mercoledì 4 giugno 2014

L'IDENTITA' DI GENERE PARTE 7



Ferite sociali dell'identità di genere e loro storia

            Le relazioni che formano l'identità non sono però solo quelle familiari; anche la società ha una grossa influenza in questo difficile e delicato processo. Proprio per questo la Chiesa ha elaborato una dottrina sociale: la società ha un ruolo importante nel facilitare o nell'ostacolare la piena realizzazione dell'uomo, ossia la sua santificazione.

            A dispetto di quanto dicono gli attivisti gay, possiamo dire che fino al XIX secolo l'omosessualità - intesa come disturbo dell'identità di genere - non esisteva. Esistevano, invece, gli atti omosessuali, cioè la sodomia, come nell'antichità classica greca e romana.


            La svolta si ha con la Rivoluzione francese, che determinò un cambiamento radicale nel modo di concepire l'uomo e la sua relazione con la società e con il mondo. Con la Rivoluzione, invece, si comincia a rappresentare la società come una massa di individui indifferenziati sui quali domina lo Stato.

            Lo psicoterapeuta Viktor Frankl (1905-1997) fa risalire a questo processo di perdita dei valori e dei punti di riferimento tradizionali la mancanza di senso e il sentimento di inadeguatezza che pervadono l'uomo moderno: <<Eccoci arrivati alla grande nevrosi collettiva mondiale. Da che cosa è nata? [...] ciò è avvenuto dapprima nell'evoluzione, a causa della perdita degli istinti da parte dell'uomo nel corso della sua ascesa, e poi a causa della perdita delle tradizioni, con l'avvento dell'era moderna, del progresso, dell'illuminismo. Quindi la condizione attuale in realtà deriva dalla perdita di una precedente sicurezza>>.

            Allo stesso modo si esprime il cardinale Godfried Daneels, arcivescovo di Malines  - Bruxelles: <<Prima del XVIII secolo, l'uomo europeo viveva in un universo armonioso, posto all'interno di una rete di relazioni ben integrate. La relazione con Dio, con l'universo, col cosmo, i suoi rapporti con gli uomini e la società, con sé stesso erano ben definite. Ogni cosa aveva il suo posto e c'era un posto per ogni cosa. Si era stabilito un solido quadro di riferimento e la religione ne era il cemento. Le regole del gioco - se possiamo così esprimerci - in religione, in morale e in politica, erano fissate ed accettate. A partire dal XVIII secolo le cose sono cambiate>>.

            Non è un caso, infatti, se il termine "nevrosi" - che indica il "male di vivere" - fu coniato alla fine del XVIII secolo; non è un caso nemmeno se, come testimonia la medievista Régine Pernoud (1909-1998), nel Medioevo era praticamente sconosciuto il suicidio, che oggi costituisce una delle principali cause di morte: <<io sono stata accusata di parlare soltanto delle "luci" del Medioevo, dimenticando talora le ombre. Alle luci, naturalmente, vanno aggiunte anche le ombre, ma ciò che è straordinario del Medioevo è la sua scala di valori. Era un tempo che aveva un senso della vita, radicato nel cristianesimo, che noi oggi riusciamo a stento a capire: pensi che in tutto il millennio abbiamo un solo caso di suicidio documentato; il suicidio era praticamente sconosciuto>>.

            Se, in accordo con i massimi studiosi dell'omosessualità (Adler, Bieber, Moberly, Nicolosi, van den Aardweg), consideriamo anche questo fenomeno come un senso di inadeguatezza nei confronti delle persone del proprio sesso e del ruolo che esse hanno nella società - e non confondiamo l'omosessualità con la pratica omosessuale - possiamo ipotizzare che prima del XVIII secolo l'omosessualità come tale non esiste. Condivide questa ipotesi l'intellettuale omosessuale francese Michel Foucault (1926-1984), che nella sua "Storia della sessualità" scrive <<La sodomia - quella degli antichi diritti civile e canonico - era un tipo particolare di atti vietati; il loro autore ne era soltanto il soggetto giuridico. L'omosessuale del XIX secolo, invece, è diventato un personaggio: un passato, una storia, ed un'infanzia, un carattere, una forma di vita; una morfologia, anche, con un'anatomia indiscreta e forse una fisiologia misteriosa>>.

Ideologie contro l'identità: l'ideologia gay

            Tra le cause dei mutamenti sociali, che tanta parte hanno nello sviluppo della nostra identità, bisogna ovviamente considerare le ideologie - che hanno come obiettivo proprio il cambiamento della società - in particolare l'ideologia di genere e l'ideologia gay.

            Ricordo nuovamente la fondamentale distinzione tra omosessuali e gay: le persone omosessuali sono coloro che provano una attrazione sessuale per le persone dello stesso sesso; i gay sono coloro che si riconoscono in una ideologia socio-politica secondo la quale l'omosessualità è normale ed equiparabile in toto all'eterosessualità, addirittura buona per sé e per la società.

            In realtà, l'omofobia - oltre che uno strumento ideologico - è più propriamente una proiezione sul mondo esterno del senso di inadeguatezza della persona con tendenze omosessuali.

            La recente questione dei PACS/DICO/CUS e affini, nonostante sia stata presentata come la soluzione ad una carenza giuridica, rappresenta in realtà una leva del movimento gay per cambiare la mentalità pubblica nei confronti dell'omosessualità: se le unioni omosessuali fossero riconosciute significherebbe che sono equivalenti a quelle eterosessuali; quindi l'omosessualità sarebbe equivalente all'eterosessualità (e quindi normale) a parte la piccola e, ormai, irrilevante questione dell'orientamento omosessuale.

EMMANUELE

FONTE:  Da i quaderni de "Il Timone"; AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni Art.

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