Perché l'omosessualità non è presente nei
manuali diagnostici?
Uno degli argomenti del movimento
gay per affermare che l'omosessualità sarebbe "normale" è
l'affermazione secondo la quale la maggiore associazione psichiatri americana,
l'APA (American Psychiatric Associaiton), nel 1973 - introducendo un inedito e
discutibile criterio diagnostico - ha cancellato l'omosessualità
"egosintonica" (cioè non indesiderata) dal suo manuale diagnostico,
il DSM (Diagnostic and Statistic Manual); sulla scia di questa decisione, l'OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) l'ha cancellata dal suo manuale
diagnostico, l'IDC (International Classification of Disease), nel 1991.
Pochi però spiegano che questa
decisione non è stata il frutto di un dibattito scientifico, ma di una
operazione ideologica. Dal 1968 gli attivisti gay manifestarono alle riunioni
della Commissione Nomenclatura dell'APA (la commissione che si occupa della
redazione del DSM), chiedendo ed infine ottenendo di partecipare agli incontri.
Da quel momento il dibattito scientifico fu sospeso e sostituito da discussioni
di carattere politico ed ideologico che ebbero come esito la decisione di
mettere ai voti la questione.
L'omosessualità egosintonica,
infatti fu derubricata dai manuali statistici in seguito ad una votazione, per
giunta effettuata per corrispondenza (5.816 voti a favore e 3.817 contro). Il
criterio democratico ebbe il sopravvento su quello scientifico. Basterebbe
cancellare la depressione dai manuali diagnostici per far guarire milioni di
persone?
Secondo Adler, l'omosessualità non è
altro che la conseguenza di un complesso di inferiorità nei confronti degli
altri uomini. La persona con tendenze omosessuali soffre secondo questo autore,
di una scarsa autostima in quanto uomo; per qualche motivo essa è convinta di
non essere all'altezza degli altri uomini, non in grado di fare tutto ciò che
fanno loro e neppure in grado di relazionarsi con loro alla pari.
Un altro autore che ha dato un
notevole contributo agli studi sull'omosessualità è stato lo psichiatra e
psicoanalista Irving Bieber. Egli focalizzò la sua attenzione sulla frequenza
con la quale, nelle storie familiari delle persone con tendenze omosessuali,
era presente un certo schema relazionale tra la persona con queste tendenze e i
genitori. Bieber chiamò questo schema <<la classica triade
relazionale>>, caratterizzata da:
- madre
emotivamente dominante;
- padre
tranquillo, estraneo, assente oppure ostile;
-bambino dal
temperamento timido, introverso, sensibile e artistico.
Per quanto riguarda la relazione tra
genitori e figlio, troviamo <<un'intimità vischiosa materna e dal
distacco/ostilità paterno>>.
Bieber era convinto che l'omosessualità potesse avere diversi fattori
predisponenti, ma che l'unico fattore causale fosse la presenza della
<<classica triade relazionale>>.
La teologa ortodossa e psicologa
inglese Elizabeth Moberly individua, nella formazione della tendenza
omosessuale, le seguenti fasi:
1. Normale
tentativo di attaccamento al genitore omologo: il bambino si separa dalla mamma
e comincia ad avvicinarsi al mondo del papà.
2. Trauma
dell'attaccamento (causato separazione precoce, genitore emotivamente non
disponibile, abuso emotivo o sessuale).
3. Distacco
difensivo e mancata identificazione.
4. Impulso
riparativo.
5.
Erotizzazione del bisogno affettivo.
Transessualismo e travestitismo
Il transessualismo rappresenta una
estremizzazione dell'omosessualità: pur di piacere ad altri uomini, il
transessuale assume sembianze femminili.
EMMANUELE
FONTE: Da i quaderni de "Il Timone";
AUTORE: Roberto Marchesini; TITOLO: L'identità di genere; EDITORE: Edizioni
Art.
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