mercoledì 20 giugno 2012

FUGGIRE DAL PASSATO...


Anche questo mese vi proponiamo un articolo del giornalista Carlo Nesti, che ancora una volta non manchiamo di ringraziare per avercelo inviato.
Come molti sanno, il 10 giugno sono iniziati gli Europei di calcio organizzati per questa edizione da Polonia ed Ucraina, e proprio di uno dei tanti giocatori che vi partecipano, Nesti coglie l'occasione per trattare il difficile tema del perdono.




Blaszczykowski: fuggire dal passato

La Bibbia ci spiega subito chi siamo: "Allora il Signore vide che la malvagità dell'uomo era grande sulla terra e che ogni progetto concepito dal suo cuore non era rivolto ad altro che al male tutto il giorno: di conseguenza il Signore si pentì aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo" (Gn 6,5).
Chissà quante volte Jakub Błaszczykowski, capitano della Nazionale polacca, e trascinatore del Borussia Dortmund, ha letto e riletto, anche mentalmente, la Genesi! Lui che, all’età di 11 anni, vide il padre Zygmunt uccidere a coltellate la madre Anna: una immagine, purtroppo, impossibile da “resettare”. 
Per fortuna, l’uomo non è solo questo. Anzi: ci sono uomini meravigliosi, che hanno saputo proprio risorgere dal fango, diventando Santi. Pensate a San Paolo, che fu assassino, prima di Damasco. Pensate a San Francesco, che fu gaudente, prima di Perugia. Pensate a Sant’Agostino, che fu peccaminoso, prima di Ambrogio. 
Ma, dinanzi alla parola “mamma”, che anche foneticamente è una delle cose più belle che esistono, come poteva essere l’”Abbah” (papà) del “Padre Nostro”, insegnatoci di Gesù, è difficile ragionare. La “mamma” è la “mamma”, e basta, e la sconvolgente idea di vederla soppressa, con violenza, da una padre, è insopportabile. 
Eppure Jakub, per tutti i suoi tifosi “Kuba”, non ha disprezzato la vita, il mondo, e se stesso, come a tanti altri sarebbe capitato. Lo hanno sostenuto la Fede, lo zio Jerzy, pure lui ex capitano della Polonia, e la nonna Felicja. E ogni gol è stato un’occasione, per dedicare la gioia a mamma Anna. 
Il padre, ormai uscito dal carcere, è morto poco prima dell’inizio degli Europei di calcio. No: non è riuscito a perdonarlo. Non è riuscito in ciò che ci chiede Gesù, dinanzi a qualsiasi dolore. Ma non mi permetterei mai di aggiungere una sola considerazione personale a questo dato di fatto. 
Per quasi 37 anni, un connazionale, un certo Karol Józef Wojtyła, ci ha spiegato anche di che “pasta” sanno essere i polacchi. Nessun paragone, per carità, ma ammirazione per gente abituata a “portare croci”. Tutte le consonanti del cognome Błaszczykowski ci scoraggiano. “Kuba”, semplicemente, ci incoraggia.

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