L'autore, per sviluppare l'argomento,
fa riferimento a Popper (filosofo austriaco) che accusava i suoi interlocutori
di non capire le conseguenze della televisione perché, <<immersi in
questo mondo di immagini - diceva - non vi rendete conto di quanto in
profondità essa modifichi le basi della educazione. La televisione cambia
radicalmente l'ambiente e dall'ambiente così brutalmente modificato i bambini
traggono i modelli da imitare. Risultato: stiamo facendo crescere tanti piccoli
criminali>>.
Le garanzie che preservano lo stato
di diritto e le libertà elementari insieme, la sicurezza dei cittadini e la
possibilità di criticare il potere, in una parola, le basi della civiltà
liberale sono affidate, in primo luogo, ai processi educativi. E' l'educazione,
il mezzo principale, che consente di mantenere la violenza al di sotto della
soglia di pericolo, quella oltre la quale viene minacciata la sopravivenza
della società aperta. Ed educare vuol dire, prima di tutto, educare alla non
violenza. Qui la televisione viene vista da Popper, ancora prima che come uno
strumento di manipolazione dell'opinione a beneficio del potere - tema che ha
pure una sua rilevanza anche per lui -, come un fattore di disturbo della
educazione alla non violenza. Hanno colto bene il significato liberale degli
spunti popperiani di critica alla televisione, Sebastiano Maffettone e Luciano
Pellicani:<<La televisione - scrive il primo - soprattutto nel caso dei
bambini molto esposti e con poche alternative culturali disponibili, è uno
strumento educativo fondamentale. Come la violenza famigliare genera una
cattiva formazione del carattere, così la violenza televisiva in particolare
costituisce una minaccia per la crescita morale, sana del fanciullo>>.
I produttori di tv, fanno business cercando
l'audience, lavorano per primeggiare nello show, vogliono più pubblicità, hanno
come fine l'intrattenimento delle masse, e invece hanno messo su un gigantesco
asilo d'infanzia, più importante, influente, seducente di tutti gli asili e le
scuole del mondo. Inoltre, e questo è un altro aspetto, secondo Popper, una
democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione.
Formare le abitudini dei figli, a
volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore perché ci sono cose
migliori da fare, o perché la considerazione verso gli altri membri della
famiglia lo richiede o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono
abitualmente, ed a lungo, della televisione come di una specie di bambinaia
elettronica, abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli.
Un'altro riferimento è rivolto all'atteggiamento
del Papa (Wojtyla) , di quello stesso che per primo, nella storia della Chiesa,
ha colto tutte le potenzialità dell'incontro tra l'ecumenismo del massaggio
cristiano e l'ecumenismo del mezzo televisivo. Il suo atteggiamento è
prevalentemente negativo, critico, allarmato. Anche il messaggio del gennaio
del '96, all'annuale appuntamento pontificio con il tema dei media, registra
una posizione molto preoccupata: <<Un settore tanto decisivo della
società non va [...] abbandonato ai giochi del mercato, ma va opportunamente
tutelato. Ciò sia per garantire un equilibrato
e democratico confronto delle opinioni, sia per salvaguardare i diritti dei
singoli membri della comunità, specialmente dei più giovani e dei meno
dotati di senso critico>>.
Wojtyla scriveva ancora nel 1980 :
<<Si parla di "videodipendenza", un termine entrato ormai
nell'uso comune, per indicare il sempre più vasto influsso degli strumenti
della comunicazione sociale, con la loro critica di suggestione e di modernità,
che hanno sui giovani. Bisogna esaminare a fondo questo fenomeno, verificarne
le reali conseguenze su recettori che non abbiano ancora maturato una
sufficiente coscienza critica. Non è infatti questione soltanto di un
condizionamento del tempo libero, cioè di una restrizione degli spazi da
riservare quotidianamente ad altre attività intellettuali e ricreative, ma
anche di un condizionamento della stessa psicologia, della cultura, dei
comportamenti della gioventù>>. Il Papa è cosciente del fatto che essa
tende a togliere, a chi la guarda, ogni attitudine critica razionale.
Non solo i mass media non mettono
argini, ma tendono a spingere dalla parte opposta, ad alimentare
<<corruzione morale e decadenza culturale>>. La televisione, che lo
sappia o no chi la fa, ha una funzione educativa e si sta sostituendo alla
famiglia e alla scuola, ma anche - aggiungeva Brzezinsky - alla Chiesa. Anche
lui vedeva nella competizione per l'audience una tendenza intrinsecamente e
fatalmente destinata a peggiorare la qualità dei programmi nel tempo. Il
risultato è che la televisione occidentale è progressivamente sempre più
incline al sensuale, al sessuale e al sensazionale. Non è una esagerazione dire
- commenta Brzezinsky - che i produttori cinematografici di Hollywood e i
produttori televisivi sono diventati sovvertitori culturali che, sfruttando
cinicamente la protezione offerta dal Primo emendamento della Costituzione,
hanno propagato un'etica socialmente autodistruttiva. Di questo passo il mondo
va diritto verso <<lo scontro frontale tra il consumatore insaziabile e
chi resta a guardare, privo di tutto>>. Effetti destabilizzanti,
svuotamento morale, minacce alla democrazia. Nel Secondo e nel Terzo Mondo
passa per una descrizione attendibile di un possibile modo di vita. Essa
condiziona in buona parte l'orizzonte delle aspettative legate alla migrazione.
Un aspetto dell'argomento è la democrazia
che consiste nel mettere sotto controllo il potere politico. E' questa la sua
caratteristica essenziale. Non ci dovrebbe essere alcun potere politico
incontrollato in una democrazia. Ora, è accaduto che questa televisione sia
diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche
il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla. E così sarà se
continueremo a consentirne l'abuso. Essa è diventata un potere troppo grande
per la democrazia. Nessuna democrazia può sopravvivere se, all'abuso di questo
potere, non si mette fine. In questo momento se ne abusa sicuramente, ma
l'abuso può avvenire dovunque. Se ne fece ovviamente abuso in Russia. In Germania
non c'era la televisione sotto Hitler, anche se la sua propaganda fu costruita
sistematicamente quasi con la potenza di una televisione. Credo che un nuovo
Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito. Una democrazia non può
esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non
può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà stato
pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono
ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno
resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i
modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi.
Un'altro aspetto del problema, sono
i bambini che abusano della televisione. La televisione vive nel presente, non
ha rispetto per il passato e ha scarso interesse per il futuro. Guardare la
televisione incoraggia atteggiamenti che per i bambini possono essere
disastrosi. Una delle funzioni primarie dell'istruzione, sia a casa che a scuola, è di collegare il passato
con il futuro, di mostrare in che modo il presente discende da ciò che lo ha
preceduto , e in che modo il futuro è legato ad entrambi.
La televisione non può costituire
un'utile fonte di informazione per i bambini, e anzi può essere una fonte di
informazione pericolosa. Essa presenta idee false e irreali; non possiede un
sistema di valori coerente se non il consumismo; fornisce scarse informazioni
utili circa l'io dello spettatore. Tutto ciò rende la televisione uno strumento
di socializzazione pessimo. Si può prevedere che alcuni genitori riducano il
tempo che concedono ai figli per guardare la televisione, ma non tutti i
genitori sono disposti a dirlo; non tutti ne sono convinti. Il danno che la
televisione arreca è personale, sociale, fisico e mentale.
La televisione è una ladra di tempo:
deruba i bambini di ore preziose, essenziali per imparare qualcosa sul mondo e
sul posto che ciascuno vi occupa. E questo sarebbe già abbastanza negativo. Ma
la tv non è soltanto ladra: è anche bugiarda.
Guardando la televisione i bambini vi scorgono una fonte ragionevole di
informazioni sul mondo. Questo non è vero, ma loro non hanno modo di capirlo.
Per quel pò di verità che la televisione comunica, c'è molto di falso e di
distorto, sia in materia di valori che di fatti reali.
EMMANUELE
FONTE: Titolo: "Cattiva maestra
televisione"; Autore: Giancarlo Bosetti; Editore: Marsilio.
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