Evangelii Nuntiandi. Parte 5
Riprendiamo il discorso da
Giovedì 26 novembre
Una
gamma quasi infinita di mezzi, la predicazione esplicita, certamente, ma anche
l'arte, l'approccio scientifico, la ricerca filosofica, il ricorso legittimo ai
sentimenti del cuore umano possono essere adoperati a questo scopo, ovvero al
primo annuncio ai lontani.
Annuncio
al mondo scristianizzato
Se questo primo annuncio si rivolge specialmente a
coloro, che non hanno mai inteso la Buona Novella di Gesù, oppure ai fanciulli,
esso si dimostra ugualmente sempre più necessario, a causa delle situazioni di
scristianizzazione frequenti ai nostri giorni, per moltitudini di persone che
hanno ricevuto il battesimo ma vivono completamente al di fuori della vita
cristiana, per gente semplice che ha una certa fede ma ne conosce male i
fondamenti, per intellettuali che sentono il bisogno di conoscere Gesù Cristo
in una luce diversa dall'insegnamento ricevuto nella loro infanzia, e per molti
altri.
Le
religioni non cristiane
Il primo annuncio si rivolge anche a immense porzioni di
umanità che praticano religioni non cristiane, che la Chiesa rispetta e stima
perché sono l'espressione viva dell'anima di vasti gruppi umani. Esse portano
in sé l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta, ma realizzata
spesso con sincerità e rettitudine di cuore.
Vogliamo rilevare, soprattutto oggi, che né il rispetto e
la stima verso queste religioni, né la complessità dei problemi sollevati sono
per la Chiesa un invito a tacere l'annuncio di Cristo di fronte ai non cristiani.
Sostegno
della fede dei fedeli
Tuttavia la Chiesa non si sente dispensata da una
attenzione altrettanto infaticabile nei confronti di coloro che hanno ricevuto
la fede e che, spesso da generazioni, sono a contatto col Vangelo. Essa cerca
così di approfondire, consolidare, nutrire, rendere sempre più matura la fede
di coloro che si dicono già fedeli e credenti, affinché lo siano maggiormente.
Questa fede è quasi sempre, oggi, posta a confronto col
secolarismo, anzi con l'ateismo militante: è una fede esposta alle prove e
minacciata; di più, una fede assediata e combattuta. Essa rischia di perire per
asfissia o per inedia se non continuamente alimentata e sostenuta.
Non
credenti
Da una parte, si è obbligati a costatare nel cuore stesso
di questo mondo contemporaneo il fenomeno che diviene quasi la sua nota più
sorprendente: il secolarismo.
Il recente Concilio ha affermato, in questo senso, la
legittima autonomia della cultura e particolarmente delle scienze. Noi vediamo
qui un vero secolarismo: una concezione del mondo, nella quale questo si spiega
da sé senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio, divenuto in tal modo
superfluo ed ingombrante. Un simile secolarismo, per riconoscere il potere
dell'uomo, finisce dunque col fare a meno di Dio ed anche col negarlo.
Nuove forme di ateismo sembrano derivarne. In connessione
con questo secolarismo ateo, ci vengono proposti tutti i giorni, sotto le forme
più svariate, la civiltà dei consumi, l'edonismo elevato a valore supremo, la
volontà di potere e di dominio, discriminazioni di ogni tipo.
Non
praticanti
Atei e non credenti da una parte, non praticanti
dall'altra, oppongono dunque all'evangelizzazione resistenze non trascurabili.
Secolarismo ateo e assenza di pratica religiosa si trovano
presso gli adulti e presso i giovani, presso l'élite e nelle masse, in tutti i settori culturali, nelle antiche
come nelle giovani Chiese. L'azione evangelizzatrice della Chiesa, che non può
ignorare questi due mondi né arrestarsi di fronte ad essi, deve cercare
costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre loro
la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo.
Nel
cuore delle masse
Come Cristo durante il tempo della sua predicazione, come
i Dodici al mattino della Pentecoste, anche la Chiesa vede davanti a sé un'immensa folla umana che ha bisogno del Vangelo e vi ha
diritto, perché Dio <<vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino
alla conoscenza della verità>>
Conscia del suo dovere di predicare la salvezza a tutti,
sapendo che il messaggio evangelico non è riservato a un piccolo gruppo di
iniziati, di privilegiati o di eletti ma destinato a tutti, la Chiesa fa
propria l'angoscia di Cristo di fronte alle folle sbandate e sfinite
<<come pecore senza pastore>> e ripete spesso la sua parola:
<<Sento compassione di questa folla>>. Ma è anche cosciente che,
per l'efficacia della predicazione evangelica, nel cuore delle masse, essa deve
indirizzare il suo messaggio a comunità di fedeli, la cui azione può e deve
giungere agli altri.
Chiesa
tutta intera missionaria
Ma chi ha, dunque, la missione di evangelizzare?
Il Concilio Vaticano II ha risposto con chiarezza: alla
Chiesa <<per mandato divino incombe l'obbligo di andare nel mondo
universo a predicare il Vangelo ad ogni creatura>>.
Se qualche vocabolo o concetto vi incuriosisce e volete
conoscerne il significo o approfondirlo lasciate un vostro commento.
A rivederci a giovedì
prossimo 3 dicembre. Un cordiale saluto. EMMANUELE.
FONTE: Titolo: Evangelii
Nuntiandi; Autore: Paolo VI; Editore: ELLEDICI
Nessun commento:
Posta un commento