sabato 4 febbraio 2012

ORGOGLIOSI DI CREDERE (Mt 15.21-28)

Fermiamoci sull’episodio del Vangelo (Mt 15.21-28), perché qualche interrogativo su Gesù ce lo pone. Lui che è sempre stato aperto e accogliente verso tutti, qui no! Gesù si chiude di fronte alle richieste di una donna, per altro giustificate perché “la figlia è tormentata da un demonio”. Qui Gesù non sembra fare la parte del salvatore, ma del buon ebreo che rifiuta la richiesta, perché viene da una donna e per di più pagana e straniera. Per un pio ebreo ce n’è abbastanza per dire di no.
Ciò che convince Gesù a cambiare atteggiamento è la fede della donna. Questa non è più soltanto una madre pagana che cerca di strappare un miracolo ad un giudeo che ha la fama di compiere miracoli, ma è la rappresentante dei pagani venuti alla fede. Per questo la risposta ultima di Gesù è la salvezza, la guarigione della figlia ottenuta per la fede. Con questo miracolo Gesù inaugura la sua missione tra i pagani. Già da subito, e non solo nel futuro, i pagani, sono trattati da Gesù alla pari dei giudei. Anche loro hanno diritto al pane alla pari di tutti. La cosa è cosi vera che l’incontro con questa donna e il miracolo che ne segue, si collocano tra due moltiplicazioni dei pani e dei pesci. Nella prima moltiplicazione Gesù ha sfamato solo quelli del suo popolo, nella seconda anche i pagani.
Qual è allora il significato dell’episodio? La fede sincera è l’unica condizione per appartenere alla comunità dei salvati. Noi apparteniamo alla Chiesa grazie alla fede in Gesù Cristo e solo per questo. E sono contento che il Papa abbia indetto l’anno della fede a partire dall’ottobre di quest’anno, perché - diciamo la verità - una profonda crisi di fede ha toccato molte persone. E noi non possiamo rassegnarci che la fede diminuisca o sparisca, perché siamo convinti che sia l’unica e vera risposta alle domande di senso che ci poniamo. Un convertito, Vittorio Messori, diceva al riguardo: “Se sei in fondo ad un letto di ospedale che fai? Chiami l’intellettuale alla moda? Cerchi un senso leggendo L’Espresso o Capital? O un libro di teologia che ti parla di rivoluzione politica? Noi dobbiamo presentare Cristo per quello che è: l’unica risposta alle domande a cui nessuno sa rispondere”.

Don Marcello

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