lunedì 18 marzo 2013

L'EUROPA CHE SARA'. PARTE PRIMA

Europa e Stati Uniti non hanno la stessa visione del mondo anche se si direbbe il contrario, anche perchè l’Europa investe di più nello stato sociale, a differenza degli Stati Uniti, che investono più in armi.
“Non a caso un versante essenziale dell’iniziativa europea è il suo modello di società. Lo Stato Sociale, così come lo abbiamo conosciuto e come lo stiamo trasformando, è stato un’invenzione europea. C’è, insomma, uno stile di vita europeo, una percezione dei diritti e dello Stato che è un valore da proporre e da continuare a produrre. Proporre non vuol dire imporre. Non si impone la libertà e non si impone la democrazia.”
L’Europa cambierà. Essa sta camminando verso un nuovo ordine interno difficile ancora da prevedre.
“Centinaia di migliaia di uomini provenienti dall’Asia, dall’Africa del Nord e dall’Africa del Sud, dall’America Latina premono e penetrano i confini del vecchio mondo, realizzando una diversa identità politica, istituzionale, culturale. Vede bene Cristina Carpinelli:<<L’Europa del XXI secolo è piuttosto un’Europa delle differenze>>
L’Europa sarà aperta verso il mondo.
“L’Europa moderna, non solo quella contemporanea, sarebbe letteralmente inconcepibile senza globalizzazione. L’Europa moderna nasce per/con la globalizzazione.”
La nostra Europa era quella di Dossetti, di La Pira, solo per fare due nomi. Oggi tutto va reinventato. L’Europa si sta giocando il suo ruolo decisivo nel mondo.
“Non si tratta di un lavoro a tavolino, ma di una iniziativa politica, diplomatica, economica, culturale. Nel gran disordine mondiale non c’è ruolo”dato” per l’Europa, ma un ruolo da costruire. E’ caduto il paravento americano. L’Occidente si divide. Un’Europa protesi americana, un’Europa affogata in un confuso Occidente. In quel processo di immani proporzioni che è la costruzione di un nuovo ordine internazionale, l’Europa deve essere uno dei grandi riferimenti mondiali, insieme agli USA, alla Cina, all’incerta Russia postsovietica. “
“Una vocazione universale dunque. De Gasperi lascia intendere di avere intuito che non è soltanto un’utopia porsi il problema di un governo mondiale. In questa prospettiva l’Europa appare non solo come progetto ma anche come processo.”
“<<La via da percorrere non è facile, nè sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!>> “
Ma all’orizzonte della nascita della nuova Europa si addensano nubi scure che vengono dalle stesse sette che influenzarono la politica statunitense.
“La storia si ripete, talvolta si rovescia e pare innestare la retromarcia... e le radici ci inseguono. Pochi si sono astenuti dal discutere il problema. Al punto che non mi pare fuor di luogo il problema delle radici anche per quel che riguarda la massoneria. Interrogativo che suona quasi impertinente, eppure non è eliminabile. Sappiamo infatti quale influenza negli avvenimenti americani esercitò la Massoneria. Come è noto, Benjamin Franklin apparteneva alla Loggia delle sette sorelle fondata a Parigi nel 1776, ed i più noti americanisti francesi frequentavano la loggia parigina. E secondo non pochi studiosi i leader statunitensi avrebbero applicato le linee costituzionali suggerite dall’illuminismo. Se le radici massoniche sono così evidenti nella nascita degli Stati Uniti d’America è pensabile che esse siano del tutto assenti dalla temperie culturale che riguarda la nascita della nuova Europa?”
E l’autore prosegue.
“E’ Martini stesso a rivelare il proprio intento con una citazione da Edgar Morin: <<Pensare all’Europa significa pensare al mondo intero>>. E’ la stessa lunghezza d’onda di Alcide de Gasperi, Adenauer e Schuman. Osserva in proposito Mario Monti: Martini ci intrattiene <<sulle tre sfide principali che, nella sua visione, l’Europa è chiamata ad affrontare: la sfida dell’unificazione, la sfida della multiculturalità, la sfida della globalizzazione e della solidarietà>>. Per ciascuna di queste sfide l’Arcivescovo di Milano si chiese quali siano le condizioni culturali e spirituali necessarie per raggiungere l’obiettivo. Obiettivo che è ad un tempo sogno d’Europa. Intervenendo al Forum Europa, quadrare il cerchio? Il Cardinale così si esprimeva: <<L’Europa che sogno è quindi un’Europa non dei mercati e neppure solo degli Stati, delle regioni o delle municipalità; è un’Europa dei popoli, dei cittadini, degli uomini e delle donne.  Un’Europa riconciliata e capace di riconciliare; un’Europa dello spirito, edificata su solidi principi morali e, per questo, in grado di offrire a tutti e a ciascuno spazi autentici di libertà, di solidarietà, di giustizia e di pace; un’Europa che viva gioiosamente (non noiosamante) e generosamente la sua missione.”
“Non a caso, dopo aver richiamato l’affermazione del papa polacco secondo il quale <<l’economia è solo un aspetto e una dimensione della complessa attività umana>>, Martini esplicita il suo già menzionato europeismo: <<L’Europa che sogno è quindi un’Europa non dei mercati e neppure solo degli Stati. E qui, nel mio singolo sguardo va oltre e si allarga al mondo intero: vorrei tanto che esso, grazie anche alla responsabilità di noi europei, fosse più umano e abitabile, più in sintonia con il progetto di Dio>>. Come a dire che costruire l’Europa dello spirito è elemento essenziale dell’Europa che verrà.”
“Vi è perfino, insolitamente, un riferimento complessivo a tutto il magistero in materia. Dice Martini: <<tutti i pontefici – da Pio XII a oggi – hanno insistito nel guardare alla costruzione dell’Europa a servizio del mondo intero. In una prospettiva di redenzione dell’intera umanità e contro ogni tentazione eurocentrica, i Papi presentano una visione dell’Europa in chiave esplicitamente planetaria. Tra l’altro, parlano dell’Unione Europea quale tappa verso l’unificazione del mondo intero, insistono sull’opera che il Vecchio Continente deve svolgere per l’unificazione della pace, cooperando in modo sempre maggiore e sempre più solidaristico con i popoli in via di sviluppo.”
“Osserva in proposito Martini: <<Bisogna infatti superare ogni forma di nazionalismo e aprirsi a una convivenza più accogliente e solidale.”
Emmanuele
Fonte:
Autore: GIOVANNI BIANCHI
Titolo: L’EUROPA CHE VERRA’
Editrice: EDITRICE MONTI



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