Dal
Vangelo secondo Luca (24,44-49a)
“Il Signore Gesù disse:
"Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna
che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti
e nei Salmi". 45Allora
aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro:
"Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno,
47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e
il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi
siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre
mio ha promesso”.
Sono le ultime parole di Gesù prima di salire al cielo, con le quali spiega agli apostoli le Scritture. Queste parlavano al futuro di tre fatti: il Cristo patirà, risorgerà e sarà predicato a tutti popoli. Dei tre fatti i primi due si sono compiuti; il terzo attende ancora di essere compiuto da noi, oggi. E’ la missione.
E’ per la missione che
esiste la Chiesa,
non per le cerimonie, non per le feste, non per le strutture, neanche per la
carità. La carità semmai è lo strumento privilegiato, non il fine. Proprio per
questo la Chiesa
tutte le volte che propone un’iniziativa si chiede: ma questa cosa che stiamo
facendo serve alla fede della gente? Avvicina a Gesù Cristo? Per la Chiesa le iniziative che
non hanno un risvolto missionario sono inutili. Chi salva è il Signore e allora
la Chiesa
cerca, nel rispetto della libertà, di essere occasione di appuntamento con Lui.
Per questo motivo ci sono i missionari in terre lontane e per lo stesso motivo
noi siamo missionari qui sul posto.
Cosa si tratta di dire?
Con l’autorità di Gesù “la conversione e il perdono dei peccati”. La
prima conversione è quella della mente: il Crocifisso è vittoria di Dio non
sconfitta. La parola di S. Paolo (II lettura) è di grande efficacia: la
debolezza dell’amore mostrata da Gesù sulla croce è rivelazione di Dio e forza
di perdono e di riconciliazione. E se questo annuncio dovesse portare alla
persecuzione e al martirio? Sarebbe segno di una grande fede. Nel mondo delle
missioni è così. Là dove i cristiani sono maggiormente perseguitati fioriscono
le conversioni. Da noi no. Non è forse perchè siamo i primi a non crederci fino
in fondo?
Don Marcello
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