sabato 20 agosto 2011

COMMENTO AL VANGELO: ASCOLTA E PERDONA


Don Marcello ha deciso di inviarci, anche durante le sue vacanze, il commento al vangelo di domenica …  Grazie Don!


Che cosa hanno in comune le letture di oggi? Il tempio di Gerusalemme.
Il re Salomone lo ha costruito come casa di Dio (I lettura). Lui per primo ci va a pregare e conclude la sua preghiera dicendo: “Ascolta e perdona”. Come a dire: “Signore, proprio perché sei un Dio fedele, non stancarti di ascoltarci e perdonarci”. E’ la preghiera di un credente che si appella all’amore fedele di Dio come garanzia di ascolto e di perdono.
Con una condizione aggiunta da parte di Dio: che “i figli veglino sulla loro condotta, che camminino davanti a Lui con tutto il cuore”. Perché questa condizione? Perché noi - come l’antico popolo di Dio - sappiamo rovinare anche il perdono di Dio, la sua fedeltà. “Basta un po’ di pentimento - dice la gente - e Dio è sempre pronto a perdonare: non è forse un Dio fedele?”. Così la fede nella bontà di Dio è rovinata. Il peccato dei “deboli” che sanno di sbagliare, lo riconoscono e ricominciano daccapo merita sempre il perdono, ma il peccato dei “furbi” che strumentalizzano l’amore di Dio per non cambiare sul serio, non merita il perdono. Anziché uno stimolo al bene, la fiducia nella fedeltà di Dio si tramuta in una falsa sicurezza che spinge al male. E questo Dio non lo sopporta.
Gesù nel tempio (Mc 12,41-44) resta colpito dalla totalità del dono della povera vedova che non dà il superfluo, ma “tutto quello che aveva per vivere”. Una totalità che esprime una fede grande nella provvidenza di Dio e un amore generoso per lui. Gesù additandoci la povera vedova come modello, vuole che ci mettiamo in discussione, vuole educarci ad una fede libera dalle scuse per una sequela di lui più generosa. Quante volte ci nascondiamo dietro ai “Non ce la faccio… No ho tempo… Non ci riesco… Non ne sono capace… Non posso proprio…”, riguardo alla preghiera, all’ascolto della Parola, all’aiuto del prossimo, in chiesa, in casa, sul lavoro. “Due monetine”, come la povera vedova, le abbiamo tutti, sempre. Gesù ci chiede di darle con generosità. Un sorriso, un saluto, un po’ di compagnia, una parola buona, una telefonata, due righe, una mano… Queste monetine io ce lo ho. Perché le trattengo? Il nostro peccato è quello di misurare il dono.

Don Marcello

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