domenica 27 novembre 2011

A CHI APPARTENIAMO? (Gv 5, 33-39)

Nessuno di noi esiste da solo, ma in relazione con qualcuno: uomo e donna, genitori e figli, marito e moglie, amici e compagni. L’essere in relazione fa parte del nostro DNA, della nostra struttura interiore più profonda, tanto è vero che l’esperienza degli adulti insegna che nell’isolamento ci si sente tristi.

Risponde Isaia (I lettura): “Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito”. Senza Abramo e Sara il popolo non esisterebbe, ma non esisterebbe neppure la sua fede in Dio. Il popolo è debitore ai due della sua esistenza e della sua fede. Vita e fede: i doni più grandi. Lo diciamo anche noi in una preghiera: “Signore, ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano”. E’ così?
L’esperienza dei bambini conferma ancora di più che, quando i genitori rompono la loro relazione, i bambini si sentono traditi, perché trattati come pacchi postali, ora a casa dell’uno ora a casa dell'altro.
Noi tutti apparteniamo a qualcuno e questa relazione ci salva.
Ora, il popolo d’Israele a chi appartiene?
Gesù Cristo a chi appartiene? Risponde l’interessato (Gv 5,33-39): “Il Padre che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me”. Non esiste il Cristo staccato dal Padre, che va per conto suo, che vive una libertà al di fuori dell’obbedienza al Padre. Anche chi ha tentato, come il diavolo, di separare Padre e Figlio, non ci è riuscito. Gesù considera se stesso il volto del Padre in mezzo a noi. Il nostro desiderio di vedere Dio si realizza solo in Gesù. Perché allora andiamo a cercare altre vie di salvezza?
E noi a chi apparteniamo? Risponde l’apostolo Paolo (II lettura): “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo”. Un’espressione insolita, ma efficace, per dire che la conoscenza di Cristo passa agli altri attraverso la nostra testimonianza cristiana, chiamata qui “profumo”. Tu ti profumi dopo che ti sei lavato, dopo che ti sei messo in ordine. Il riferimento al battesimo è esplicito. Lavàti e purificati nell’acqua, per la forza dello Spirito, veniamo rivestiti di Cristo. Noi l’abbiamo dentro Gesù Cristo. Se questa appartenenza a lui è la nostra fortuna, viviamo allora di conseguenza. O no?
Don Marcello

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