martedì 1 dicembre 2015

FEDE, SECOLARISMO E ATEISMO



Evangelii Nuntiandi. Parte 5

Riprendiamo il discorso da Giovedì 26 novembre

            Una gamma quasi infinita di mezzi, la predicazione esplicita, certamente, ma anche l'arte, l'approccio scientifico, la ricerca filosofica, il ricorso legittimo ai sentimenti del cuore umano possono essere adoperati a questo scopo, ovvero al primo annuncio ai lontani.

Annuncio al mondo scristianizzato

            Se questo primo annuncio si rivolge specialmente a coloro, che non hanno mai inteso la Buona Novella di Gesù, oppure ai fanciulli, esso si dimostra ugualmente sempre più necessario, a causa delle situazioni di scristianizzazione frequenti ai nostri giorni, per moltitudini di persone che hanno ricevuto il battesimo ma vivono completamente al di fuori della vita cristiana, per gente semplice che ha una certa fede ma ne conosce male i fondamenti, per intellettuali che sentono il bisogno di conoscere Gesù Cristo in una luce diversa dall'insegnamento ricevuto nella loro infanzia, e per molti altri.

Le religioni non cristiane

            Il primo annuncio si rivolge anche a immense porzioni di umanità che praticano religioni non cristiane, che la Chiesa rispetta e stima perché sono l'espressione viva dell'anima di vasti gruppi umani. Esse portano in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine di cuore.

            Vogliamo rilevare, soprattutto oggi, che né il rispetto e la stima verso queste religioni, né la complessità dei problemi sollevati sono per la Chiesa un invito a tacere l'annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani.

Sostegno della fede dei fedeli

            Tuttavia la Chiesa non si sente dispensata da una attenzione altrettanto infaticabile nei confronti di coloro che hanno ricevuto la fede e che, spesso da generazioni, sono a contatto col Vangelo. Essa cerca così di approfondire, consolidare, nutrire, rendere sempre più matura la fede di coloro che si dicono già fedeli e credenti, affinché lo siano maggiormente.

            Questa fede è quasi sempre, oggi, posta a confronto col secolarismo, anzi con l'ateismo militante: è una fede esposta alle prove e minacciata; di più, una fede assediata e combattuta. Essa rischia di perire per asfissia o per inedia se non continuamente alimentata e sostenuta.

Non credenti

            Da una parte, si è obbligati a costatare nel cuore stesso di questo mondo contemporaneo il fenomeno che diviene quasi la sua nota più sorprendente: il secolarismo.

            Il recente Concilio ha affermato, in questo senso, la legittima autonomia della cultura e particolarmente delle scienze. Noi vediamo qui un vero secolarismo: una concezione del mondo, nella quale questo si spiega da sé senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio, divenuto in tal modo superfluo ed ingombrante. Un simile secolarismo, per riconoscere il potere dell'uomo, finisce dunque col fare a meno di Dio ed anche col negarlo.

            Nuove forme di ateismo sembrano derivarne. In connessione con questo secolarismo ateo, ci vengono proposti tutti i giorni, sotto le forme più svariate, la civiltà dei consumi, l'edonismo elevato a valore supremo, la volontà di potere e di dominio, discriminazioni di ogni tipo.

Non praticanti

            Atei e non credenti da una parte, non praticanti dall'altra, oppongono dunque all'evangelizzazione resistenze non trascurabili.

            Secolarismo ateo e assenza di pratica religiosa si trovano presso gli adulti e presso i giovani, presso l'élite e nelle masse, in tutti i settori culturali, nelle antiche come nelle giovani Chiese. L'azione evangelizzatrice della Chiesa, che non può ignorare questi due mondi né arrestarsi di fronte ad essi, deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo.

Nel cuore delle masse

            Come Cristo durante il tempo della sua predicazione, come i Dodici al mattino della Pentecoste, anche la Chiesa vede davanti  a sé un'immensa folla umana che ha bisogno del Vangelo e vi ha diritto, perché Dio <<vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità>>

            Conscia del suo dovere di predicare la salvezza a tutti, sapendo che il messaggio evangelico non è riservato a un piccolo gruppo di iniziati, di privilegiati o di eletti ma destinato a tutti, la Chiesa fa propria l'angoscia di Cristo di fronte alle folle sbandate e sfinite <<come pecore senza pastore>> e ripete spesso la sua parola: <<Sento compassione di questa folla>>. Ma è anche cosciente che, per l'efficacia della predicazione evangelica, nel cuore delle masse, essa deve indirizzare il suo messaggio a comunità di fedeli, la cui azione può e deve giungere agli altri.

Chiesa tutta intera missionaria

            Ma chi ha, dunque, la missione di evangelizzare?

            Il Concilio Vaticano II ha risposto con chiarezza: alla Chiesa <<per mandato divino incombe l'obbligo di andare nel mondo universo a predicare il Vangelo ad ogni creatura>>.

            Se qualche vocabolo o concetto vi incuriosisce e volete conoscerne il significo o approfondirlo lasciate un vostro commento.

A rivederci a giovedì prossimo 3 dicembre. Un cordiale saluto. EMMANUELE.

FONTE: Titolo: Evangelii Nuntiandi; Autore: Paolo VI; Editore: ELLEDICI

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