martedì 3 giugno 2014

L'IDENTITA' DI GENERE PARTE 6



Perché l'omosessualità non è presente nei manuali diagnostici?

            Uno degli argomenti del movimento gay per affermare che l'omosessualità sarebbe "normale" è l'affermazione secondo la quale la maggiore associazione psichiatri americana, l'APA (American Psychiatric Associaiton), nel 1973 - introducendo un inedito e discutibile criterio diagnostico - ha cancellato l'omosessualità "egosintonica" (cioè non indesiderata) dal suo manuale diagnostico, il DSM (Diagnostic and Statistic Manual); sulla scia di questa decisione, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l'ha cancellata dal suo manuale diagnostico, l'IDC (International Classification of Disease), nel 1991.


            Pochi però spiegano che questa decisione non è stata il frutto di un dibattito scientifico, ma di una operazione ideologica. Dal 1968 gli attivisti gay manifestarono alle riunioni della Commissione Nomenclatura dell'APA (la commissione che si occupa della redazione del DSM), chiedendo ed infine ottenendo di partecipare agli incontri. Da quel momento il dibattito scientifico fu sospeso e sostituito da discussioni di carattere politico ed ideologico che ebbero come esito la decisione di mettere ai voti la questione. 

            L'omosessualità egosintonica, infatti fu derubricata dai manuali statistici in seguito ad una votazione, per giunta effettuata per corrispondenza (5.816 voti a favore e 3.817 contro). Il criterio democratico ebbe il sopravvento su quello scientifico. Basterebbe cancellare la depressione dai manuali diagnostici per far guarire milioni di persone?

            Secondo Adler, l'omosessualità non è altro che la conseguenza di un complesso di inferiorità nei confronti degli altri uomini. La persona con tendenze omosessuali soffre secondo questo autore, di una scarsa autostima in quanto uomo; per qualche motivo essa è convinta di non essere all'altezza degli altri uomini, non in grado di fare tutto ciò che fanno loro e neppure in grado di relazionarsi con loro alla pari.

            Un altro autore che ha dato un notevole contributo agli studi sull'omosessualità è stato lo psichiatra e psicoanalista Irving Bieber. Egli focalizzò la sua attenzione sulla frequenza con la quale, nelle storie familiari delle persone con tendenze omosessuali, era presente un certo schema relazionale tra la persona con queste tendenze e i genitori. Bieber chiamò questo schema <<la classica triade relazionale>>, caratterizzata da:
- madre emotivamente dominante;
- padre tranquillo, estraneo, assente oppure ostile;
-bambino dal temperamento timido, introverso, sensibile e artistico.

            Per quanto riguarda la relazione tra genitori e figlio, troviamo <<un'intimità vischiosa materna e dal distacco/ostilità paterno>>.  Bieber era convinto che l'omosessualità potesse avere diversi fattori predisponenti, ma che l'unico fattore causale fosse la presenza della <<classica triade relazionale>>. 

            La teologa ortodossa e psicologa inglese Elizabeth Moberly individua, nella formazione della tendenza omosessuale, le seguenti fasi: 
1. Normale tentativo di attaccamento al genitore omologo: il bambino si separa dalla mamma e comincia ad avvicinarsi al mondo del papà.
2. Trauma dell'attaccamento (causato separazione precoce, genitore emotivamente non disponibile, abuso emotivo o sessuale).
3. Distacco difensivo e mancata identificazione.
4. Impulso riparativo.
5. Erotizzazione del bisogno affettivo.

Transessualismo e travestitismo

            Il transessualismo rappresenta una estremizzazione dell'omosessualità: pur di piacere ad altri uomini, il transessuale assume sembianze femminili.

EMMANUELE

FONTE:  Da i quaderni de "Il Timone"; AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni Art.

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