venerdì 12 agosto 2011

COMMENTO AL VANGELO: GUARIGIONE E PERDONO

Anche oggi, Don Marcello ci aiuta a capire il vangelo di domenica con il suo commento …

Gli interventi di Don Marcello riprenderanno a settembre…

Il paralitico che viene portato a Gesù per chiedergli la guarigione, si sente rispondere: “Ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2,1-12). Chiede la guarigione e si vede offrire il perdono, pensa alla salute e Gesù pensa anzitutto al suo rapporto con Dio. E se poi Gesù lo guarisce è per mostrare il suo potere di rimettere i peccati.

Ciò è illuminante sullo sguardo che ha Gesù nei nostri confronti.
Quando diciamo: “Basta la salute”, vogliamo intendere che è l’unica cosa che conta nella vita; una preoccupazione che è diventata il contenuto principale, se non unico, anche della nostra preghiera di domanda.
Gesù invece ci vede in modo più vero. Per lui noi non siamo solo il nostro corpo, ma il nostro corpo in relazione con Dio. Questa dimensione spirituale per Gesù è talmente importante che la sua cura precede l’altra. Come a dire: se anche tu stessi bene fisicamente, ma non nel tuo cuore, di dentro, dove ti sei venduto al peccato, là dove la tua coscienza ti rimprovera perché non sei in pace né con Dio nè con il prossimo, tu ti illudi di stare bene.

Ciò è illuminante anche per rispondere alla domanda: che cosa significa salvare veramente un uomo? Gesù è convinto che la salvezza dell’uomo comporta la liberazione sia dalla malattia sia dal peccato. L’uomo ha bisogno di guarigione e di perdono insieme.
Quindi vanno bene tutti gli sforzi della ricerca scientifica per guarire il corpo. E se i medici non dovessero riuscirci e otteniamo invece una grazia in questo senso, siamone riconoscenti al Signore. Ma la guarigione non risolve tutto il problema dell’uomo, che è la vittoria sulla morte. Anche l’uomo guarito deve pur sempre morire. La morte è il problema serio; la guarigione acquista il suo senso solo se diventa segno che dà un fondamento alla speranza della risurrezione (II lettura).
Allo stesso modo, vanno bene tutti gli sforzi per guarire di dentro, là dove la nostra relazione con Dio è compromessa dal peccato. Il riferimento al sacramento della Confessione è evidente. Poter dire davanti ad un confessore, come il re Davide davanti al profeta Natan (I lettura): “Ho peccato contro il Signore” è la condizione per poter sentire quella parola liberatrice: “Il Signore ha rimosso il tuo peccato”, parola che rilancia la vita.

Don Marcello

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