martedì 17 novembre 2015

ALLA BASE DELLA BIBBIA



Vangeli e atti degli apostoli. Parte 1

            Per impostare un itinerario di approccio al Gesù della storia attraverso i racconti evangelici bisogna tenere ben presenti le tre tappe che hanno portato alla loro formazione.

            Alla base di tutto vi sono la vita e l'insegnamento di Gesù. Oggi nessuno dubita della sua esistenza storica, della sua predicazione e della sua morte in croce. Anche se non avessimo i Vangeli, saremmo informati su alcuni dati minimi ma inconfutabili: Tacito, uno storico non certo simpatizzante dei cristiani, scrivendo verso il 115 d.C. ci dice che Nerone addossò la colpa dell'incendio di Roma ai cristiani <<i quali prendevano nome da Cristo, che era stato suppliziato a opera del procuratore Ponzio Pilato sotto l'Impero di Tiberio>>.

            C'è stata poi (ed è la seconda tappa) la fase della tradizione orale: gli apostoli, dopo l'ascensione di Gesù al cielo, hanno iniziato a predicare ciò che egli aveva detto e fatto. Hanno così cominciato a circolare dei racconti di sentenze, di miracoli di Gesù, come pure delle ricostruzioni del suo processo e della sua passione, il tutto alla luce della risurrezione.

            Finalmente si è sentito il bisogno di raccogliere questi documenti orali anche scritti e di <<raccontare con ordine>>, come fa Luca (1,1-4), ma come avevano già fatto Marco, Matteo e come farà Giovanni.

            A questo punto, per risalire alla storia di Gesù, bisogna seguire un cammino a ritroso, partendo dall'ultima tappa fino alla vicenda del Nazareno. Per dimostrare l'attendibilità degli evangelisti basta operare un confronto tra i loro libretti: da un'accurata analisi di critica letteraria risulta che essi hanno fatto ricorso a vari procedimenti redazionali (come trasposizioni di brani, inquadrature di episodi, cuciture o raggruppamenti di vari detti di Gesù); insomma, "tagliato e cucito" ma non per inventare o falsificare, ma per interpretare meglio il messaggio evangelico e per adattarlo alla sensibilità e alle esigenze dei lettori. Ad esempio, Marco, per far capire ai cristiani di Roma la sentenza di Gesù sul divorzio, gli mette in bocca un'espressione che non può aver detto nel suo contesto originario, e cioè che nemmeno la donna può divorziare (Mc 10,12). L'evangelista si permette questa libertà non per stravolgere il pensiero genuino di Gesù, ma per trasmetterlo fedelmente: nel mondo greco-romano, infatti, la donna poteva prendere l'iniziativa di divorzio, cosa che invece non era prevista in Palestina. Ma se Marco si fosse attenuto letteralmente al divieto di divorzio, da Gesù formulato solo per l'uomo, che cosa avrebbero potuto concludere le donne sposate della giovane comunità cristiana di Roma?

            Abbiamo diversi argomenti per documentare come anche la tradizione orale su Gesù sia stata fedele, in quanto trasmessa da persone ben informate e credibili. E' da ricordare anzitutto che la predicazione avviene per opera degli apostoli o sotto il loro controllo. Così, ad esempio, Paolo testimonia che, dopo la conversione, salì <<a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimase presso di lui quindici giorni>> (Gal 1,18). Il pericolo di una deformazione dell'unico Vangelo era dunque chiaramente avvertito e accuratamente evitato.

FONTE: Titolo: Nuova guida alla Bibbia; Autore: Gianfranco Ravasi; Editore: San Paolo

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