Si racconta che
sant’Agostino mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare immerso nelle
sue profonde meditazioni, incontrò un bambino intento a versare con una
conchiglia l’acqua del mare in una piccola buca scavata nella sabbia.
Sant’Agostino lo guardò a lungo, poi gli domandò: “Bambino, cosa fai?”. Il
piccolo, senza interrompere il suo gioco, gli rispose: “Voglio chiudere il mare
in questa piccola buca!” E sant’Agostino: “Ma come puoi pensare di racchiudere
il mare, che è così grande, in una buca che è così piccola?”. Il bambino alzò
gli occhi, lo guardò fisso in volto e rispose: “E tu come puoi pensare di
comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente che è così limitata?!”.
Se non ci è concesso di
capire fino in fondo il mistero della Trinità, ci è concesso però di sapere
della Trinità questa bella notizia: il nostro Dio non è un solitario, ma una
comunità di amore. Quando Gesù nel il vangelo di oggi (Gv 16,12-15) ci dice
che “lo Spirito Santo prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”, vuol dire
che lo Spirito Santo ci comunica il segreto più intimo di Gesù, che è quello
della sua comunione col Padre: “Tutto quello che il Padre possiede è mio”.
A questa bella notizia se
ne aggiunge un’altra: perché creati “a sua immagine e somiglianza”, la
comunità d’amore della Trinità è stampata in ciascuno di noi. Noi siamo
progettati e creati per essere comunità e per vivere in relazione, non possiamo
vivere da solitari.
Il bambino ha bisogno di
sentirsi amato dai genitori, altrimenti cresce pieno di paure e di complessi.
L’adolescente sente forte il bisogno di amicizia e se ha la sensazione di non
avere degli amici e di non essere gradevole e simpatico, entra in crisi, non si
accetta. Il giovane cerca “la morosa/il moroso” giusti per lui/lei altrimenti
si sente incompleto, non realizzato. Marito e moglie cercano un figlio perchè
sanno di non bastare a se stessi, che né il lavoro né le cose riempiono la
vita. L’anziano, quando si accorge di non avere più affetti intorno, si lascia
morire.
Noi stessi siamo la prova
che Dio esiste e che siamo fatti a sua immagine. Ignorarlo è condannarsi alla
tristezza.
Don Marcello
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