lunedì 26 novembre 2012

La libertà

La libertà vuol dire fare tutto ciò che ci passa per la testa? Si può accettare una libertà dello spirito che non sia limitata da determinati valori? Una libertà senza disciplina è migliore e più feconda dell’anarchia? Ci poniamo così il problema terribile della nostra incapacità a usare la nostra libertà. Ci proclamiamo maturi e poi abbiamo bisogno di essere sollecitati per riuscire a fare qualcosa di buono. E’ un quadro rattristante della specie umana.
Ormai non c’è più dubbio che il mondo nel quale viviamo, e in particolare quello della cultura, predica e ricerca una libertà che niente osa più limitare. Basta una qualsiaisi autorità, si tratti di un ministro o di un vescovo, metta un qualsiasi freno alla libertà di chicchessia, ed ecco tutti gli intellettuali insorgere come un sol uomo per protestare in nome della difesa della libertà, senza rendersi conto che la libertà deve sempre generare una certa responsabilità e che non si può sostenere che la libertà di dire o di fare qualunque cosa, sia uno dei diritti essenziali dell’uomo.
Noi miriamo, specialmente nel campo dell’educazione, a formare giovani che non siano indottrinati (nemmeno da noi) ma esseri liberi, capaci di decidere da soli, capaci di scegliere e di volgersi liberamente verso i valori autentici. Se non ci riferiamo alla persona umana e alla libertà avremo un mondo in cui l’uomo è prigioniero e oppresso. La libertà dunque si esprime essenzialmente non col disimpegno ma con l’impegno assunto per decisione propria.
E così, uno dei grandi spettacoli che il mondo contemporaneo ci ha mostrato è la corsa degli uomini verso la servitù, perchè la libertà è un fardello troppo pesante. Il mondo oggi cerca essenzialmente di liberarsi della libertà.
Sembra talvolta che alcuni intellettuali nutrano una forma di masochismo verso la loro libertà, una spece di piacere perverso ad abdicarvi, proprio perchè non hanno saputo farne uso: contro la libertà hanno una sorta di risentimento. La domanda che ci si pone è questa: può la libertà inserirsi in un ordine senza per questo negare e distruggere se stessa? In un solo caso la libertà può subordinarsi senza avvilirsi: davanti alla libertà dell’altro.
Quando io accetto di limitare la mia libertà per permettere a quella dell’altro di svilupparsi (come avviene nel caso dell’amore) in quel momento io non mi avvilisco, anzi mi accorgo che in realtà il vero fine non è la mia libertà in quanto libertà egoista ma la comunione delle libertà, cioè un ordine di cose nel quale tutte le persone abbiano la possibilità di svilupparsi, di realizzare la propria libertà e la propria vita personale. Solo questo vale la pena di perseguire.
E’ evidente che io devo volere la libertà dell’altro nello stesso modo in cui voglio la mia libertà. Chiunque ami sa molto bene che ogni amore implica una parte di sacrificio nella misura in cui implica che i propri gusti e i propri interessi vengano subordinati a quelli dell’amato.

Emmanuele
Fonte:
Autore: Jean Daniélou
Titolo: La cultura tradita dagli intellettuali
Editrice: LINDAU

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