mercoledì 5 luglio 2017

CENTRALI DI POTERE IDEOLOGICO-CULTURALE



Si sente il bisogno di svelare quali siano le centrali di potere ideologico-culturale che irradiano e suggeriscono, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, opinioni, valori e comportamenti. Si teme il potere di suggestione o di persuasione occulta che attraverso questi mezzi può essere esercitato.





            Si avverte che il lavoro dell'uomo, orientato tradizionalmente a produrre per consumare, nelle maglie della pianificazione industriale ha mutato il suo servizio: oggi si spinge si convince pubblicitariamente a consumare per poter incrementare la produzione. Contemporaneamente le nuove ideologie, che avevano destato speranze palingenetiche, mostrano l'incapacità a comprendere globalmente l'evoluzione di oggi e ad orientarla.

            In questo contesto si capisce come l'esigenza di conoscere meglio l'aggrovigliata matassa in cui si è avvolti, sia frutto anzitutto di un impulso a difendere la propria sopravvivenza ed i propri spazi di libertà e autonomia. Ma lo sforzo di capire più a fondo l'intreccio di relazioni e di valori in cui si muove l'uomo d'oggi, è (e deve essere) anche frutto di una meditata volontà di farsi consapevolmente contemporanei al proprio tempo, per conoscere veramente l'uomo nei nuovi tratti che lo caratterizzano e per portare un contributo di indirizzo della sua vita.


            E' noto che la società - sia come reticolo di relazioni umane sia come tessuto di opinioni, valori, norme di comportamento, comportamenti - ha subìto e subisce tuttora profonde trasformazioni.
           
            Il tipo di società che si va dissolvendo era costituito da strutture umane relativamente semplici, articolate in pochi ampi gruppi (famiglia estesa o patriarcale, comune, parrocchia, nazione ...), monoliticamente definiti e svolgenti una pluralità di funzioni a beneficio dei membri.

            L'introduzione di alcuni eventi innovatori di portata rivoluzionaria (esplosione demografica, industrializzazione e urbanesimo, istruzione per tutti), ha costituito l'epicentro di una violenta serie di ondate evolutive.

            Se risulta chiaramente questa progressiva moltiplicazione e specializzazione di gruppi, si avverte con altrettanta chiarezza il consolidarsi di una nuova e prima impensabile forma di comunicazione sociale: la comunicazione di massa. Sopratutto nei vasti agglomerati urbani i rapporti tra persona e persona (face-to-face) si sono rivelati del tutto insufficienti a consentire una vera partecipazione alla vita sociale. I mezzi di comunicazione di massa (stampa, cinema, radio, televisione) si sono perciò incaricati, sostituendo molti rapporti personali diretti, di diffondere informazioni, opinioni, valori, comportamenti. Si costituisce così una << cultura >> sociale fortemente standardizzata, soggetta alle manipolazioni dei gruppi ideologico-politici che la formano, collegati a loro volta anche in Italia, con centrali di potere economico, politico, ideologico.

            La descrizione socio-culturale di queste centrali e di questi gruppi, si rivela ancora una volta come una chiave di compressione del fenomeno nuovo della cultura di massa (che il Morin ritiene un prodotto industriale, non diversamente da Bednarik, Dichter, Pachard, Riesman, Zolla, ed altri).

FONTE: Titolo: I piccoli gruppi; Autore: Albert Meister: Editore: a.v.e monima

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