Il pianista che suona per raccontare un incontro.
Parole e musica. Non per comporre
una canzone nel clima di Sanremo, ma per raccontare la vita che fiorisce dalle
ferite. La disabilità, grande parola moderna per ovattare l'urto di una
mancanza. L'alzheimer, che desertifica la mente. La dispersione della vita nel
gioco e nel divertimento che frastorna. Stasera non siamo venuti a una seduta
di addestramento per operatori sanitari, ma a un concerto per pianoforte.
Ci
introduce un notturno di Chopin, riconoscibile fin dalle prime due note.
Poi il pianista si alza e parla, raccontando dei suoi giri per il mondo: Los
Angeles, Brasile, Portogallo, Liguria, Ferrara, stasera Chioggia. Di tutti i
concerti in posti prestigiosi e fra tutti i premi ricevuti, racconta di una
sera in una casa di riposo: alla fine, un uomo va a congratularsi con lui e gli
indica una sedia vuota in fondo alla sala, accanto a una donna in carrozzina.
<<Ogni giorno vengo e sto lì accanto a mia moglie. Attendo>>. Che
cosa attendete? Quello che è accaduto durante il concerto. <<I medici mi
dicono che nelle persone malate di Alzheimer accadono lampi di lucidità: un
riconoscimento, un sorriso. Stasera è capitato dopo un brano che lei ha
suonato. Questo fatto è tutta la mia felicità!>>.
In
un'altra circostanza, una donna anziana si è messa in piedi e ha cominciato a
ballare davanti al musicista; poi ha chiamato altri e la platea si è
risvegliata. La musica è piena di dissonanze, come la vita: due note che
stonano; due persone che si contrastano. Accade un fatto: una terza nota
accorda le prime due; un'altra presenza compone il dissidio tra le persone:
forse un figlio, un amico. Forse Dio, che viene. Che cos'ha questo musicista
venuto dal Brasile, e ha incontrato tanti amici per il mondo, dalla Terrasanta
a Rimini, e parla di persone che anche noi in sala conosciamo, trattandoci come
amici?
Questa
musica non è un'esibizione, ma un racconto di vita. La percussione di un
dolore, la vibrazione di un amore, il sussurro di un bacio, il canto di
un'Ave Maria. Sappiamo che Marcelo Cesena (la pronuncia brasiliana nasconde
l'ascendenza italiana, calabrese, dice in un'intervista) ha avuto una vita
avventurosa, piena di ferite e disperazioni. Ora parla come un uomo guarito,
salvato. Salvato non appena dalla musica, ma da un incontro con persone - lui
dice: un incontro con Dio - che gli fa amare tutto ciò che la vita presenta,
perché da ogni fessura traspare la luce. Anche questa volta, la serata che ogni
anno l'Opera Baldo di Chioggia offre in memoria del suo primo presidente Filippo
Tiozzo, è stata una proposta di bellezza e verità. Nell'Auditrium di Chioggia
la musica ha raccontato la vita.
FONTE: Di
Angelo Bussetto 09-02-2016
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