La vera
storia di Gesù.
I pastori:
gente senza fissa dimora
Bravi allevatori di bestiame o
briganti? Le opinioni sono piuttosto divergenti: i pastori non godono di gran
reputazione. Non tutti almeno. Essi perpetuano comunque, ai tempi di Gesù, la
tradizione dei loro antenati assolutamente nomadi, la cui casa era una tenda.
Ogni anno, una settimana prima della
Pasqua, essi portano i loro greggi verso le alture, per rimanervi sino ai primi
di novembre, e in certi casi, anche qualche settimana più avanti.
Le veglie notturne, in quel periodo,
si facevano spesso in comune: i pastori si davano il cambio per proteggere i
loro animali dal pericolo di iene, lupi e sciacalli. Costruivano recinti con
muri a secco, erano armati di randelli e di pugnali per difendersi.
Dovevano essere anche un po
veterinari, come tutti i pastori. Bisognava saper curare le bestie malate,
perché la perdita di una pecora era un grosso danno per chi ne aveva poche, e
sorvegliare il buon andamento della riproduzione.
Veniva poi il momento della tosatura
e inoltre c'era da pagare la decima, cioè l'imposta per il Tempio. La decima si
prelevava così: il gregge veniva fatto passare attraverso una stretta apertura,
un animale per volta. E uno su dieci veniva marcato con un segno rosso, per
essere tosato e poi destinato alla decima. Ma l'allevamento puro e semplice,
dopo i tempi più antichi, non era una gran fonte di ricchezza e il sogno di
ogni pastore era di guadagnare tanto da trasformarsi in agricoltore, così come
diceva il Libro dei Proverbi:<<Tu hai abbastanza montoni per comprarti un
campo>>.
FONTE:
Titolo: La vera storia di Gesù; Editore: San Paolo; a cura di Gianfranco Ravasi
Nessun commento:
Posta un commento