venerdì 8 aprile 2011

COMMENTO AL VANGELO: LA VESTE BATTESIMALE

  
Ringraziamo il nostro carissimo Don Marcello per averci concesso di pubblicare il suo commento alla liturgia di domenica prossima (rito ambrosiano).

Il vangelo della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-53) ha un significato fortemente simbolico, soprattutto se accostato alla prima lettura dell’Esodo, dove si racconta del passaggio del mar Rosso.
Tra la schiavitù e la libertà c’è di mezzo un mare che, grazie alla parola risolutiva di Dio, diventa una tomba per gli egiziani e luogo di salvezza per gli ebrei. Anche tra la morte e la vita di Lazzaro c’è di mezzo la parola imperativa di Gesù che lo strappa dalla tomba e lo riporta alla vita. Anche il battesimo è elemento di passaggio tra due situazioni opposte: da una parte la morte, dall’altra la vita. Il battesimo infatti è il sacramento che fa rivivere all’uomo la pasqua di Cristo, cioè il passaggio attraverso la morte verso la risurrezione.
Nel rito ambrosiano è rimasta la forma antica del fonte battesimale che richiama quella di una tomba. Il nostro fonte battesimale infatti ha un gradino in giù, per dire: Tu che ricevi il battesimo, ricordati che stai scendendo come in un una tomba, dove lasci il peccato e risusciti a vita nuova.
Quando si parla di passaggio dalla morte alla vita nel battesimo, non si parla della morte e della vita biologiche, ma di qualcosa d’altro.
Morte è la lontananza da Dio. Morte è la mancanza di senso che ci impedisce di condurre un’esistenza che non sia come quella degli animali. Morte è la mancanza di fede che lascia l’uomo disperato di fronte ai fallimenti della vita.
Vita è un rapporto di comunione infrangibile con Dio. Vita è dare un senso positivo all’esistenza perché si sa da dove si viene e dove si va. Vita è credere in Gesù Cristo.
Per significare la vita nuova ricevuta nel battesimo, il cristiano riceve una veste bianca da portare senza macchia. Ma, visto che la macchia con il peccato, il cristiano non si rassegna, non lo accetta come inevitabile o normale, ma lo considera contraddittorio rispetto alla sua scelta battesimale. Per questo, fa di tutto per ricevere il “secondo battesimo” che è il sacramento della penitenza. S. Ambrogio ha un’espressione felice al riguardo: “La Chiesa possiede l’acqua e le lacrime: l’acqua del battesimo e le lacrime della penitenza”. Carissimi, da qui a Pasqua è tempo di “lacrime”.

   Don Marcello

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