollande è riuscito a sconfiggere nelle elezioni il presidente uscente di centro-destra Nicolas Sarkozy perchè molti francesi erano stanchi della subalternità alla Germania e alle istituzioni europee dell’aministrazione Sarkozy, e senza dubbio alcuni non apprezzavano neppure la forte influenza della massoneria francese su tale amministrazione. Nonostante le promesse elettorali, il nuovo governo Hollande continua a dipendere strettamente dalle istituzioni europee a guida tedesca nella gestione dell’economia – semmai rincarando la dose di <<austerità>> e di tasse – e, quanto alla massoneria, per la prima volta nella storia francese tre dei quattro ministeri detti <<sovrani>> che tradizionalmente determinano la politica nazionale – Interni, Esteri, Giustizia e Difesa – hanno ora titolari che sono stati iniziati nelle logge massoniche (cfr. Sophie Coigrand, <<Hollande et ses franc-maçons>>, <<Le Point>>, n. 2.013, 3 gennaio 2013, pp. 44-48). Se non ha nessuna autonomia in campo economico, l’amministrazione Hollande può però distinguersi nel campo dei <<diritti>> introducendo il matrimonio omosessuale e, in prospettiva, l’eutanasia.

2.    La manifestazione di Parigi ha avuto un grande successo, e ha messo in difficoltà il governo, perchè è riuscita a tenere insieme persone e forze diversissime unite dall’ostilità al matrimonio omosessuale: cattolici, ebrei, musulmani, atei, socialisti e anche omosessuali che considerano una legge sul matrimonio fra persone della stesso sesso un errore.

3.    Nessuna forza politica di qualche dimensione ha sostenuto in modo un’anime la manifestazione. Lo stesso Fronte Nazionale della signora Marine Le Pen si è diviso, con la sua presidente che ha dichiarato di non volere partecipare temendo <<derive omofobe>>, mentre hanno partecipato alla manifestazione anche esponenti di qualche rilievo dello stesso Partito Socialista. La campagna elettorale in corso nel nostro Paese invita a qualche riflessione sul tema <<Oggi in Francia, domani in Italia>>. Il Partito Democratico – con i suoi alleati di Sinistra e Libertà – propone da tempo il riconoscimento delle unioni omosessuali e ha almeno il pregio di esprimersi sul tema in modo chiaro e senza infingimenti. Anche il Movomento 5 Stelle di Beppe Grillo e Rivoluzione Civile del giudice Antonio Ingroia si sono espressi, con diverse modalità, a favore del riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso.

Altrove regna una notevole confusione. L’Agenda Monti prevede libertà di coscienza per i parlamentari della coalizione Monti sul punto, ma certo – oltre alle note posizioni sul tema dell’onorevole Gianfranco Fini – costituisce un segnale non difficile da interpretare
la candidatura annunciata nella lista che fa riferimento al presidente del Consiglio di attivisti gay, tra i quali spicca Alessio De Giorgi, responsabile del più noto sito omosessuale italiano gay.it ed esponente di rilievo dell’associazionismo gay.

Il PDL ha certamente il merito di avere evitato, negli anni in cui è stato al governo, la deriva verso il riconoscimento delle unioni omosessuali che ha caratterizzato la Francia e altri nostri vicini. Ma in questa campagna elettorale, oltre a dichiarazioni ambigue e diversamente interpretate dello stesso onorevole Silvio Berlusconi, si devono registrare significative adesioni ai progetti di riconoscimento delle unioni omosessuali, accompagnate da espressioni per dire il meno poco rispettose nei confronti dei cattolici ostili a tali progetti, da parte di autorevoli esponenti del PDL come il coordinatore nazionale onorevole Sandro Bondi e l’ex ministro onorevole Mara Carfagna. Fuori delle grandi coalizioni esistono certamente piccole formazioni ostili al riconoscimento delle unioni omosessuali, ma nel sistema disegnato dalla legge elettorale vigente le loro possibilità di eleggere deputati e senatori sono molto medeste.

Con poche e lodevoli eccezzioni, anche gli esponenti politici che si dichiarano cattolici non sembrano consapevoli della gravità della questione – basterà ricordare che nel discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012 Benedetto XVI ha definito l’ideologia del <<gender>> e le sue trascrizioni giuridiche come la più grande minaccia che oggi pesa sul bene comune e sulla pace interna delle nazioni – e talora sostengono apertamente – in evidente contrasto con il Magistero pontificio – che le questioni che contano sono quelle dell’economia e che fare dei <<principi non negoziabili>> il principale criterio delle scelte politiche è sbagliato.

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