lunedì 17 ottobre 2016

DIO E' MISERICORDIA



            
Dio è misericordioso. Il suo amore è misericordia. Dio ci guarda, ci tratta, ci guida, ci assiste con misericordia. Se Dio non fosse misericordiosa sarebbe un Dio tiranno, ma invece Lui ci sostiene con misericordia.

          



                Portare la capacità di " misericordia " nel vissuto personale, familiare e sociale, come anima della propria giornata, fa parte di uno dei sogni di Gesù. Lui, quando la volle insegnare, si espose a incomprensioni che si tradussero in giudizi pesanti, per non dire, insulti. " Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è la donna che si è avvicinata a lui " commentò l'osservante fariseo Simone (Lc 7,39), " è uno che se la fa con i pari suoi, i demòni " (Mc 3,22; Mt 12,24), e così via. Nel primo caso si tratta di una prostituta, nel secondo di un povero ossesso: Gesù, alla prima, ridonò l'accoglienza negatale dalla società religiosa del tempo; al secondo, la liberazione da una schiavitù che gli rendeva la vita invivibile.

            Di fronte a certe negatività umane, forse nel segreto personale siamo più buoni di quanto sembra, siamo cioè più misericordiosi. Il difficile viene quando la misericordia vuole entrare nel proprio sociale e familiare: siamo sotto lo sguardo di tutti. A volte, letteralmente, si esplode e appellarsi alla " misericordia " può sembrare addirittura offensivo. La realtà è che " essere misericordiosi " richiede di intraprendere un'umile cammino di ri-avvicinamento a Gesù (Lc 7, 36-50, come fece la prostituta che pianse ai piedi di Gesù), alla Chiesa (un po' più difficile se è rimasto scandalizzato), alla tua famiglia, alla gente " malvagia " tra virgolette, che disgraziatamente si incontra nella vita (non si vuole neppure sentir parlare). Si arriva così al bivio della " non misericordia ", se vi si entra qualcuno può morire. Ma si può arrivare anche al bivio della " misericordia " e qualche strada di vita si apre, dando - dice l'Esortazione Apostolica di Papa Francesco, la Evangelii gaudium, n. 169 - " al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità " che, rispettando, incoraggia " a maturare nella vita cristiana ".

            Rita da Cascia, nel vivo delle sue difficoltà familiari, capì queste cose dialogando ininterrottamente col Crocifisso. Imparò da Gesù che, anche quando stava morendo, disse parole di amore per tutti: perché gli voleva bene (la madre, il discepolo Giovanni) come per quelli che lo avevano condannato. Questi ultimi, mentre aspettavano che morisse dissanguato, beffardamente lo deridevano: " Ehi, Tu, che se il re, su! scendi dalla croce "! Ma Gesù rispose pregando: " Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno ".

            Non sappiamo quanti dei presenti accolsero la sua preghiera, di certo sappiamo che poco tempo dopo, un giovane, forse di origine greca di nome Stefano, mentre lo lapidavano morì con la stessa preghiera di Gesù morente. Dopo Stefano, tanti lo imitarono e continuano a seguire Gesù, pregando con lui in quella testimonianza silenziosa della vita che è amore che salva. Sono coniugi, figli, mamme e papà, consacrati. Grazie a loro, la vita continua a produrre il battito del suo respiro. Essi hanno conosciuto e fatto proprio quell'abbraccio dell'amore che il perdono, donato da Gesù alla prostituta di Gerusalemme. Esso è la misericordia. Solo donandola, si continua a vivere abbracciati.

FONTE: Dalle Api alle Rose - La Rivista di Santa Rita da Cascia.

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