venerdì 20 maggio 2011

COMMENTO AL VANGELO: IL TEST DELL’AMORE

“Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29).
Vi proponiamo il commento al Vangelo della liturgia domenicale (rito ambrosiano) scritto dal nostro caro Don Marcello.

Il vangelo di oggi sottolinea il dovere di amare Gesù e collega l’amore per lui all’osservanza dei comandamenti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama” (Gv 14,21-24). Il test dell’amore a Gesù è l’obbedienza. Certo, amare significa anche desiderio, affetto, amicizia, appartenenza. Ma qui si sottolinea anzitutto che non si può parlare di vero amore se manca l’osservanza dei comandamenti.
Ma l’obbedienza che Gesù chiede a noi, lui la viveva in prima persona, era il suo modo di esistere. Ricordiamoci che siamo stati salvati dalla sua obbedienza al Padre.
Veniamo a noi.
Uno scrittore spirituale ha scritto: “Libero riguardo a tutto, il cristiano non è libero riguardo al Vangelo” (J. Loew). E ancora: “Il Vangelo non è fatto per spiriti in cerca di idee. E’ fatto per discepoli che vogliono obbedire” (M. Delbrel). Sono espressioni incisive che vanno all’essenziale.
Il risultato di questa obbedienza al Vangelo è duplice. Anzitutto l’amore a Gesù, come abbiamo già ricordato. L’altro risultato è quello di ottenere un mondo più giusto e più umano. Come dicono spesso i missionari: il Vangelo è il primo fattore di promozione umana.
Se il comandante ordina: “Uccidete quei prigionieri, perchè sono nostri nemici”.
Se il boss comanda: “Elimina quel giudice perché sa troppe cose”.
Se il protettore decide: “Se cerchi di scappare, ti ammazzo”.
Se lo stupratore ricatta: “Se lo dici alla polizia, hai finito di vivere”.
Se il gruppo impone: “Se non fai come ti diciamo noi, ti buttiamo fuori”.
Se lui ricatta lei: “Se non vieni a letto con me, ti mollo”.
Se una creatura umana ordina di commettere il male, la risposta deve essere una soltanto: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29).
Una scelta coraggiosa questa dell’ubbidienza al Vangelo, che è dono della grazia di Cristo piuttosto che frutto dei nostri sforzi. Come dice S. Paolo: “E’ Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (II lettura). Per questo il cristiano attinge la sua forza dalla preghiera e dai sacramenti. Ma è davvero così?
Don Marcello

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