venerdì 24 febbraio 2012

TUTTI NEL DESERTO (Mt 4,1-11)

Cari tutti, vi proponiamo il commento al Vangelo domenicale (I Quaresima – Rito Ambrosiano) del nostro caro Don Marcello che, per impegni pastorali, non potrà proseguire a scriverci. Lo ringraziamo di cuore per il suo costante servizio e speriamo che possa riprenderlo quanto prima.

Come Gesù (Mt 4,1-11) anche noi entriamo nel deserto della Quaresima, per affrontare le tentazioni della vita e vincerle.
Dì che queste pietre diventino pane”. La prima tentazione superata da Gesù è la convinzione che la vita sia tutto quello che si vede, si tocca, si mangia, si pesa, si misura. E’ una tentazione tremenda che scippa la nostra vita dell’orizzonte di senso. Tu mangi e bevi, tocchi e vedi, pesi e misuri, ma per arrivare dove? Tu che vuoi sapere perché sei al mondo e come si può essere felici, pensi davvero che le cose ti possano dare una risposta? Il vangelo dice che la volontà di Dio nutre Gesù più del pane. Che non sia qui la risposta da cercare anche per noi? Che sia cioè la parola di Dio a nutrire la nostra vita più delle cose di tutti i giorni? Se la parola di Dio ti manifesta qual è il bene per te, allora è su di lei che regoli le tue scelte, il tuo tempo, le tue relazioni.
“Gettati giù”, tanto Dio ti proteggerà. La seconda tentazione è la convinzione che bisogna comunque verificare che nutrirsi della Parola di Dio serva realmente a qualcosa. Se ti butti giù fidandoti di Dio e poi ti sfracelli al suolo, cosa ti è servito a credere? E’ una tentazione subdola perché non ti dice di rifiutare la parola di Dio, ma di verificarla. Ma Gesù sa che questa non è la fede. La fede ti rende sicuro in partenza che Dio ti protegge, senza doverlo verificare, perché nel momento in cui lo verifichi manchi di fede. Un po’ come due giovani che, prima del matrimonio, vogliono convivere per “provare”. Ma provare l’amore dell’altro/a è una contraddizione, perché manifesta già in partenza che tu non ti fidi di lui/lei, e senza questa fiducia l’amore non c’è.
“Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. L’ultima tentazione è la convinzione che nella vita, pur di ottenere vantaggi immediati, va bene piegare le ginocchia ad altri dei: il nostro io, la carriera, i soldi, il successo, la droga, il corpo, il gioco. Ma non ti accorgi che ne resti intrappolato? Che perdi la tua libertà? Ma noi, pur di non dipendere da Dio, abbiamo smesso di credere il lui, per finire poi col servire padroni che ci sfruttano. La parabola del figliol prodigo insegna. Uno solo, invece, è il Dio da adorare.
Vuoi davvero vincere le tentazioni? Fai come Gesù, prendi sul serio la Parola di Dio. Cosa vuol dire per te “sul serio”?

Don Marcello

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