venerdì 22 luglio 2011

COMMENTO AL VANGELO: LA RIVOLUZIONE DI GESU’

Don Marcello ci invita a prepararci alla messa di questa domenica con il suo commento al Vangelo domenicale (Rito Ambrosiano)...

Quando un legame si infrange, solo il perdono donato e accolto può rilanciare l’amore. Anche Dio e il popolo si amano: un amore infranto dal peccato del popolo ma rilanciato dal perdono di Dio (I lettura). Anche Dio e noi ci amiamo. Ma noi non meritiamo l’amore di Dio perché peccatori, e tuttavia la nostra amicizia con lui non si interrompe grazie alla sua fedeltà di Dio “pietoso e misericordioso”. Se non fosse così saremmo perduti. Non è questa una bella notizia che allarga il cuore?

Nella II lettura S. Paolo ci parla della Chiesa “campo di Dio, edificio di Dio”. La Chiesa siamo noi. In questo campo chi fa crescere è Dio. A fondamento di questo edificio ci sta Gesù Cristo. Per dire che se fosse per noi, preti, suore, fedeli laici, la Chiesa sarebbe già in rovina da un pezzo, perché ne abbiamo combinate e ne combiniamo di tutti i colori. Per fortuna la Chiesa cresce comunque in santità, grazie al fatto che è di Dio e quando Dio si impegna, nulla è perduto. E’ lui che garantisce la santità della Chiesa nonostante i peccati di noi credenti. Non è questa una bella notizia che rilancia il nostro impegno nella Chiesa a collaborare con Dio?

Il Vangelo (Lc 6,20-31) è una pagina rivoluzionaria. Rivoluzionarie sono le beatitudini. Ciascuno capisce da sé quanto sono all’opposto rispetto ai valori comuni, perchè proclamano felici persone che si trovano in situazioni di sofferenza. Perché felici? Perchè i poveri contano presso Dio e perciò sono ingiuste tutte le emarginazioni nei loro confronti. Per questo le beatitudini sono un invito a mettersi dalla parte dei poveri, anche per non incappare nei “guai” dei ricchi” quando si mostrano egoisti.
Rivoluzionario è anche il comandamento dell’amore. Ci è proposto un modo nuovo di regolare i rapporti tra noi che è quello di passare dalla reciprocità alla gratuità. Perché amare chi ci ama e prestare a chi ci restituisce è l’onestà di tutti, anche degli atei, ma non del discepolo del Signore, il quale, invece, a chi gli fa del male, non solo risponde con la non violenza, ma ancora di più: ama, fa del bene, benedice e prega. E’ la misura più alta dell’amore evangelico. Ma non è questa la rivoluzione di cui abbiamo bisogno per un mondo più giusto e più umano?

Don Marcello 

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