sabato 23 febbraio 2013

L'UOMO E LA CROCE

Come lo scorso anno, in tempo di quaresima, il Cardinal Angelo Scola guida la celebrazione della Via Crucis nel Duomo di Milano suddividendo le stazioni nelle settimane che portano alla Pasqua.
Mi ha particolarmente colpito questo testo di Romano Guardini (scrittore italiano scomparso alla fine degli anni sessanta):


“Il verdetto è pronunciato.
 Gesù lo ha accolto in silenzio. Ora gli presentano la croce.
 Il condannato stesso la deve portare fino al luogo d'esecuzione.
 Il Signore prende su di sé il legno della sofferenza.
Non se lo lascia caricare passivamente, ma l'afferra con decisione.
 Non si tratta di torbida esaltazione.
 Ma quanto sta per accadere, l'animo di Gesù lo ha crudelmente davanti in tutto il suo orrore.
 Egli non s'illude affatto.
 Ciò che lo spinge non è neppure il coraggio della disperazione.
 Il Signore è totalmente libero, senza alcuna paura.
 Nella croce vede il compito affidatogli dal Padre, la nostra salvezza.
 Questo egli vuole con tutta la forza del suo cuore.
 Perciò la sua anima è limpida e calma.
 Egli va incontro alla croce e l'afferra deciso.”

Cosa in particolare mi ha colpito? Nel racconto lo scrittore non dice che la croce è stata data  ma “presentata” a Cristo! E Lui, con piena libertà, la guarda in tutti i suoi angoli più profondi e non solo la prende su di sé ma “l’afferra con decisione”. La croce è presentata a Lui ma è Lui ad andarle incontro, consapevole che lì è il compito “affidatogli dal Padre”. Non c’è esaltazione e nemmeno coraggio della disperazione anzi, la sua anima è addirittura limpida e calma certo che è lì la nostra salvezza.
Il beato Giovanni Paolo II, invitato a lasciare il papato per i gravi motivi di salute che lo hanno accompagnato negli ultimi anni rispose: “Non si scende dalla croce”…
Oggi, dopo le dimissioni dell’attuale Santo Padre Benedetto XVI, molti hanno ricordato quella frase del beato, confrontando le due convergenti scelte e considerando Ratzinger come colui che, tra i due, ha preso la scelta sbagliata o, ancor peggio, la scelta di un codardo, la scelta di colui che “fugge la croce”.
Ma è davvero così? Benedetto XVI è davvero “sceso dalla croce”? No! Non è così! Il Santo Padre non è sceso né tantomeno ha rinunciato alla sua croce. Come si può giudicare un uomo che prende una decisione “dopo aver ripetutamente esaminato la propria coscienza davanti a Dio”? Lo si può giudicare agli occhi degli uomini e al contrario, la sua decisione deve essere vista agli occhi di Dio.
Benedetto XVI è il Papa agli occhi degli uomini ma è ancor prima un uomo di Dio. Un uomo; un uomo come lo era Gesù sulla croce mentre pronunciava le parole: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Gesù però dopo aver pronunciato quelle parole è rimasto sulla croce, direte tutti voi; ed è ciò che anche Joseph Ratzinger, l’uomo, fa dimettendosi. Va incontro alla sua croce, anzi “l’abbraccia con decisione”, rinunciando a guidare la Chiesa per il bene della Chiesa, consapevole che le sue forze sono venute meno ma soprattutto che come uomo di Dio ha portato a compimento il proprio compito e come “servo inutile” ha fatto ciò che doveva fare e non resta altro che rimettersi nelle braccia del Padre.
Tobia

Trovate il testo dell’omelia del Cardinal Scola sulle prime 3 stazioni della Via Crucis 2013 al seguente link 
clicca qui

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