lunedì 8 agosto 2016

CONDIVIDERE IL DOLORE RENDE FORTI



Elena,la sua vita sembra divisa in momenti dettati dal dolore : quello causato dalla malattia di suo figlio Maxim,  affetto da paralisi celebrale e scomparso a 30 anni nel 2015;  e un secondo momento in cui il dolore incontra  un senso anche grazie alla sua condivisione. Quanto è importante non chiudersi nella disperazione,  ma affrontarla con gli altri?

            Per ogni famiglia che ha un bambino con problemi di salute, il primo periodo è  difficile,  porta con sé un grande dolore e ci si sente smarriti davanti alla malattia. Si è in  preda  allo sconforto e alla frustrazione che logora dentro.  La mia famiglia non è stata un'eccezione.  Le persone che consideravo  anche sì sono rivelate distaccate davanti al problema.  Ho dovuto lasciare il lavoro, perché Maxim ha avuto bisogno di cure costanti.  E' stata la situazione stessa a darmi forza,  insieme alla fede e a nuove persone più attente.  All'inizio,  mi sentivo come la sola al mondo ad avere un figlio disabile, poi, l'incontro con le altre mamme con il mio stesso destino mi hanno dato coraggio,  ci siamo sostenute e date forza.

Come si accetta la malattia di un figlio?  

            Per me,  Maxim è stato il miglior figlio che potessi avere ringrazio Dio di avermelo donato nonostante tutto,  non l'ho considerato mai semplicemente malato,  ma un bambino venuto per insegnarmi qualcosa in più,  almeno farmi scoprire più forte.  Avere un figlio con una patologia così invalidante è qualcosa che farebbe sanguinare il cuore di ogni mamma.  Rendermi conto che mio figlio non reagiva ad alcuno stimolo è stata una sofferenza indicibile.  Per quanto fosse faticoso stare a casa in quella situazione,  ogni suo sorriso mi dava la forza di spostare le montagne.  Sono grata all'esempio di Santa Rita e all'aiuto delle suore che mi hanno permesso di capire che se si ha fede si può superare tutto.  Parlare di questa esperienza è per me  molto emozionante, ma mi fa piacere se può servire come incoraggiamento per quelli che vivono questa prova.

Che ruolo ha  il suo impegno a  Gomel,  dell'Associazione delle famiglie con i figli inabili,  colpiti da paralisi  celebrale o patologie di midollo spinale,  di cui è fondatrice e presidente?

            Il contatto con la sofferenza ti trasforma,  ti rende più sensibile alla sofferenza degli altri.  Essere di aiuto e aiutare i ragazzi in un percorso di inserimento allevia il mio dolore.  L'associazione è nata per riempire il vuoto di solitudine in  cui si  sentivano le mamme dei bambini con disabilità. Il nostro motto è "insieme siamo più forti".  Questo impegno mi fa sentire gratificata,  perché l'aiuto concreto è molto importante che parlare solo di disabilità.  Le famiglie hanno bisogno di assistenza sia morale che materiale e l'associazione lavora per questo.

            <<Santa Rita, certamente,  mi è venuta incontro e mi è stata vicina,  sostenendomi dal cielo e dandomi così la forza e il coraggio di andare avanti.>>

FONTE: Bimestrale del Monastero agostiniano Santa Rita da Cascia. MAG.-GIU. 2016

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