Lo scopo
delle righe seguenti è considerare alcuni dei risvolti benefici dell'istituto
famigliare sia sulla vita all'interno dell'impresa, sia sui profitti
dell'impresa. Contro questa tesi si stagliano due obiezioni:
I)La
famiglia danneggia l'economia perché:
- i genitori
nei riguardi dei figli non sono meritocratici, sono indulgenti verso i loro
difetti; - in famiglia non c'è competizione o c'è n'è poca, laddove la
competitività è una capacità importante nel mondo del lavoro;
- la
famiglia si sposta molto più difficilmente di un single e ciò ostacola la
mobilità geografica, che invece è a volte utile alle imprese (è l'unica tesi
del tutto vera).
II)Inoltre,
il business di un'impresa aumenta se c'è un clima di consumismo, e il
consumismo si giova dello sfascio della famiglia;
- se per una
coppia di coniugi basta un frigorifero, una lavastoviglie, una casa, ecc...,
dopo un divorzio, oppure se le persone non si sposano e vivono da single, ci
vogliono due frigoriferi, due lavastoviglie, due case, ecc...
- dopo lo
sfascio della famiglia, il soggetto è infelice e non di rado cerca nel possesso
delle cose una compensazione consolatoria, fa shopping per consolarsi.
Ora, prima di discutere la prima
obiezione, va detto che, nell'immediato, questa seconda obiezione è vera: il
consumismo è favorito dallo sfascio della famiglia ed è anche per questo che
molti mass media, che solitamente appartengono ai grandi potentati funzionari,
cercano di sfasciare le famiglie. Ma, a lungo andare, le cose non stanno così,
a lungo andare la famiglia è benefica per l'impresa e per l'economia.
L'essere umano ha bisogno di affetto
(e lo riceve in modo speciale e in grande quantità in famiglia) per attivare le
sue capacità fondamentali, comprese quelle necessarie per svolgere un lavoro in
modo efficace.
Siamo proprio sicuri che la
competizione sia sempre benefica? Una cosa è la competizione-concorrenza tra
imprese, che può migliorare la qualità dei prodotti e può portare alla
diminuzione dei prezzi; un'altra è la competizione-concorrenza all'interno
dell'impresa:
quest'ultima è spesso in negativa,
perché può rendere quasi invivibile la vita lavorativa se diventa predatoria e
asfissiante, se non c'è rispetto e collaborazione, cioè quelle cose che una
buona famiglia insegna a coltivare. Se fra le persone che lavorano in
un'impresa c'è collaborazione, invece che competizione, ognuno trasmette le
conoscenze degli altri, invece che tenerle per sé, e impara dagli altri,
cosicché i risultati di ognuno vengono messi in comunione, e tutto ciò
determina un beneficio complessivo per l'impresa.
L'essere umano compie più volentieri
qualsiasi attività se la svolge per amore, dunque lavora più volentieri se lo
fa per amore di qualcuno, specialmente se lavora per amore dei suoi affetti più
cari, ovvero per i suoi famigliari. Ebbene, chi lavora volentieri è più efficiente
e ha più inventiva.
Similmente, il soggetto che lavora è
efficiente se è sereno e felice, se non è angustiato dalla sua vita privata.
Ora, la famiglia che "funziona" rende mediamente l'uomo felice o
comunque sereno.
L'economia si regge (anche) sui
consumi, ma i consumi richiedono soggetti che acquistino, perciò una crisi
demografica diminuisce i soggetti che comprano e dunque produce crisi
economiche.
Quando all'aumento della tassazione,
<<Una famiglia di oggi con due redditi guadagna meno di quanto trenta
anni fa la stessa famiglia guadagnava con un solo stipendio. E questa è la
conseguenza della crescita delle imposte sul prodotto interno lordo,
raddoppiate nello stesso periodo proprio per assorbire le conseguenze
dell'invecchiamento dovuto al crollo delle nascite>>.
Inoltre, se le tasse aumentano e
spremono i cittadini, essi hanno meno soldi da investire e, se gli investimenti
si contraggono, l'economia arretra e può andare in crisi.
EMMANUELE
FONTE:
rivista "IL TIMONE"
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