mercoledì 4 gennaio 2012

IL NATALE? UN ABBRACCIO (Lc 2, 1-14)

Il mistero dl Natale è racchiuso in 16 parole: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose nella mangiatoia” (Lc 2,1-14). Molti secoli fa, in una cittadina sperduta della Giudea, un padre e una madre hanno tenuto tra le braccia Dio. Il Natale cristiano racconta un fatto incredibile: non solo che c’è Dio, ma questo Dio si è fatto uomo, in un bambino, in Gesù di Nazaret.

Mi piace pensare al Natale come ad un abbraccio tra cielo e terra, tra Dio e l’uomo.
Dio abbraccia l’uomo a tal punto da diventare come lui, debole, fragile, piccolo. Se Dio si fa uomo, ogni uomo è degno di ogni cura, rispetto, giustizia, è degno di un abbraccio. “So di una traduzione che viene ancora rispettata in una piccola città dell’Abruzzo. L’antivigilia di Natale, verso sera, suona la “squilla” del campanile del Duomo. A quel suono particolare tutti coloro che sono legati tra loro da vincoli di parentela si ritrovano nella casa di qualche vecchio genitore a cui sia riconosciuta grande autorità morale e si scambiano un abbraccio di pace  dimenticando i contrasti che possono essere nati nel corso dell’anno. Suonerà anche per noi la “squilla” in questo Natale?” (Luigi Pozzoli).
L’uomo abbraccia Dio a tal punto da diventare come Lui, divino, capace di santità, di amore. Se Dio si fa uomo, l’umanità di Gesù porta per sempre gli uomini nell’intimo della vita trinitaria. Capite? Noi valiamo più degli angeli (II lettura). In noi c’è una scintilla di Dio che ci orienta a Lui e si manifesta nel desiderio di tutto ciò che è vero, buono e bello della vita; che si esprime nella sana inquietudine di non essere mai soddisfatti dei risultati raggiunti e, pure, nella nostalgia di una innocenza perduta, tutte le volte che commettiamo il male.
Da questo abbraccio tra cielo e terra noi ci guadagniamo l’amore e la misericordia. E’ come se Dio ci dicesse: “Non temere, sei amato, perdonato, fatto nuovo. Sono qui per te”. Da parte sua Dio ci “guadagna” qualcuno da amare. E’ come se ci dicesse: “Io vado pazzo per te. Per te ho dato il meglio di me stesso, non perché sei simpatico o lo meriti, ma perché io sono fatto così: ho bisogno qualcuno da amare e questo qualcuno sei tu”.

Don Marcello

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