Raccontare
di me oggi è rendermi conto della trasformazione naturale che c'è stata
innanzitutto nella relazione con Dio ed in tutte le mie relazioni; è vedermi
diventare finalmente un donatore di amore e non più uno che lo ruba dove gli
capita.
A 14 anni ero un ragazzo tranquillo
anche, forse, un pò tonto. Ero tutto casa e chiesa, già animatore in parrocchia
senza sapere bene chi fosse Dio per me. Già rubacchiavo l'amore ma non me ne
rendevo conto e lo facevo perché in famiglia qualcosa era mancato soprattutto
il rapporto con mio padre: uomo dai mille vizi e incapace (non per colpa sua)
di amare veramente qualcuno. Questo accade fin da quando sei piccolo e ti
lascia ferite di cui crescendo non ti accorgi, e lasci andare.
Arrivano i 16 anni e con questi il
lento declino. Mio padre si ammala, ha un'emorragia cerebrale (finì su una
sedia a rotelle) ed io e mia sorella rimaniamo a casa da soli, imparando a fare
le cose da grandi quando nessuno dei due lo era. Ed è qui che mi rendo conto di
una cosa: io, in fondo, non avevo fatto nulla per meritarmi tutto quello che
era successo: né di avere un padre così, né tutta quella sofferenza.
E allora mi chiedo in continuazione
perché:"perché a me? Cosa ti ho fatto di male? Ed ora come si aggiustano
le cose?". Queste domande erano dirette a Dio. Mi sono arrabbiato con lui
e ho deciso che quelle domande non le avrei più ascoltate.
Comincia così la mia doppia vita:
catechista il pomeriggio, perché ti dà quella cosa di accettazione che in fondo
desideri e di cui hai bisogno, fattone la sera.
Comincia il tram tram delle canne e
dello spaccio. E' un attimo: da una si passa a due, poi a tre e alla fine
arrivi a 19 anni intorno ad una quindicina di canne al giorno. Ovviamente la
rabbia non diminuisce, così decido di porre un freno anche con la chiesa: Dio
me l'aveva fatta troppo grossa, oramai ero "grande" avevo un papà
(rabbioso) sulla sedia a rotelle in casa. Mia madre e mia sorella decidono di
scappare perché vivere con lui era diventato impossibile ed io resto lì, a fare
cosa?
Una sera decido di smettere di
fumare, al tempo la chiamai tachicardia, ora direi una bella "manona"
di Dio sulla mia testa. Nessuna ripercussione, nessun tentennamento. Le persone
che mi conoscono ridono quando gli dico di aver smesso (oh ridono di gusto
eh!!). Le domande che fino al giorno prima avevo sotterrato tornano a galla e
ormai sono gigantesche. Tutte rispondono ad un bel buco nero che chiamo
"perché nessuno mi ama?".
Questo era quello che ero. Poi è
avvenuta la lenta ri-conversione, un po' come Maria Maddalena al sepolcro che
si volta indietro e finalmente riconosce Gesù: un giorno un'amica mi porta, con
una scusa, in chiesa e mi fa conoscere un sacerdote e lui di punto in bianco mi
offre di vederci per un caffè. Accetto il caffè convinto che mi avrebbe fatto
un'omelia gigantesca e invece si dimostra solamente accogliente, mi lascia
parlare di tutto e alla fine parlo anche di Dio che scopro di avere abbandonato
solo io. Lui era lì ed io lo riconosco di nuovo e parlo di Lui come non ho
fatto mai. Li ricomincia il rapporto con Dio fatto di preghiera, messe (anche
in mezzo alla settimana), parlare con Dio a tu per tu in quella cappellina che
diventa quasi casa tua.
Lentamente mi riapproprio di me
stesso, di ciò che sono e Dio mi dimostra il suo amore infinito nonostante io
continui a rubare l'amore in tutte le cose che faccio, dal servizio alla
relazione con la mia ragazza, fino al 2 Agosto di quest'anno. In Porziuncola
porto la mia sofferenza in un pianto liberatorio lungo dieci anni di lacrime
sotterrate. Mi tocca il Suo amore, il Suo abbraccio paterno, quello che avevo
sempre desiderato da mio padre. Lui da padre me lo regala. Dico tra me e me:
vedi a lasciar spazio a Lui che cose che fa?!
Avevo scoperto la Provvidenza per
me, e ora la volevo concretizzare in casa, con mio padre. Oramai lo avevo già
perdonato perché, in fondo, mi aveva donato la cosa più importante: la vita,
che avevo scoperto essere bellissima.
Ma forse Lui non aveva perdonate me.
Un giorno lo ritrovo lì in casa, in un lago di sangue per via della dialisi e
dal momento in cui inizio a prendermi cura di lui ci ritroviamo ancorati ad un
amore nuovo, ad un modo di guardarci nuovo che non è il nostro ma Grazia vera
di Dio. Oggi facciamo cose da padre e figlio mai fatte in vita nostra, non
volano più insulti dentro casa ed io ho scoperto l'amore e come si dona in
maniera gratuita, spezzandosi per qualcun altro, proprio come se fossimo
eucarestia.
Ho scoperto che Dio non dà una vita
diversa ma fa diversa la vita, ti dona quel famoso cuore di carne di cui parla
il profeta Ezechiele, quel cuore che dice: "la vita è bella",
centrati in Dio è meravigliosa! Per quante cose brutte possano succederci c'è
un amore più grande per te, gratuito, che se gli lasci spazio fa veramente Miracoli.
FONTE: fratisog.it;
07.01.2016
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