giovedì 16 febbraio 2012

LA DOMENICA DEL PERDONO (Lc 18,9-14)

Così viene chiamata questa domenica a distanza di una settimana dalla Quaresima, per indicarci l’atteggiamento giusto per iniziare il tempo santo che ci prepara alla Pasqua.

L’atteggiamento giusto è quello del pubblicano della parabola che “si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbia pietà di me peccatore” (Lc 18,9-14). Il Vangelo lo descrive umile e, per questo motivo, giustificato.
L’umiltà di fronte a Dio consiste nel sentirsi costantemente bisognosi, nella preghiera e nella vita, del suo perdono e del suo amore. Nel caso della preghiera, il pubblicano prima guarda Dio e poi guarda se stesso e, dal confronto, si riconosce talmente distante da Lui che non si vanta, non esige, ma solo chiede di essere perdonato. Uno sguardo dall’alto verso il basso che lo ha reso capace di leggere con verità la sua vita e di affidarsi.
Al contrario, il fariseo prima guarda se stesso e poi guarda Dio. Partendo da sé si scopre buono e bravo, le sue opere lo dimostrano. Poi guarda Dio, ma non per mettersi in discussione - è bravo! -, ma col piglio della pretesa. Si ritiene in credito verso Dio. Non si aspetta la salvezza come un dono, ma come un premio che gli è dovuto per il bene fatto. E’ sbagliato il suo punto di partenza: uno sguardo dal basso verso l’alto che gli ha impedito di affidarsi e lo ha portato a giudicare severamente gli altri. E’ quanto dice anche S. Paolo: “D’ora in poi non giudichiamoci più gli uni gli altri; piuttosto fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello (II lettura).
Questa umiltà si dimostra in modo evidente quando ci accostiamo al sacramento della Confessione. Un sacramento accompagnato sempre da un certo disagio; lo stesso del pubblicano che “non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo“; lo stesso che proviamo anche noi con un po’ di rossore quando ci confessiamo. Ma è bene che sia così, perché questo rossore fa da contrappeso alla sfrontatezza con cui abbiamo commesso il peccato. Tuttavia, ci deve incoraggiare alla Confessione la parola di Dio: “Giuro di non più adirarmi con te e di non più minacciarti. Non si allontanerà mai da te il mio affetto, né vacillerà la mia alleanza” (I lettura).
Un bel incoraggiamento non vi pare?

                                                                                                                                         Don Marcello

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