Care amiche,
cari amici,
La mozione approvata il 1° luglio
dalla maggioranza del Consiglio regionale lombardo che impegna la Giunta a
individuare una data per istituire in Lombardia una “Festa della famiglia
naturale” mi sembra uno di quegli atti che meritano di essere sottolineati ed
enfatizzati.
Come dimostrato anche dalle reazioni
e dalla discussione in Consiglio, il gesto è politico nel senso più alto e
nobile del termine. Esso infatti afferma con molta chiarezza che la Lombardia
non vuole andare nella direzione contraria alla famiglia presa dall'Unione
europea e dal governo italiano, che hanno ormai accolto e promuovono in tutte
le circostanze possibili l'equiparazione della famiglia naturale a quella fra
persone dello stesso sesso (per ora, in attesa di altre possibili
equiparazioni).
Il documento è importante anche
perché ricorda la verità fondamentale che la famiglia si fonda sulla
complementarietà sessuale, per cui vanno osteggiate tutte le iniziative
promosse nelle scuole italiane (che vengono precisamente indicate) volte a
imporre un'educazione sessuale omosessualista, che nega e umilia chi afferma la
differenza naturale del maschio e della femmina e la necessità di proteggere e
valorizzare questa caratteristica costitutiva della persona.
Il documento è importante anche
perché ricorda che la famiglia va protetta e promossa dalla società e dallo
Stato perché componente essenziale del bene comune e così risponde a chi ogni
giorno ci chiede perché non vogliamo permettere ai gay di sposarsi: perché la
loro unione, non potendo trasmettere la vita, per ragioni naturali ed evidenti,
non può contribuire allo sviluppo della società e al suo bene comune. Il
documento ricorda anche i diritti degli omosessuali, che vanno accolti e
riconosciuti, ma in quanto diritti individuali che non possono, e non
dovrebbero pertanto neppure da un punto di vista legislativo, dare luogo alla
costituzione di una famiglia.
Il documento è molto coraggioso anche
perché va in controtendenza rispetto ai due principali partiti nazionali (il
Partito Democratico e Forza Italia) che stanno organizzando un compromesso
sulle regole elettorali e su alcuni aspetti del sistema istituzionale e che
sembrano non volersi contrapporre su questioni di principio, come quelle
inerenti alla famiglia. Infatti, la recente proposta delle unioni civili per
persone omosessuali, prevista nell'agenda del governo a partire da settembre,
sembra non incontrare nessuna resistenza non soltanto da parte di Forza Italia,
ma anche da parte di Fratelli d'Italia e del Nuovo Centro Destra.
Tuttavia il documento, e la Festa che
verrà istituita, possono rimanere ininfluenti se non verranno ripresi e
rilanciati nella vita della società da parte di tutte le associazioni che si
stanno da tempo preoccupando degli interessi della famiglia. Si tratta quindi
di fare in modo che il Forum delle associazioni familiari, i Comitati
Sì alla famiglia, le Sentinelle in Piedi, le diverse associazioni e
i movimenti pro-family rilancino questa iniziativa presentandola al loro interno
e sostenendola in ogni modo. Anche i Comuni della Lombardia, grandi e piccoli,
dovrebbero riprendere questo documento e farlo proprio, almeno quei Comuni
governati da maggioranze politiche favorevoli alla famiglia.
In sintesi dobbiamo dire che siamo di
fronte a un documento coraggioso, anche perché non fa calcoli elettorali, non
si chiede se difendere oggi la famiglia possa essere politicamente conveniente,
ma la difende e basta. Non soltanto, ma la promuove impegnando la Giunta
regionale a introdurre il "fattore famiglia" quale criterio per
decidere il sostegno alle politiche a favore delle famiglie lombarde. Quindi,
qualcosa anche nella prospettiva dell'aiuto concreto e della promozione della
famiglia.
Questo documento arriva in un
momento molto delicato e difficile nella battaglia a sostegno della famiglia. È
sotto gli occhi di tutti che non ci sono le condizioni del 2007, quando un
mondo cattolico guidato dal card. Ruini seppe portare in piazza oltre un
milione di persone e, grazie alla sponda politica del centro-destra che ancora
scommetteva sulla famiglia, poté così affossare il progetto delle unioni civili
di allora, i Dico promossi anche dalla "cattolica adulta" Rosy
Bindi, allora ministra della famiglia nel governo Prodi. Tuttavia, se è vero
che non ci sono quelle condizioni, se è vero che in Parlamento prevalgono
ampiamente i fautori di una legge liberticida sull'omofobia (che nella
precedente legislatura venne dichiarata per due volte incostituzionale), è
altrettanto vero che chi scese in piazza sette anni fa non ha cambiato
opinione, come dimostrano le tante Sentinelle in Piedi che protestano in
cento città italiane con uno stile affascinante e discreto, come dimostrano i
convegni affollati e come ha dimostrato persino la laicissima Francia con il
grande successo delle manifestazioni della Manif pour tous.
Ecco perché è importante il segnale
che proviene da Regione Lombardia. Potrebbe essere soltanto il canto del cigno
di una maggioranza che vuole terminare nella gloria il mandato popolare ricevuto,
ma potrebbe anche indicare un esempio da seguire, un modello capace di dare
speranza. Dipende molto da noi, dalla nostra capacità di cogliere l'occasione e
di rilanciarla per tenerla viva.
Ricordiamolo.
EMMANUELE
FONTE : Marco Invernizzi di Alleanza Cattolica
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