Si sente il bisogno di
svelare quali siano le centrali di potere ideologico-culturale che irradiano e
suggeriscono, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, opinioni, valori e
comportamenti.
Si teme il potere di suggestione o di
persuasione occulta che attraverso questi mezzi può essere esercitato.
Si avverte che il lavoro dell'uomo,
orientato tradizionalmente a produrre per consumare, nelle maglie della
pianificazione industriale ha mutato il suo servizio: oggi si spinge si
convince pubblicitariamente a consumare per poter incrementare la produzione.
Contemporaneamente le nuove ideologie, che avevano destato speranze
palingenetiche, mostrano l'incapacità a comprendere globalmente l'evoluzione di
oggi e ad orientarla.
In
questo contesto si capisce come l'esigenza di conoscere meglio l'aggrovigliata
matassa in cui si è avvolti, sia frutto anzitutto di un impulso a difendere la
propria sopravvivenza ed i propri spazi di libertà e autonomia. Ma lo
sforzo di capire più a fondo l'intreccio di relazioni e di valori in cui si
muove l'uomo d'oggi, è (e deve essere) anche frutto di una meditata volontà di
farsi consapevolmente contemporanei al proprio tempo, per conoscere veramente
l'uomo nei nuovi tratti che lo caratterizzano e per portare un contributo di
indirizzo della sua vita.
E'
noto che la società - sia come reticolo di relazioni umane sia come tessuto di
opinioni, valori, norme di comportamento, comportamenti - ha subìto e subisce
tuttora profonde trasformazioni.
Il tipo di società che si va dissolvendo
era costituito da strutture umane relativamente semplici, articolate in pochi
ampi gruppi (famiglia estesa o patriarcale, comune, parrocchia, nazione ...),
monoliticamente definiti e svolgenti una pluralità di funzioni a beneficio dei
membri.
L'introduzione di alcuni eventi
innovatori di portata rivoluzionaria (esplosione demografica,
industrializzazione e urbanesimo, istruzione per tutti), ha costituito
l'epicentro di una violenta serie di ondate evolutive.
Se risulta chiaramente questa progressiva
moltiplicazione e specializzazione di gruppi, si avverte con altrettanta
chiarezza il consolidarsi di una nuova e prima impensabile forma di
comunicazione sociale: la comunicazione
di massa. Sopratutto nei vasti agglomerati urbani i rapporti tra persona e
persona (face-to-face) si sono rivelati del tutto insufficienti a consentire
una vera partecipazione alla vita sociale. I
mezzi di comunicazione di massa (stampa, cinema, radio, televisione) si sono
perciò incaricati, sostituendo molti rapporti personali diretti, di diffondere
informazioni, opinioni, valori, comportamenti. Si costituisce così una
<< cultura >> sociale fortemente standardizzata, soggetta alle
manipolazioni dei gruppi ideologico-politici che la formano, collegati a loro
volta anche in Italia, con centrali di potere economico, politico, ideologico.
La
descrizione socio-culturale di queste centrali e di questi gruppi, si rivela
ancora una volta come una chiave di compressione del fenomeno nuovo della
cultura di massa (che il Morin ritiene un prodotto industriale, non
diversamente da Bednarik, Dichter, Pachard, Riesman, Zolla, ed altri).
FONTE:
Titolo: I piccoli gruppi; Autore: Albert Meister: Editore: a.v.e monima
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