sabato 3 dicembre 2011

NATALE E POI? (Mt 11,1-11)


C’è festa a Gerusalemme: entra il Messia. E che sia il Messia, l’inviato di Dio, per gli abitanti di Gerusalemme non c’è alcun dubbio.

Loro sapevano della profezia di Zaccaria: “Gioisci, figlia di Gerusalemme. Ecco, a te viene il tuo re: è giusto e vittorioso, è umile e cavalca un asinello; toglierà i carri da guerra e annuncerà la pace”. Conoscevano pure nel II Libro dei Re, come avvenne l’intronizzazione regale di Jehu: “S’affrettarono a prendere ciascuno il proprio mantello e lo posero sotto i suoi piedi, alla sommità dei gradini e, poi suonarono la tromba e gridarono: Jahvè è fatto re”. Infine, pregavano il salmo 118, dove è scritto: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Anche per noi, la venuta del Signore nel suo Natale è motivo di festa, ma con un’attenzione: che lui solo sia il festeggiato. Dimenticarcelo, trasformerebbe il Natale in una festa effimera.
Colpiscono due cose del Vangelo (Mt 11,1-11). La prima è il modo con cui il Signore Gesù si presenta: un Messia umile e pacifico (il vangelo parla di puledro; la I lettura di agnello). Come a dire: non strumentalizziamo la regalità di Gesù ai nostri schemi umani, per i quali la verità del vangelo si impone con la forza e il potere. Per Lui, invece, la verità si propone alla nostra libertà con la debolezza dell’amore.
Colpisce pure la conclusione del vangelo: “Ed entrò a Gerusalemme nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betania”. Passato il trionfo, resta la delusione dello sguardo di Gesù che cerca qualcosa che non trova, è la profonda solitudine di un Messia che non è capito. E’ vero che il popolo gli fa una gran festa e che Gesù non rifiuta, tuttavia è un popolo distante da Lui: è pronto a far festa ma non ad ascoltarlo, non a seguirlo.
Cosa manca in noi da deludere il Messia che viene? S. Paolo (II lettura) dice: vi manca la santità. Non accontentiamoci di essere dei buoni cristiani, tendiamo al massimo, a progredire verso la santità che equivale a “crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti”. Come si fa allora a sapere se il Natale è stata una vera festa che non delude il Signore? Solo se da lì parte un cammino di sequela dietro a Gesù.

Don Marcello

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