sabato 22 settembre 2012

"DIVERSAMENTE ABILI..... O MIGLIORI DEGLI ALTRI?"


Riprendiamo dopo la pausa estiva con gli articoli gentilmente concessi dal giornalista Carlo Nesti.
Questa volta, prendendo spunto dalle recenti paraolimpiadi, discutiamo sul tema dei malati, quelli che apparentemente sembrano essere gli ultimi ma spesso lo sono solo agli occhi della gente...
In fondo al post metto anche il video che potrete vedere senza fare a meno di emozionarvi anche voi.



Pensate a chi accusa un handicap fisico, e sogna di poterlo superare. Pensate a una donna, che soffre da 12 anni di emorragie, e che tocca il lembo del mantello di Cristo. “Gesù si voltò, la guardò e disse: «Coraggio, figliola: la tua fede ti ha salvata». Da quel momento la donna fu guarita”. (Mt 9,22).

A Londra, le Paralimpiadi hanno radunato chi è “diversamente abile”, rispetto agli altri, e dunque “come gli altri”. Quanti contenuti cristiani! Dare sempre il massimo di noi stessi, in base alle possibilità. Riconoscere i limiti personali, ma senza abbattersi. Considerare una priorità la partecipazione, e non la vittoria.

Gesù, quando realizza il miracolo di una guarigione, non bada mai, prima, all'esteriorità: alle braccia o alle gambe in meno. Chiede al malato, infatti, una guarigione interiore, e cioè un approdo stabile alla Fede. Poi, sicuro di ciò, procede al prodigio della salute ritrovata. A Lourdes, spesso, è così.

In fondo, questa filosofia coincide con la “logica” della Fede, secondo la quale, innanzitutto, ci viene chiesto di credere, senza vedere. Il Signore vuole essere scelto da noi, con un atto di Fede, dopo che Lui ha scelto noi. Quindi, guarda nel profondo del cuore, e solo dopo alle eventuali infermità.

Chi cerca di ridare un senso alla vita, con lo sport, accantona il lamento sulla propria "esteriorità limitata": cerca l'integrità dentro di sé, con la spiritualità, la volontà e la positività. E anche per noi “abili”, ai quali manca sempre qualcosa, dinanzi a malinconia e infelicità, è lo stesso.

Cristianità e sport accomunano “sani” e “malati”, perché tutti, per ottenere la Felicità Assoluta, dobbiamo lottare contro un limite: male e peccato. “Tendi ad andare avanti, a non desistere. Se l'ultimo giorno non ti troverà vincitore, ti trovi per lo meno ancora combattente, non catturato e fatto schiavo” (Sant’Agostino).

Ricorderò a lungo Hussein Omar Hassan (Gibuti), che ha chiuso i 1500 metri nella “standing ovation”, da record del mondo, di 80 mila spettatori. E’ arrivato, barcollante, 7 minuti e mezzo dopo il primo. Qualcosa di strano? No: lui avevo “vinto”, e con lui, le 80 mila persone, che si sentivano come lui.



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