sabato 18 giugno 2011

L’IMPRINTING DELLA TRINITA’

Vi proponiamo il commento al Vangelo domenicale (rito ambrosiano) scritto dal nostro carissimo Don Marcello...



Si racconta che sant’Agostino mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare immerso nelle sue profonde meditazioni, incontrò un bambino intento a versare con una conchiglia l’acqua del mare in una piccola buca scavata nella sabbia. Sant’Agostino lo guardò a lungo, poi gli domandò: “Bambino, cosa fai?”. Il piccolo, senza interrompere il suo gioco, gli rispose: “Voglio chiudere il mare in questa piccola buca!” E sant’Agostino: “Ma come puoi pensare di racchiudere il mare, che è così grande, in una buca che è così piccola?”. Il bambino alzò gli occhi, lo guardò fisso in volto e rispose: “E tu come puoi pensare di comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente che è così limitata?!”.

Se non ci è concesso di capire fino in fondo il mistero della Trinità, ci è concesso però di sapere della Trinità questa bella notizia: il nostro Dio non è un solitario, ma una comunità di amore. Quando Gesù nel il vangelo di oggi (Gv 16,12-15) ci dice che “lo Spirito Santo prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”, vuol dire che lo Spirito Santo ci comunica il segreto più intimo di Gesù, che è quello della sua comunione col Padre: “Tutto quello che il Padre possiede è mio”.

A questa bella notizia se ne aggiunge un’altra: perché creati “a sua immagine e somiglianza”, la comunità d’amore della Trinità è stampata in ciascuno di noi. Noi siamo progettati e creati per essere comunità e per vivere in relazione, non possiamo vivere da solitari.
Il bambino ha bisogno di sentirsi amato dai genitori, altrimenti cresce pieno di paure e di complessi. L’adolescente sente forte il bisogno di amicizia e se ha la sensazione di non avere degli amici e di non essere gradevole e simpatico, entra in crisi, non si accetta. Il giovane cerca “la morosa/il moroso” giusti per lui/lei altrimenti si sente incompleto, non realizzato. Marito e moglie cercano un figlio perchè sanno di non bastare a se stessi, che né il lavoro né le cose riempiono la vita. L’anziano, quando si accorge di non avere più affetti intorno, si lascia morire.

Noi stessi siamo la prova che Dio esiste e che siamo fatti a sua immagine. Ignorarlo è condannarsi alla tristezza.

Don Marcello

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