Ferite sociali dell'identità di genere e loro
storia
Le relazioni che formano l'identità
non sono però solo quelle familiari; anche la società ha una grossa influenza
in questo difficile e delicato processo. Proprio per questo la Chiesa ha
elaborato una dottrina sociale: la società ha un ruolo importante nel
facilitare o nell'ostacolare la piena realizzazione dell'uomo, ossia la sua
santificazione.
A dispetto di quanto dicono gli
attivisti gay, possiamo dire che fino al XIX secolo l'omosessualità - intesa
come disturbo dell'identità di genere - non esisteva. Esistevano, invece, gli
atti omosessuali, cioè la sodomia, come nell'antichità classica greca e romana.
La svolta si ha con la Rivoluzione
francese, che determinò un cambiamento radicale nel modo di concepire l'uomo e
la sua relazione con la società e con il mondo. Con la Rivoluzione, invece, si
comincia a rappresentare la società come una massa di individui indifferenziati
sui quali domina lo Stato.
Lo psicoterapeuta Viktor Frankl
(1905-1997) fa risalire a questo processo di perdita dei valori e dei punti di
riferimento tradizionali la mancanza di senso e il sentimento di inadeguatezza
che pervadono l'uomo moderno: <<Eccoci arrivati alla grande nevrosi
collettiva mondiale. Da che cosa è nata? [...] ciò è avvenuto dapprima
nell'evoluzione, a causa della perdita degli istinti da parte dell'uomo nel
corso della sua ascesa, e poi a causa della perdita delle tradizioni, con
l'avvento dell'era moderna, del progresso, dell'illuminismo. Quindi la
condizione attuale in realtà deriva dalla perdita di una precedente
sicurezza>>.
Allo stesso modo si esprime il
cardinale Godfried Daneels, arcivescovo di Malines - Bruxelles: <<Prima del XVIII secolo,
l'uomo europeo viveva in un universo armonioso, posto all'interno di una rete
di relazioni ben integrate. La relazione con Dio, con l'universo, col cosmo, i
suoi rapporti con gli uomini e la società, con sé stesso erano ben definite.
Ogni cosa aveva il suo posto e c'era un posto per ogni cosa. Si era stabilito
un solido quadro di riferimento e la religione ne era il cemento. Le regole del
gioco - se possiamo così esprimerci - in religione, in morale e in politica,
erano fissate ed accettate. A partire dal XVIII secolo le cose sono
cambiate>>.
Non è un caso, infatti, se il
termine "nevrosi" - che indica il "male di vivere" - fu
coniato alla fine del XVIII secolo; non è un caso nemmeno se, come testimonia
la medievista Régine Pernoud (1909-1998), nel Medioevo era praticamente
sconosciuto il suicidio, che oggi costituisce una delle principali cause di
morte: <<io sono stata accusata di parlare soltanto delle
"luci" del Medioevo, dimenticando talora le ombre. Alle luci,
naturalmente, vanno aggiunte anche le ombre, ma ciò che è straordinario del
Medioevo è la sua scala di valori. Era un tempo che aveva un senso della vita,
radicato nel cristianesimo, che noi oggi riusciamo a stento a capire: pensi che
in tutto il millennio abbiamo un solo caso di suicidio documentato; il suicidio
era praticamente sconosciuto>>.
Se, in accordo con i massimi
studiosi dell'omosessualità (Adler, Bieber, Moberly, Nicolosi, van den
Aardweg), consideriamo anche questo fenomeno come un senso di inadeguatezza nei
confronti delle persone del proprio sesso e del ruolo che esse hanno nella
società - e non confondiamo l'omosessualità con la pratica omosessuale -
possiamo ipotizzare che prima del XVIII secolo l'omosessualità come tale non
esiste. Condivide questa ipotesi l'intellettuale omosessuale francese Michel
Foucault (1926-1984), che nella sua "Storia della sessualità" scrive
<<La sodomia - quella degli antichi diritti civile e canonico - era un
tipo particolare di atti vietati; il loro autore ne era soltanto il soggetto
giuridico. L'omosessuale del XIX secolo, invece, è diventato un personaggio: un
passato, una storia, ed un'infanzia, un carattere, una forma di vita; una
morfologia, anche, con un'anatomia indiscreta e forse una fisiologia
misteriosa>>.
Ideologie contro l'identità: l'ideologia gay
Tra le cause dei mutamenti sociali,
che tanta parte hanno nello sviluppo della nostra identità, bisogna ovviamente
considerare le ideologie - che hanno come obiettivo proprio il cambiamento
della società - in particolare l'ideologia di genere e l'ideologia gay.
Ricordo nuovamente la fondamentale
distinzione tra omosessuali e gay: le persone omosessuali sono coloro che
provano una attrazione sessuale per le persone dello stesso sesso; i gay sono
coloro che si riconoscono in una ideologia socio-politica secondo la quale
l'omosessualità è normale ed equiparabile in toto all'eterosessualità,
addirittura buona per sé e per la società.
In realtà, l'omofobia - oltre che
uno strumento ideologico - è più propriamente una proiezione sul mondo esterno
del senso di inadeguatezza della persona con tendenze omosessuali.
La recente questione dei
PACS/DICO/CUS e affini, nonostante sia stata presentata come la soluzione ad
una carenza giuridica, rappresenta in realtà una leva del movimento gay per
cambiare la mentalità pubblica nei confronti dell'omosessualità: se le unioni omosessuali
fossero riconosciute significherebbe che sono equivalenti a quelle
eterosessuali; quindi l'omosessualità sarebbe equivalente all'eterosessualità
(e quindi normale) a parte la piccola e, ormai, irrilevante questione
dell'orientamento omosessuale.
EMMANUELE
FONTE: Da i quaderni de "Il Timone";
AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni
Art.
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