giovedì 25 novembre 2010

CINEMA

Uomini di Dio di Xavier Beauvois
(Des hommes et des dieux)

“Io ho detto: << Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo>>. Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti.” (Salmo 81, 6-7)
Marzo 1996, a Tibhirine, sulle montagne dell’Atlante in Algeria, vengono sequestrati un gruppo di monaci cistercensi francesi ed uccisi forse dal GIA (Gruppo Islamico Armato) o forse per errore dall’esercito algerino. Ecco i loro nomi:
Christian, Luc, Christophe, Célestin, Michel, Paul, Bruno.
Due di loro scamparono al sequestro e sopravvissero: Amédée e Jean-Pierre.
L’Algeria negli anni ’90 fu sconvolta da una sanguinosa guerra civile che provocò la morte di centinaia di migliaia di persone in tutto il paese. A infliggere una tale violenza fu il braccio armato del Fronte Islamico di Salvezza, GIA, che voleva rovesciare il governo algerino ed imporre nel paese la legge islamica.
E’ in questo contesto storico che si inserisce il drammatico “epilogo” della vita di alcuni uomini che avevano scelto di donare la loro vita a Dio divenendo missionari e mettendosi a servizio del popolo algerino nel piccolo paese di Tibhirine.
Il paese si sviluppò attorno alla vita del convento: i monaci erano bene integrati nella popolazione del luogo, partecipando attivamente alla vita del paese vendendo i prodotti del loro lavoro, accudendo i malati, dando un aiuto a tutti coloro che ne avessero bisogno, condividendo i momenti di festa e quelli religiosi. Essi conoscevano bene il corano e si viveva in un clima di rispetto reciproco, gli stessi fratelli musulmani, abitanti del luogo, stimavano i monaci definiti “i rami su cui essi si poggiavano.”
Stile sobrio, semplice e lineare quello scelto dal regista Beauvois per narrare il percorso di questi monaci per giungere al “grande ed ultimo sacrificio”: restare in quella terra, con quella gente tanto amata, per continuare a servire, aiutare ed essere segno di speranza, nonostante il pericolo imminente.
Malgrado le difficoltà personali, la paura di venire uccisi, la “tentazione” di fuggire e mettersi al sicuro, l’aridità del cuore di fronte ad un Dio che sembra non rispondere, i monaci maturano la decisione di rimanere fedeli e di rispondere nuovamente Sì alla chiamata all’Amore che tutto sopporta, tutto supera e che rende davvero liberi.
<< Non temo la morte, sono un uomo libero>>  una delle frasi più significative riportata nel film.
Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà” (Gesù, Vangelo di Matteo, 24, 40-44).
E COSI’ FU.

2 commenti:

  1. … E COSI’ FU realmente per questi uomini di Dio… uno è stato preso, l’altro lasciato proprio come recita il Vangelo di Matteo che hai riportato.

    Cara Giuditta,

    ho letto o sentito le storie dei primi martiri cristiani, storie che mi sono sempre sembrate lontane dal nostro quotidiano e che, tutto ad un tratto, si ripresentano come esperienza vissuta da fratelli cristiani vicini sia nel tempo che nello spazio.

    Due cose mi hanno colpito in “Uomini di Dio”.
    Il percorso compiuto da questi monaci per giungere al “grande e ultimo sacrificio”, 9 monaci e 9 percorsi diversi – l’uno più riflessivo e pacato, l’altro più burbero e travagliato - ma tutti convergenti verso l’unica decisione dettata dall’Amore.
    La fede maturata da queste persone che li ha resi FORTI nella tragedia. Una volta che hanno detto il loro “SI” definitivo, ho visto sui loro volti sorrisi dolcissimi, serenità nei loro negli occhi e cuori pieni di Amore Assoluto e poi, nient’altro … perché le mie lacrime mi impedivano di vedere oltre.

    Davanti a questo sangue innocente, il pensiero vola subito al sanguinoso attacco del 31 ottobre scorso nella Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad. Nove uomini armati, che hanno dichiarato si appartenere ad un gruppo militante sunnita vicino a Al Quaeda, hanno sparso sangue di innocenti sull’altare di Cristo, Re degli innocenti.
    Tra le vittime tre sacerdoti - Padre Wasim Sabieh, Padre Thaier Saad Abdal e Padre Qatin, 58 morti e più di 100 feriti, anche a seguito del tentativo di liberazione dei fedeli tenuti in ostaggio da parte delle forze armate (fonte: Agenzia Zenit.org e Ministero dell’Interno Iracheno).

    Di fronte a questi fatti, qui, oggi, non possiamo non chiederci: Siamo disposti al martirio? Siamo pronti al martirio? Io sono pronto? Tu che leggi, ti senti veramente pronto ad offrire la tua vita per Gesù?

    Pensaci bene prima di rispondere… anche Pietro disse con impulsività “SI” e poi rinnegò il Maestro tre volte.

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  2. “Sorgevano uomini violenti,
    mi interrogavano su ciò che ignoravo,
    mi rendevano male per bene:
    una desolazione per la mia vita.
    Io, quand’erano malati, vestito di sacco, mi affliggevo col digiuno,
    riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
    Mi angustiavo come per l’amico, per il fratello,
    come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
    Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
    si radunano contro di me per colpirmi all’improvviso.
    Mi dilaniano senza posa,
    mi mettono alla prova, scherno su scherno,
    contro di me digrignano i denti.
    Fino a quando, Signore, starai a guardare?”

    A distanza di pochi mesi da questo film, e dalle tue parole “quasi profetiche”, caro Samuele, leggendo i versetti del Salmo 35 (11-17) il mio pensiero va dolorosamente a tutti coloro che hanno perso la vita o che sono perseguitati a causa della loro religione: cristiani e non.
    Il mio pensiero si volge verso il “Nazareno”, Gesù Cristo, che è stato condannato a morte, flagellato, schernito, ed i miei occhi si sollevano a guardare la croce su cui è stato crocifisso.
    Penso che la passione e la morte di “quell’Uomo” racchiuda in sé ogni storia di martirio a causa del credo religioso.
    In particolare, poi , ripensando all’immagine del volto di Cristo, nella cattedrale di Alessandria d’Egitto, sporcato dal sangue dei cristiani copti, come non ricordare la frase di Gesù: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt 10, 22).
    Gesù lo aveva già messo in conto: a causa del Suo nome, molti sarebbero stati perseguitati ed uccisi.
    Dalla strage d’Egitto sono state dette e scritte molte parole, ma non solo.
    L’appello del Santo Padre di impegnarsi per garantire il diritto alla libertà religiosa non sembra essere caduto nel vuoto.
    In tanti hanno dichiarato la propria solidarietà e la propria posizione a favore della libertà religiosa.
    Il nostro parlamento ha approvato due mozioni per la difesa della libertà dei cristiani nel mondo e perché cessino le persecuzioni contro di loro. (Gianni Santamaria, Libertà religiosa, passa mozione bipartisan, Avvenire.it)
    Il presidente iracheno ha istituito un ufficio per proteggere i cristiani in Iraq. (Medio Oriente, 11 gennaio 2011, Avvenire.it)
    Accolta da molti la proposta di Giuliano Ferrara di creare una “Christian Rights Watch”, una sorta di “osservatorio dei diritti cristiani”. (IlFoglio.it, 12 gennaio 2011)
    Molti si sono riuniti per pregare per tutti i cristiani perseguitati e per tutte le minoranze religiose.
    Queste notizie sono per me motivo di sperare che sia possibile una convivenza pacifica e rispettosa con i fratelli appartenenti ad altre religioni.
    Il Salmo 35 termina così:
    “Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
    dica sempre: Grande è il Signore che vuole la pace del suo servo.
    La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
    canterà la tua lode per sempre.” (vv. 27 - 28)

    Il Signore doni al mondo intero la Sua pace perché l’umanità intera possa cantare la Sua lode.
    Amen

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