lunedì 12 dicembre 2011

BENEDETTO XVI - 10

Un grande tema, fondamentale: che cosa è la vita? Che cosa è la morte? Come vivere? Come morire?
San Giovanni, per farci meglio capire questo mistero della vita e la risposta di Gesù, usa per questa unica realtà della vita due parole diverse, per indicare le diverse dimensioni di questa realtà “vita”: la parola bìos e la parola zoè. Bìos, come si capisce facilmente, significa questo grande biocosmo, questa biosfera che va dalle singole cellule primitive fino agli organismi più organizzati, più sviluppati; questo grande albero della vita, nel quale tutte le possibilità di questa realtà bìos si sono sviluppate. A questo albero della vita appartiene l’uomo; egli fa parte di questo cosmo della vita che comincia con un miracolo: nella materia inerte si sviluppa un centro vitale; la realtà che noi chiamiamo organismo. Ma l’uomo, pur essendo parte di questo grande biocosmo, lo trascende perchè è parte pure di quella realtà che san Giovanni chiama zoè. E’ un nuovo livello della vita, in cui l’essere si apre alla conoscenza. Certo, l’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se allo stato di embrione, ma se egli vive solo biologicamente, non sono realizzate e sviluppate tutte le potenzialità del suo essere.






I padri del deserto hanno chiamato l’Eucarestia farmaco dell’immortalità. Ed è così, perchè nell’eucarestia entriamo in contatto, anzi in comunione, con il corpo risorto di Cristo, entriamo nello spazio della vita già risorta, della vita eterna. E così questo Vangelo è anche una profonda interpretazione di che cos’è l’Eucaristia e ci invita a vivere realmente dell’Eucarestia per poter essere così trasformati nella comunione dell’amore. Questa è la vera vita. Il Signore nel Vangelo di Giovanni dice:” Io sono venuto perchè abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Vita in abbondanza non è, come alcuni pensano, consumare tutto, avere tutto, poter fare tutto ciò che si vuole. In quel caso vivremmo per le cose morte, vivremmo per la morte. Vita in abbondanza è essere in comunione con la vera vita, con l’amore infinito. E’ così che entriamo realmente nell’abbondanza della vita e diveniamo portatori della vita anche per gli altri.

Emmanuele

Fonte: Autore: Benedetto XVI- Tratto dall’Avvenire dell’ 11 Marzo 2008





E’ facile immaginare quel che succederebbe se la vita biologica dell’uomo fosse senza fine, fosse immortale: ci ritroveremmo in un mondo invecchiato, un mondo pieno di vecchi, un mondo che non lascerebbe più spazio ai giovani, al rinnovarsi della vita. Comprendiamo così che questo non può essere quel tipo di immortalità a cui aspiriamo. Proprio a questo punto in cui, da una parte, capiamo di non poter sperare in un prolungamento infinito della vita biologica e tuttavia, dall’altra, desideriamo bere alla fonte stessa della vita per godere di una vita senza fine, proprio a questo punto interviene il Signore e ci parla nel Vangelo dicendo:<<Io sono la Risurrezione e la Vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno>>. “Io sono la Risurrezione”: bere alla fonte della vita è entrare in comunione con questo amore infinito che è la fonte della vita. Incontrando Cristo, entriamo in contatto, anzi in comunione, con la vita stessa e abbiamo già attraversato la soglia della morte, perchè siamo in contatto, al di là della vita biologica, con la vita eterna.

L’uomo è chiamato ad aprirsi a nuove dimensioni. Egli è un essere che conosce. Certo anche gli animali conoscono, ma solo le cose che sono interessanti per la loro vita biologica. La conoscenza dell’uomo va oltre; egli vuol conoscere tutto, tutta la realtà, la realtà nella sua totalità; vuol sapere che cosa è questo suo essere e che cosa è il mondo. Ha sete di una conoscenza dell’infinito, vuole arrivare alla fonte della vita, vuole bere a questa fonte, trovare la vita stessa. E abbiamo toccato così una seconda dimensione: l’uomo non è solo un essere che conosce; egli vive anche in relazione di amicizia, di amore. Oltre alla dimensione della conoscenza della vita e dell’essere, esiste, inseparabile da questa, la dimensione della relazione, dell’amore. E qui l’uomo si avvicina maggiormente alla fonte della vita, dalla quale vuol bere per avere la vita in abbondanza, per avere la vita stessa.Potremmo dire che tutta la scienza è un’unica grande lotta per la vita; lo è soprattutto la medicina. In fin dei conti, la medicina è ricerca dell’immortalità. Ma possiamo trovare la medicina che ci assicuri l’immortalità? Proviamo ad immaginare che la medicina arrivi a trovare la ricetta contro la morte, la ricetta dell’immortalità.

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