Supponiamo
che i due personaggi di cui parliamo in questo post, si incontrino in paradiso.
Che cosa diranno? Madre Teresa ripeterà forse a Fr. Ettore quanto ha detto a me
un giorno in cui la incontrai all'ospedale Kenyatta a Nairobi: "io e lei
facciamo lo stesso lavoro per i più poveri. Vediamo di farlo bene, giacché
abbiamo lo stesso motivo".
Allora è forse troppo azzardato
accostare a Madre Teresa di Calcutta, il camilliano Fratel Ettore Boschini?
Può darsi che molti lo pensino, ma
il Vangelo ricorda: "ad un servo è stato dato dieci, ad un altro solo
uno", però a tutti e due è stato domandato il frutto.
Al Signore non importano tanto i
numeri, quanto l'impegno e la buona volontà. Tutti e due servono se non altro
per dimostrare la gloria di Dio che sceglie tra gli uomini quelli che ai nostri
occhi sono considerati un nulla.
Anche i cocci di un vaso di creta
possono essere usati per contenere i doni del Signore, ai quali altri abbiano
la possibilità di attingere.
Non
è mai troppo tardi...
Alla morte di Madre Teresa tutto il
mondo si accorse di questa piccola umile suora. Le sue opere e le sue figlie
erano ormai sparse in molti Paesi della Terra, e la sua patria adottiva -
l'India - tributò alla defunta onori inusitati per una nazione Indù. Ebbe,
infatti, i funerali di stato. Una folla impressionante di gente di ogni
religione si era accalcata per visitarne la salma, durante i giorni nei quali
rimase esposta nella Casa Madre delle Missionarie della Carità. Nel giorno della
tumulazione, l'intera città di Calcutta si fermò e fu esposta la bandiera a
lutto.
La Carità di Madre Teresa aveva
demolito ogni barriera e divisione di casta.
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"E'
morto Fratel Ettore, quello dei barboni". La voce si propagò in un baleno.
Fratel Ettore era un semplice
religioso camilliano che si occupava dei poveri di Milano. Chi si sarebbe
interessato di lui?
Invece la modesta cella mortuaria fu
subito meta dei poveri, straccioni, beneficati, giornalisti e autorità
pubbliche.
Fu necessario organizzare un
servizio d'ordine. Tutti volevano rendere omaggio a quel povero corpo
macilento, e tutti recitavano il Rosario, preghiera prediletta dal defunto.
Il Cardinale di Milano stabilì di
celebrare il funerale nella basilica di S. Ambrogio, che fu insufficiente a
contenere la folla. Anche il Comune di Milano volle rendere omaggio a Fratel
Ettore, inscrivendone il nome nel Famedio. Fratel Ettore diceva:
"Vorrei convincervi che sono
soltanto un pover'uomo. Nessuno, anche l'ultimo dei miei ospiti, si senta
inferiore a me o pensi di non poter fare quelle cose che io, per grazia di Dio
e per lo straordinario amore della Madonna, ho compiuto".
Il
medico e il piatto di minestra
"Prenda
questo piatto e continui". Era un compito sgradito più che difficile. Un
medico, abituato ad essere trattato con i guanti, abbassarsi a servire un
relitto di umanità! Ma a Madre Teresa non si poteva disubbidire. Lei stava
imboccando un poveretto, quando qualcuno la chiamò. La Madre si voltò e si
trovò di fronte un illustre medico. Era venuto per "vedere".
"Prenda
questo piatto e continui", gli disse senza tanti preamboli.
Il
dottore, preso così alla sprovvista, non osò rifiutare.
Quel primo impatto gli valse la
promozione sul campo: da quel giorno divenne fedele collaboratore di Madre
Teresa.
Tanto
può fare l'esempio!
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Era pur sempre un Cardinale. Ma lì
dentro, in quel tunnel della ferrovia dove Fr. Ettore aveva ricoverate
centinaia di persone senza dimora, non si poteva eccellere.
"Eminenza, mi dia una
mano" disse al Cardinale. E incominciò a scodellare il pranzo per tutti
gli assistiti.
Il Cardinale non seppe dire di no.
Prese il piatto, un secondo, un terzo... e altri ancora, così fino all'ultimo.
Di ritorno in Arcivescovado, si
sentì davvero "padre" di tutti.
FONTE:
Titolo: Sulle orme di Madre Teresa; Autore: P. Rino Meneghello
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