Interessante è la riflessione che ci propone Carlo Nesti, il
noto giornalista sportivo e autore di libri come “Il mio psicologo si chiama
Gesù” (ed. Sanpaolo), sulla figura di un famoso giocatore di football
americano.
Ogni mese ci proporrà un suo pensiero che potrete anche trovare sul suo sito www.carlonesti.it, non possiamo che
ringraziarlo pubblicamente per questa opportunità e assicurargli le nostre
preghiere. Grazie Carlo!
TEBOW: IL “PROFETA” DEL FOOTBALL AMERICANO
“Cantate a Dio,
inneggiate al suo nome, spianate la strada a chi cavalca le nubi:
«Signore» è il suo nome, gioite davanti a lui” (Sal 68,5). Non esiste un
solo capitolo della Bibbia, in cui venga negata la bellezza di inneggiare a
Dio, davanti a tutti. Eppure, proprio nell’era della iper-informazione, c’è un
problema in più.
Il mondo è secolarizzato, e il relativismo impone,
troppo spesso, l’”etica fai da te”: ciascuno per se stesso, nessuno per gli
altri. Evviva, se qualcuno rompe la monotonia, e parla di spiritualità,
in un mare di materialismo, no? E, invece, il rischio è quello di
passare per esibizionisti, in particolare se si è noti.
Si sospetta che un certo personaggio voglia “rifarsi
il lifting professionale”, mostrarsi con un nuovo “look”, anche
ideologico, per espiare vecchi peccati. Avete presente Nicola
Legrottaglie, Paolo Brosio e Claudia Koll? Dite la verità: in quanti avete
dubitato della loro sincerità? Io li conosco: siete fuori
strada.
Che poi comportarsi da “buoni cristiani”, e appellarsi
a valori ampiamente condivisibili, aiuti la propria “immagine”, è
scontato. Ma Gesù avrebbe dovuto curarsi dell’invidia di chi lo vedeva
“perfetto”, e rinunciare alla predicazione? Agli uomini non va mai bene niente, e
talvolta, fregarsene è un diritto.
Esempio: Tim Tebow, grande e leggendario campione di
football americano. Lui non si accontenta di essere un asso del suo sport. Lui
vuole sfruttare la popolarità per diffondere la Parola di Gesù, e diventa
il simbolo del moderno cattolicesimo statunitense. Dovrebbe
nascondersi, e non esternare la sua
Fede?
Il pericolo è un altro, ed è da cercare intorno a chi
si espone. Quando, a Pasqua, ha parlato davanti a 15 mila persone, sulla
collina alle porte di Georgetown, Joe Champion, organizzatore, ha detto: “Nel
cristianesimo, oggi, ci sono il Papa e Tebow. Non avevamo abbastanza spazio per
il Papa”. Booooooom! Esagerato!
L’accesso ai media è stato limitato ai primi minuti
della predica, e le tivù non hanno potuto trasmettere in diretta. Perché?
Se vengono adottate le stesse regole “esclusive” dello sport business, anche
quando il tema è Gesù, significa che lo sport business è più importante di
Gesù. Ecco: questo non lo tollero.
scheda di Tim Tebow
Timothy Richard, soprannominato Tim, Tebow
(Makati, 14 agosto 1987) è un giocatore di football americano
statunitense, che ricopre il ruolo di quarterback, nella National Football
League, per i New York Jets. Autentica “leggenda”, è valutato, a livello di
college, tra i principali quarterback di sempre. Tebow viene scelto come
venticinquesimo assoluto, nel corso del Draft NFL 2010, dai Denver Broncos.
Milita nei Florida Gators, squadra rappresentativa dell'università della
Florida. Nel 2007 vince il prestigiosissimo Heisman Trophy, premio riservato al
miglior universitario dell'anno. Il posto da titolare di Tebow vacilla all'alba
della stagione 2012, quando il vicepresidente Elway organizza un incontro col
quarterback free agent Peyton Manning. Il 19 marzo, Manning decide di firmare
proprio per i Broncos, e Tim passa ai New York Jets, dove, immediatamente, si
apre il dibattito su chi deve essere il titolare tra lui e Mark Sanchez. Al di
là dello sport, Tebow è considerato il simbolo del moderno cattolicesimo
americano, attraverso le parole semplici e dirette di un campione, che non
nasconde la propria Fede.
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