sabato 16 febbraio 2013

L'EUROPA CHE E'. PARTE PRIMA

Tutte le forze vive – sia scientifiche che economiche o politiche – che muovono il mondo oggi hanno le loro radici nella cultura europea e inaridirebbero se questa dovesse andare in rovina.
Anche gli Stati Uniti che, da soli, si collocano in posizione di uguaglianza con l’Europa Occidentale nell’organizzazione materiale e tecnica, non sono in condizione di prenderne il posto e
 di proseguirne l’opera di organizzazione mondiale. Il mondo non è infatti semplicemente debitore nei confronti dell’Europa per le invenzioni scientifiche e per la tecnica economica che hanno cambiato le condizioni esteriori della vita umana; le deve anche gli ideali di libertà politica e di giustizia sociale che hanno portato un fermento di cambiamento nelle immobili società della Russia e dell’Oriente. Perfino i più accaniti nemici dell’Europa ne prendono a prestito le armi e le idee che le rivolgono contro.
Se l’Europa è, dopotutto, una benefattrice dell’umanità, perchè l’umanità non le è più grata? La risposta è abbastanza ovvia. La civiltà occidentale è screditata moralmente e perfino gli stessi popoli occidentali non possiedono più alcuna fede nel suo valore spirituale. Il particolarismo nazionale ha privato la cultura accidentale della sua unità morale e dei suoi comuni ideali spirituali e l’ha lasciata nuda al cospetto del mondo come un’opera puramente materiale di sfruttamento economico e di imperialismo predatore. Deve fronteggiare la rivolta dei popoli soggetti e il pericolo interno di instabilità sociale e di rivoluzione senza risorse spirituali e senza alcun richiamo più alto dell’interesse personale e dell’utilità pratica.
Il mondo antico attraversò una crisi simile. Roma, come l’Europa moderna, aveva conquistato e organizzato il mondo, e perso, nel corso di tale processo, la propria anima. Era destino di questa società, come della nostra, di distruggere le fondamenta su cui poggiava la sua forza. L’Europa moderna si trova oggi proprio nella stessa condizione di quella dell’Impero romano nel I secolo a.C.. Come Roma, ha conquistato e organizzato il mondo. Distruggendo il vecchio separatismo tribale e infrangendo le bariere fra Oriente e Occidente. Eppure la sua opera, come quella di Roma, è stata viziata dall’assenza di un fine spirituale, dell’egoismo e dello sfruttamento economico. Augusto, quantunque riuscisse a restaurare il prestigio morale dell’Impero romano, non riuscì a recuperare la vitalità spirituale. L’autore insiste sul fatto che il problema dell’Europa è essenzialmente spirituale. Il vero fondamento dell’unità europea si deve rinvenire non in accordi politici o economici, ma nella restaurazione della tradizione spirituale su cui quell’unità si basava originariamente.
L’uomo comune non ha consapevolmente negato la tradizione cristiana, l’ha semplicemente persa di vista nel suo concentrarsi sul progresso materiale. La sua perdita della fede è dovuta non tanto a un cambiamento di credenza quanto a un cambiamento di attenzione, a un volgersi della mente dalle cose dello spirito alle cose temporali, che provoca un ottundimento delle percezioni spirituali e un oscuramento dell’anima. Abbiamo tentato di combinare un’organizzazione del mondo più scientifica ed elaborata di quella conosciuta da qualsiasi precedente civiltà con una trascuratezza dei valori spirituali e con una negazione della necessità di ordine spirituale. Il vero significato dell’attuale crisi è quello di segnare il fallimento di questo tantativo, un fallimento che ogni cristiano deve considerare come l’ovvia e inevitabile conclusione di uno sviluppo che era intrinsecamente autodistruttivo. Il solo modo in cui la nostra civiltà può recuperare il suo equilibrio e la sua stabilità è attraverso la restaurazione dell’elemento spirituale, non meno essenziale per la cultura moderna di quanto lo sia stato per le civiltà del passato. L’Europa è condannata a morte, ma il cristianesimo non perirà con essa, si rivolgerà ai nuovi popoli e troverà abbondanti opportunità per la sua missione spirituale nelle civiltà del futuro.
La crisi dell’Europa è la crisi del mondo. Con le parole di Maritain, << un mondo nuovo sorge dall’oscura crisalide della storia>>; ma è solo l’Europa e per mezzo dell’Europa che questo mondo nuovo può realizzarsi. L’organizzazione materiale del mondo attraverso le idee europee e al scienza occidentale è una preparazione necessaria per quella unificazione spirituale dell’umanità che è missione del cristianesimo realizzare.
L’uomo moderno ha raggiunto improvvisamente una potenza e una ricchezza a malapena sognate da chi l’aveva preceduto. La conseguenza di questo stato di cose è che il meccanismo della civiltà moderna si è sottratto al controllo e minaccia di distruggere i suoi artefici. E’ come la storia, narrata da Shelley, dell’inventore che dedicò la vita a costruire un uomo artificiale: il risultato fu un mostro che perseguitò il suo creatore con odio inesorabile finchè non l’ebbe ucciso, perchè lo aveva fatto triste, infelice e senza un’anima. Analogamente, la nostra civiltà meccanica è un pericolo per noi, perchè manca di un’anima. L’abbiamo creata per servire i nostri bisogni immediati, in primo luogo quelli di ricchezza. Eppure è ora divenuta tanto potente da minacciare di assorbire l’intera vita e di renderne il singolo uomo nient’altro che un dente di ingranaggio della macchina economica.
         In Europa l’unica civiltà è la nostra e, se viene meno, noi veniamo meno con essa. D’altra parte, non possiamo riposare sui nostri successi e consentire che la nostra civiltà vada alla deriva. Il nostro compito deve essere costruttivo. Non possiamo abbandonare ne le nostre tradizioni spirituali nè il nostro sistema di organizzazione materiale. Sono entrambi elementi essenziali della tradizione occidentale. La sua potenza creativa è intimamente collegata alla forza della sua tradizione spirituale. Quando una società è unita dalla fedeltà a princìpi comuni e dalla dedizione a un comune scopo, è forte; quando questa unità spirituale scompare, la società decade.
Emmanuele
Fonte:
Autore: CHRISTOPHER H. DAWSON
Titolo: IL DILEMMA MODERNO
Editrice: LINDAU



(seconda parte)

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