Gli Israeliti nel deserto mangiarono la manna e, non contenti, chiesero e ottennero la carne, eppure hanno avuto il coraggio di lamentarsi con Dio rimpiangendo il cibo dell’Egitto (I lettura). Con uno slogan potremmo interpretare così il loro lamento: preferiscono essere schiavi con la pancia piena che liberi con la pancia vuota.
Come è attuale quanto sta dicendo la parola di Dio. Noi abbiamo tutto, ma - diciamo la verità - non siamo contenti, ci lamentiamo. Pur di riempirci di cose e di emozioni fino alla nausea, preferiamo venderci. Vendiamo la nostra libertà alla moda, al “così fan tutti”, ai soldi, alla carriera, a “chi grida di più”, alla pubblicità, al mito della bellezza, dello sballo, al sesso, al culto del corpo, senza avvertire che sono una trappola. Per le vacanze ad ogni costo facciamo debiti, per tenere alto il tenore di vita facciamo meno figli (e in compenso aumentiamo cani e gatti), per apparire moderni consumiamo emozioni una dietro l’altra, rinunciando alle convinzioni. Il risultato? Mai come oggi l’insicurezza, la depressione, lo scontento hanno fatto strage.
Lo spiega bene S. Paolo: il castigo di Dio per le “cose cattive che i nostri padri -gli Israeliti - desiderarono” è stato quello di non riuscire ad entrare nella terra promessa, “dove scorre latte e miele”. Per noi il castigo di Dio sta nel non riuscire ad entrare nella terra promessa della gioia di vivere (II lettura). Il cardinale Biffi, emerito di Bologna, ebbe al riguardo un’espressione azzeccata: “Siamo sazi e disperati”. E non può se non essere così, tutte le volte che cerchiamo la gioia là dove non c’è.
Di fronte ad una simile situazione, Gesù ha compassione di noi, dice il Vangelo (Mt 14,13-21), perché ci vede malati non solo di fuori, ma soprattutto di dentro. Se nel nostro cuore si spegne la gioia di stare al mondo, cosa serve il solo star bene fisicamente? Gesù compie il miracolo dei pani e dei pesci per sostenere“cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini”, per dirci: “Tu, uomo e donna di sempre, hai bisogno di me! Se hai sete io sono l’acqua, se hai fame io sono il pane, se brancoli nel buio io sono la luce, se muori io sono la vita. Perchè sei così testardo da rifiutarmi?”.
Don Marcello
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