venerdì 10 gennaio 2014

FAMIGLIA ED ECONOMIA. PARTE I



        Lo scopo delle righe seguenti è considerare alcuni dei risvolti benefici dell'istituto famigliare sia sulla vita all'interno dell'impresa, sia sui profitti dell'impresa. Contro questa tesi si stagliano due obiezioni:

I)La famiglia danneggia l'economia perché:

- i genitori nei riguardi dei figli non sono meritocratici, sono indulgenti verso i loro difetti; - in famiglia non c'è competizione o c'è n'è poca, laddove la competitività è una capacità importante nel mondo del lavoro;
- la famiglia si sposta molto più difficilmente di un single e ciò ostacola la mobilità geografica, che invece è a volte utile alle imprese (è l'unica tesi del tutto vera). 

II)Inoltre, il business di un'impresa aumenta se c'è un clima di consumismo, e il consumismo si giova dello sfascio della famiglia;

- se per una coppia di coniugi basta un frigorifero, una lavastoviglie, una casa, ecc..., dopo un divorzio, oppure se le persone non si sposano e vivono da single, ci vogliono due frigoriferi, due lavastoviglie, due case, ecc...
- dopo lo sfascio della famiglia, il soggetto è infelice e non di rado cerca nel possesso delle cose una compensazione consolatoria, fa shopping per consolarsi.

            Ora, prima di discutere la prima obiezione, va detto che, nell'immediato, questa seconda obiezione è vera: il consumismo è favorito dallo sfascio della famiglia ed è anche per questo che molti mass media, che solitamente appartengono ai grandi potentati funzionari, cercano di sfasciare le famiglie. Ma, a lungo andare, le cose non stanno così, a lungo andare la famiglia è benefica per l'impresa e per l'economia.

            L'essere umano ha bisogno di affetto (e lo riceve in modo speciale e in grande quantità in famiglia) per attivare le sue capacità fondamentali, comprese quelle necessarie per svolgere un lavoro in modo efficace.

            Siamo proprio sicuri che la competizione sia sempre benefica? Una cosa è la competizione-concorrenza tra imprese, che può migliorare la qualità dei prodotti e può portare alla diminuzione dei prezzi; un'altra è la competizione-concorrenza all'interno dell'impresa: 

            quest'ultima è spesso in negativa, perché può rendere quasi invivibile la vita lavorativa se diventa predatoria e asfissiante, se non c'è rispetto e collaborazione, cioè quelle cose che una buona famiglia insegna a coltivare. Se fra le persone che lavorano in un'impresa c'è collaborazione, invece che competizione, ognuno trasmette le conoscenze degli altri, invece che tenerle per sé, e impara dagli altri, cosicché i risultati di ognuno vengono messi in comunione, e tutto ciò determina un beneficio complessivo per l'impresa.

            L'essere umano compie più volentieri qualsiasi attività se la svolge per amore, dunque lavora più volentieri se lo fa per amore di qualcuno, specialmente se lavora per amore dei suoi affetti più cari, ovvero per i suoi famigliari. Ebbene, chi lavora volentieri è più efficiente e ha più inventiva.

            Similmente, il soggetto che lavora è efficiente se è sereno e felice, se non è angustiato dalla sua vita privata. Ora, la famiglia che "funziona" rende mediamente l'uomo felice o comunque sereno.

            L'economia si regge (anche) sui consumi, ma i consumi richiedono soggetti che acquistino, perciò una crisi demografica diminuisce i soggetti che comprano e dunque produce crisi economiche.

            Quando all'aumento della tassazione, <<Una famiglia di oggi con due redditi guadagna meno di quanto trenta anni fa la stessa famiglia guadagnava con un solo stipendio. E questa è la conseguenza della crescita delle imposte sul prodotto interno lordo, raddoppiate nello stesso periodo proprio per assorbire le conseguenze dell'invecchiamento dovuto al crollo delle nascite>>.

            Inoltre, se le tasse aumentano e spremono i cittadini, essi hanno meno soldi da investire e, se gli investimenti si contraggono, l'economia arretra e può andare in crisi.

EMMANUELE

FONTE: rivista "IL TIMONE"

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