Vangeli e
atti degli apostoli. Parte 1
Per impostare un itinerario di
approccio al Gesù della storia attraverso i racconti evangelici bisogna tenere
ben presenti le tre tappe che hanno portato alla loro formazione.
Alla base di tutto vi sono la vita e
l'insegnamento di Gesù. Oggi nessuno dubita della sua esistenza storica, della
sua predicazione e della sua morte in croce. Anche se non avessimo i Vangeli,
saremmo informati su alcuni dati minimi ma inconfutabili: Tacito, uno storico
non certo simpatizzante dei cristiani, scrivendo verso il 115 d.C. ci dice che
Nerone addossò la colpa dell'incendio di Roma ai cristiani <<i quali
prendevano nome da Cristo, che era stato suppliziato a opera del procuratore
Ponzio Pilato sotto l'Impero di Tiberio>>.
C'è stata poi (ed è la seconda
tappa) la fase della tradizione orale: gli apostoli, dopo l'ascensione di Gesù
al cielo, hanno iniziato a predicare ciò che egli aveva detto e fatto. Hanno
così cominciato a circolare dei racconti di sentenze, di miracoli di Gesù, come
pure delle ricostruzioni del suo processo e della sua passione, il tutto alla
luce della risurrezione.
Finalmente si è sentito il bisogno
di raccogliere questi documenti orali anche scritti e di <<raccontare con
ordine>>, come fa Luca (1,1-4), ma come avevano già fatto Marco, Matteo e
come farà Giovanni.
A questo punto, per risalire alla
storia di Gesù, bisogna seguire un cammino a ritroso, partendo dall'ultima
tappa fino alla vicenda del Nazareno. Per dimostrare l'attendibilità degli
evangelisti basta operare un confronto tra i loro libretti: da un'accurata
analisi di critica letteraria risulta che essi hanno fatto ricorso a vari
procedimenti redazionali (come trasposizioni di brani, inquadrature di episodi,
cuciture o raggruppamenti di vari detti di Gesù); insomma, "tagliato e
cucito" ma non per inventare o falsificare, ma per interpretare meglio il
messaggio evangelico e per adattarlo alla sensibilità e alle esigenze dei
lettori. Ad esempio, Marco, per far capire ai cristiani di Roma la sentenza di
Gesù sul divorzio, gli mette in bocca un'espressione che non può aver detto nel
suo contesto originario, e cioè che nemmeno la donna può divorziare (Mc 10,12).
L'evangelista si permette questa libertà non per stravolgere il pensiero
genuino di Gesù, ma per trasmetterlo fedelmente: nel mondo greco-romano,
infatti, la donna poteva prendere l'iniziativa di divorzio, cosa che invece non
era prevista in Palestina. Ma se Marco si fosse attenuto letteralmente al
divieto di divorzio, da Gesù formulato solo per l'uomo, che cosa avrebbero
potuto concludere le donne sposate della giovane comunità cristiana di Roma?
Abbiamo diversi argomenti per
documentare come anche la tradizione orale su Gesù sia stata fedele, in quanto
trasmessa da persone ben informate e credibili. E' da ricordare anzitutto che
la predicazione avviene per opera degli apostoli o sotto il loro controllo.
Così, ad esempio, Paolo testimonia che, dopo la conversione, salì <<a
Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimase presso di lui quindici
giorni>> (Gal 1,18). Il pericolo di una deformazione dell'unico Vangelo
era dunque chiaramente avvertito e accuratamente evitato.
FONTE:
Titolo: Nuova guida alla Bibbia; Autore: Gianfranco Ravasi; Editore: San Paolo
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